È difficile fare una recensione di un giallo, dicendo qualcosa di sensato senza tradire la soluzione del caso. Questo vale anche per la nuova indagine del commissario Romeo di Alver Metalli, che porta il titolo di Isidora (Edizioni di Pagina, 2016). Ad un certo punto chi racconta la storia si chiede: “Ma in che pensieri si stava perdendo (il commissario)? Eppure la strana coincidenza tra il suo incontro con la donna di El Fayum e la passione segreta di un prete assassinato a San Pietro gli fece accapponare per un attimo la pelle”. Il commissario Romeo ha visto nel reparto egiziano del British Museum di Londra un ritratto, quello della Gioconda antica, con un sorriso malinconico, di una donna che scopre chiamarsi Isidora. Prova per lei una “assurda intimità”, di cui si vergogna, ma di fatto “per quella donna provava un sentimento simile all’innamoramento”. Per questa stessa donna e per il metodo pittorico con cui è stata disegnata ha un particolare interesse un sacerdote filippino che viene ucciso nel confessionale in San Pietro. Il giallo di Metalli irradia un’atmosfera drammatica (per l’appunto un sacerdote filippino ucciso in confessionale, un papa cinese, ecc.), ma non morbosamente apocalittica.



Il suo linguaggio sempre preciso, che sia medico o giornalistico, rivela un amore sincero per la terra, come dono d’amore di un Padre. 

Nella filosofia del giallo tutto è integrato nella “Catholica” rispettando la libertà, in primis la figura del commissario, che non è credente, ma certo attento al mistero del volto che viene rivelato e celato nella figura di Isidora. 



Dapprima il commissario, invitato dal papa cinese Matteo I (che si sta preparando per un viaggio nella sua patria) a seguire il caso dell’omicidio del sacerdote filippino, cerca gli autori dell’assassinio seguendo una pista internazionale. Insomma cerca la causa del male nel mondo. Il giallo invece rivelerà che ciò che c’è da confessare non è il male del mondo, ma il male della Chiesa, incarnata nella figura del defunto cardinale ed arcivescovo di Manila, Aquino. Il motivo ultimo di questo male nasce dal connubio tra la Chiesa e il potere mondano. “Una sorta di ‘caso Moro’ ad altre latitudini”, commenta Romeo. 



Nella figura del giornalista Luigi Tunelli non è difficile riconoscere lo specialista de La Stampa su questioni della Chiesa in Cina, Gianni Valente. E nella scelta di nomi dei vari professori e specialisti che si incontrano nel giallo non è difficile riconoscere tante delle persone conosciute nel mondo cattolico italiano odierno. Nei ringraziamenti si legge che l’autore deve molto anche all’aiuto nella stesura del giallo a Lucio Brunelli, “che più che avervi assistito ha preso parte attivamente alla ideazione e scrittura del romanzo al punto che sarebbe stato più giusto firmarlo a due mani”. 

Un giallo che scorre veloce, quello di Metalli, e che come quelli di Agatha Christi ha una valenza anche “filosofica”, con tratti che hanno l’ampiezza del mondo stesso e del senso del vivere in esso. Con considerazioni sulla bellezza — il volto di Isidora ricorda la nostalgia leopardiana “di quella Beltà di cui ogni umana bellezza che il commissario aveva assaporato era solo un’allusione dolorosa” — e sul tempo, sull’eterno presente del volto di Isidora: “nei suoi occhi vi è uno straordinario pudore, una straordinaria discrezione, fissati in un ‘adesso’ che dura da duemila anni”. 

Verso la fine del romanzo ritorna il tema del tempo, quando in una notte di temporale Isidora “lo guardava dal suo presente perpetuo, eternamente in bilico sulla soglia del tempo”. E la soluzione stessa del caso si rivela al commissario calabrese in quello stato in bilico tra i tempi che è il sogno, quasi che il senso del mondo (e non solo del caso) si riveli solo a chi è capace di “un’immersione in profondità”.