65 anni, americano, dal 2015 Guy Consolomagno è il direttore della cosiddetta Specola Vaticana, l’osservatorio astronomico della Santa Sede, che da sempre è affidato ai gesuiti (dunque non è stato il papa gesuita a nominarlo tale, prima che si dica ancora una volta che Francesco piazza i “suoi uomini” ovunque). Autore di numerosi libri che trattano del rapporto tra fede e scienza tra cui God’ s Mechanics: come gli scienziati e gli ingegneri ci trasmettono il senso della religione (Jossey-Bass, 2007) e de L’ infinitamente grande. L’ Astronomia e il Vaticano (De Agostini, 2008). Il suo ultimo lavoro però ha suscitato qualche imbarazzo e numerose domande sin dal titolo: “Battezzereste un alieno?”. Secondo i tradizionalisti più ortodossi infatti non può esistere altra vita all’infuori di quella del nostro pianeta, perché sarebbe contrario al piano di Dio. Lui però non si scandalizza del quesito che affascina l’uomo sin dalla notte dei tempi: “Io credo nella possibilità che vi sia abbastanza vita da pensare che valga la pena di mettere in campo lo sforzo per cercarne le prove. Tutta la scienza comincia proprio con questa forma di “fede””.



Lo scienziato americano, come dimostra in una intervista pubblicata da La Repubblica, ha un gran senso dell’umorismo: ” In realtà, sospetto che se anche scopriamo l’ esistenza di altre intelligenze, sarà molto difficile, se non impossibile, comunicare con loro. Tutto sommato, talvolta troviamo molto difficile comunicare persino con membri della nostra stessa famiglia”. Consolomagno è cristiano e scienziato e ha le idee chiare di molte fandonie create ad arte per screditare la Chiesa sull’argomento, che fede e scienza siano cioè siano incompatibili: “Tutti quelli che vogliono un esempio della Chiesa in lite con la scienza citano sempre il caso di Galileo: in buona parte perché è l’ unico esempio che effettivamente venga in mente. Ma se si guarda con attenzione alla storia di Galileo, si scoprirà che il suo processo, che è stato certamente ingiusto, aveva più a che vedere con la politica locale che non con la fede e con la scienza”. Il caso Giordano Bruno, invece, dice che non aveva niente a che fare con la scienza: “Questi casi furono tirati fuori alla fine del Diciannovesimo secolo dai governi italiani anticlericali come parte di un tentativo sistematico di screditare la Chiesa nello stesso tempo in cui il più noto astronomo in Italia, Angelo Secchi, era un sacerdote gesuita”.



Tornando al suo nuovo libro, l’astronomo spiega che definire “alieni” forme di vita oltre la nostra è già un punto di vista sbagliato: “È una domanda che ci fa capire con maggiore profondità cosa significa l’ essere battezzati, e cosa significa essere una creatura in questo universo. Se un alieno ha la stessa capacità di essere un’ identità consapevole di sé, e consapevole di Dio, e libero di scegliere tra amore e odio, cosa lo rende diverso da noi? Perché dovremmo chiamarlo alieno?”. Risposta che fa pensare: perché dobbiamo chiamare extracomunitari quei profughi che arrivano in Europa?

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