Casa Testori torna al Meeting di Rimini con una mostra davvero straordinaria. Dopo l’esperienza più “didattica” di due anni fa, con “Tenere vivo il fuoco”, che voleva essere un’introduzione all’arte contemporanea, questa volta abbiamo alzato il tiro proponendo una mostra “di” arte contemporanea.
Che cosa significa? Che abbiamo chiesto a otto artisti viventi, riconosciuti a livello internazionale, di portare a Rimini una loro opera che potesse mostrare il loro modo di “riguadagnare” la tradizione artistica che li ha preceduti. Abbiamo intitolato questa mostra “Il passaggio di Enea. Artisti di oggi a tu per tu con il passato”. L’immagine dell’eroe virgiliano, che fugge da Troia in fiamme portato sulle spalle il padre Anchise, presa a prestito da un verso di Giorgio Caproni, ci è parsa quanto mai potente per descrivere la situazione di chi, oggi, è chiamato a creare e comunicare con l’arte. Anche gli artisti di oggi hanno dietro di sé un mondo ormai finito eppure, facendosi carico del tesoro del passato, si dirigono, camminando con le loro gambe, verso un futuro incerto, con l’ambizione di partecipare alla fondazione di una nuova civiltà. Nel campo dell’arte è evidente, da sempre ma oggi in modo ancora più accentuato, quanto il rapporto con il passato sia necessariamente una fedeltà discontinua: per procedere occorre voltare le spalle a ciò che è stato.
All’inizio di questo progetto, domandatoci dai responsabili del Meeting, nemmeno noi (chi scrive e gli altri curatori della mostra, Davide Dall’Ombra, Giuseppe Frangi e Francesca Radaelli), ci saremmo aspettati di riuscire a mettere insieme un gruppo di nomi così di rilievo. Wim Wenders, ad esempio, il regista tedesco vincitore dei Festival di Cannes con “Il cielo sopra Berlino” e riconosciuto come uno dei maestri del cinema mondiale (sta lavorando, tra l’altro, a un documentario su papa Francesco), sarà presente con l’esempio più alto della sua ricerca di fotografo: cinque immagini monumentali di Ground Zero (quattro metri per due) scattate il 9 novembre 2001 e donate alla collezione permanente di Villa Panza a Varese.
L’altro cavallo di razza presente in mostra sarà Emilio Isgrò, grande intellettuale e protagonista dell’arte concettuale italiana già dagli anni Sessanta. Ne avrete letto sui giornali di recente per la disputa avuta con Roger Waters, ex frontman dei Pink Floyd, per via della copertina dell’ultimo disco di quest’ultimo. Isgrò è diventato celebre per le sue “cancellature” e a Rimini sarà presente il suo “I Promessi sposi cancellati per venticinque lettori e dieci appestati”, già esposto a Casa Manzoni nel 2017. È il suo paradossale, come l’ha definito lui stesso, “atto d’amore verso Alessandro Manzoni”.
Alberto Garutti, tra gli artisti italiani più apprezzati all’estero, porterà invece “Madonna”, un’opera che ci raccontò già al Meeting del 2015 quando con entusiasmo venne a presentare “Tenere vivo il fuoco”. Un’opera affascinante che, come ci ha abituato l’artista milanese, unisce semplicità alla profondità del pensiero e dei sentimenti.
L’opera più monumentale presente in mostra è quella di Gianni Dessì, artista con una densa esperienza che parte dal teatro d’avanguardia degli anni Settanta. È alta sei metri e si intitola “Qui, ora”. Si tratta di una gigantesca mano bianca, realizzata in fibra d’agave, che regge una casa-lanterna porgendola per illuminare il cammino. Ci è sembrata una metafora che sintetizza il tutto il percorso della mostra.
Giovanni Frangi è pittore di straordinaria vitalità, sempre capace di reinventarsi, come dimostrano i risultati dei suoi trent’anni di carriera. Frangi porta in fiera un ciclo di quadri della sua ultima produzione: sette paesaggi psichedelici che sembrano dipinti dopo aver visto l’ultima scena di “2001: odissea nello spazio” di Stanley Kubrick.
Adrian Paci verrà a Rimini domenica 20 all’incontro di presentazione della mostra (ci sarà anche Cristiana Collu, la direttrice della Galleria Nazionale di arte moderna e contemporanea di Roma e Miro Fiordi, presidente del Credito Valtellinese). Arriverà direttamente dalla sua Scutari, in Albania. La sua è una delle voci più raffinate nel panorama contemporaneo, che ha conquistato la critica internazionale ed è rappresentato in diversi musei del mondo. Di lui presenteremo la “Via Crucis” realizzata per la chiesa di San Bartolomeo a Milano (città in cui Paci insegna alla Naba).
Più giovani e irrequieti sono il bergamasco Andrea Mastrovito (non sarà al Meeting perché impegnato nelle première newyorkese del suo film d’animazione “Nysferatu”, per il quale ha realizzato a mano, coni suoi assistenti, 30mila disegni) e la tedesca Julia Krahn. L’opera di Julia, “Mutter und Tochter” (madre e figlia), vi conquisterà.
Tutti loro si sono sentiti molto coinvolti in questo progetto. È una delle scommesse vinte di questo progetto. Basti l’esempio di Gianni Dessì che, venuto in fiera a istallare la sua opera, ha detto di essere “Molto contento di partecipare a questa avventura”. Incuriosito dal Meeting, ha detto che tornerà in settimana.
A fare da “padrini” della mostra sono due grandissimi del Novecento: Andy Warhol e Michelangelo Antonioni, dei quali quest’anno ricorrono, rispettivamente, il trentennale e il decennale della morte. Del “Pope of Pop” presenteremo una delle ultime opere che rende omaggio al Cenacolo di Leonardo, prestito della collezione del Credito Valtellinese. A Michelangelo è dedicato l’ultimo cortometraggio firmato, a mo’ di testamento, dal regista di “Blow up”: difficilmente dimenticherete la sua mano tremante che accarezza il marmo bianco del Mosè di San Pietro in Vicoli.
Il filo rosso che unisce tutti questi artisti è il loro rapporto non problematico con il passato. Quella “fedeltà discontinua” con la tradizione in loro si esprime, di volta in volta, come gesto di affetto verso chi li ha preceduti. Un affetto né scontato né acritico. Che ci accompagna dentro le trame e significati del presente.
–
Alla mostra allestita da Casa Testori è dedicato oggi l’incontro “Il passaggio di Enea. L’artista porta sulle spalle i suoi padri”, ore 19, sala Illumia C3 del Meeting di Rimini