La lista dei grandi scrittori che non hanno mai vinto il premio Nobel per la letteratura è grande e tra i nomi eccellenti spicca anche quello di Jorge Luis Borges. Lo stesso scrittore argentino faticava a comprendere le ragioni per le quali non ha mai ricevuto questo riconoscimento, ma ha sempre affrontato l’argomento con incredibile leggerezza. «Il non essere premiato costituisce un vero e proprio mito scandinavo: l’autore che non è mai stato premiato. E io preferirei essere un mito». Nel giorno in cui si celebra la sua nascita, resta ancora vivo il dibattito sul rifiuto dell’Accademia svedese di consegnarli il premio. La bellezza della sua poesia, la straordinarietà della sua prosa, la padronanza dei versi e la fervida immaginazione hanno permesso alle sue opere di segnare la letteratura in maniera indelebile. Da qui la nascita di una controversia che è ancora aperta. C’è chi sostiene che sia esploso in una fase nella quale gli scrittori sudamericani non avevano ancora acquisito notorietà internazionale, quindi non aveva il “peso” sufficiente per influenzare le opinioni degli accademici europei. Altri invece ritengono che i suoi lavori gli valsero l’ostilità di alcune figure influenti, come Artur Lundkvist, che divenne segretario permanente dell’Accademia svedese.



LA STORIA (E LE RAGIONI) DEL NOBEL NEGATO

C’è stato un tempo in cui Lundkvist era considerato un ammiratore delle poesie di Jorge Luis Borges, ma i commenti critici sulle sue poesie lo spinsero a cambiare opinione sullo scrittore argentino. Durante una cena a Stoccolma, nel 1964, criticò con ironia Lundkvist e cominciò a prenderlo in giro: quell’imbarazzante siparietto non è mai stato dimenticato dall’autore svedese. Tre anni dopo venne presa in considerazione la possibilità di premiare Borges a pari merito con il guatemalteco Miguel Angel Asturias, visto che entrambi condividevano il merito di aver rinnovato la letteratura latinoamericana, ma il premio fu assegnato solo ad Asturias. Quella cena di tre anni prima avrà avuto un peso sulla scelta?



In realtà si può parlare di un concorso di eventi che portò all’esclusione di Jorge Luis Borges, che non era un personaggio politicamente corretto. I suoi discorsi di ispirazione machiavelliana, nei quali sosteneva la necessità di uno Stato forte e in grado di prendere decisioni anche violente per mantenersi saldo, insieme agli elogi al dittatore Jorge Rafael Videla, destarono l’indignata reazione degli accademici svedesi. Nel 1979 fu poi chiaro che Borges non avrebbe mai vinto il premio Nobel: a porre fine alle sue speranze proprio Lundkvist con un’intervista al quotidiano Svenska Dagbladet. Si oppose moralmente alla dittatura quando cominciò a ricevere le madri di Plaza de Mayo che gli raccontavano la sorte dei loro figli scomparsi. Proprio ai desapareciso dedicò un racconto della sua ultima raccolta, Los conjurados.

Leggi anche

Silvio Garattini compie 96 anni: “La ricetta? 5km di camminate e pasti mirati”/ “Spendiamo troppo in farmaci"