Luigi Pirandello era un fascista convinto e idolatrava la figura imponente di Benito Mussolini. E’ questo quello che emerge da una sua intervista del 1927 apparsa sul quotidiano fascista ‘L’impero’, a firma del giornalista Umberto Gentili. L’autore di capolavori immortali come ‘Il fu Mattia Pascal’, ‘Uno, nessuno e centomila’ o l’opera teatrale ‘Sei personaggi in cerca d’autore’ era un pieno sostenitore della dittatura mussoliniana e il suo ‘ardore’ per la causa risulta piuttosto evidente dalle sue parole. L’intervista originale è tornata alla ribalta grazie al professor Piero Mieli, che ha deciso di riportarla sul giornale ‘La Sicilia’. Immediatamente la notizia ha avuto il risalto che meritava perché lascia emergere un particolare sulla vita di Luigi Pirandello che ben pochi conoscevano. Le convinzioni politiche del celebre romanziere e autore di teatro siciliano non sono mai state nascoste ma, piuttosto, oscurate dalle sue (sicuramente più rilevanti) teorie letterarie. Proprio per questo, ascoltare le sue parole da questa intervista del 1927, può risultare assai utile per comprenderne al meglio la sua personalità.



‘MUSSOLINI NON TROVA PARAGONE NELLA STORA’

L’intervista di Umberto Gentili al quotidiano fascista ‘L’Impero’, venne redatta durante le prove di uno spettacolo teatrale pirandelliano, ‘Diana e la Tuda’, andato in scena a Roma al Teatro Argentina. Ed è qui che Luigi Pirandello manifestò il suo grande appoggio e sostegno al ‘condottiero’ dell’Italia di allora, quel Benito Mussolini che avrebbe trascinato il nostro tricolore in una disfatta completa nella seconda guerra mondiale. L’autore di novelle celebri come ‘Rosso Malpelo’ dichiarò senza mezzi termini che il Duce ‘non trovava paragoni nella storia’, idolatrando una figura che era, all’epoca, al massimo vertice di popolarità. L’ammirazione, sincera o interessata, di Pirandello, non si limitava solo a Mussolini, ma anche all’operato del regime fascista, dato che secondo lui esisteva un ‘fervore di opere senza precedenti’, in campo artistico e non. Insomma, un vero e proprio fanatico delle camicie nere che lungo tutto l’arco della sua vita non ha mai nascosto di ammirare dal profondo del cuore quegli ideali. D’altro canto, ricordiamoci anche che l’intervista veniva svolta su un quotidiano fascista e pertanto, assolutamente di parte.



‘UN FANATICO MILITANTE’ A DETTA DEL PROFESSOR MIELI

Il professor Piero Mieli è lo studioso che ha avuto il merito di riesumare questa intervista avvenuta nel 1927 per poi riproporla ai giorni nostri nel giornale ‘La Sicilia’. Lo stesso professore non ha usato mezzi termini nel definire l’autore del ‘Fu Mattia Pascal’ come un ‘fanatico miltante’, dalla inquietante ‘grinta squadrista’. La figura di Pirandello viene così tratteggiata dal Mieli anche se, va detto, le simpatie fasciste del noto romanziere erano note fin dalla prima ora. Non scopriamo certo adesso che Pirandello aderì al fascismo, anzi: forse è il doverlo constatare in questo modo così netto e crudo che stupisce e che ci lascia (forse) più stupiti di quanto vorremmo. Sentire il noto scrittore siciliano dire che ‘se si vuole fare qualcosa, bisogna epurare’ può far storcere il naso, ma bisogna anche contestualizzare il tutto al periodo di regime dittatoriale e di sostanziale non-libertà di parola. Fascista per convinzione o di maniera, Pirandello rimane uno degli autori più prolifici e geniali della nostra storia, capace di scrivere pagine memorabili di letteratura. Che piaccia oppure no.

Leggi anche

SCENARIO GERMANIA/ Perché c’è un “ex” Paese che vota fuori dagli schemi?