Pontificato breve quello di papa Luciani che fu concesso alla Chiesa e al mondo per soli 33 giorni, prima della sua inattesa morte. Eppure “provvidenziale”, come ebbe a definirlo don Luigi Giussani, cui fu cara una sua “mirabile fase”. Questa: “Il vero dramma della Chiesa che ama definirsi moderna è il tentativo di correggere lo stupore dell’evento di Cristo con delle regole”.
Già, le regole. Quelle che ingabbiano l’avvenimento cristiano in schemi, siano della destra conservatrice o siano della sinistra progressista. Annoiano. Mentre solo l’avvenimento cristiano proprio perché non immaginabile dall’uomo essendo opera di Dio, può destare stupore. Come destò stupore quel Pontificato. Non tanto per il cliché, pur simpatico, del “Papa del sorriso”. Né perché inatteso pontefice, secondo un altro fallace cliché: in realtà la sua designazione era più che immaginabile (da quando, era il ’72, Paolo VI si sfilò la stola per metterla al collo dell’allora Patriarca di Venezia presso il quale si era recato in visita). Se quel Pontificato destò stupore fu invece perché apparve a tutti come rispondente alle attese della Chiesa. “Erano tutti contentissimi”, ebbe infatti a dichiarare il cardinal Bernardin Gantin, illustre decano del sacro collegio, riguardo a quella felice scelta. Felice perché in un mondo non più cristiano non ha provato a inventarsi niente, cosa che avrebbe solo alimentato la confusione. Si è semplicemente limitato a riproporre il cristianesimo nella sua povera essenzialità (e con modalità altrettanto essenziali). Sul punto basta vedere le udienze generali del mercoledì, che conservò dal suo predecessore e utilizzò come occasione di catechismo. Temi essenziali, appunto: la prima sull’umiltà, le altre sulla Fede, sulla Speranza e sulla Carità. Ne accenniamo di seguito, riportando alcune frasi di queste catechesi.
Udienza del 6 settembre: “Mi limito a raccomandare una virtù, tanto cara al Signore; ha detto: imparate da me che sono mite e umile di cuore. Io rischio di dire uno sproposito, ma lo dico: il Signore tanto ama l’umiltà che, a volte, permette dei peccati gravi. Perché? Perché quelli che li hanno commessi, questi peccati, dopo, pentiti, restino umili. Non vien voglia di credersi dei mezzi santi, dei mezzi angeli, quando si sa di aver commesso delle mancanze gravi. Il Signore ha tanto raccomandato: siate umili. Anche se avete fatto delle grandi cose, dite: siamo servi inutili. Invece la tendenza, in noi tutti, è piuttosto a contrario: mettersi in mostra. Bassi, bassi: è la virtù cristiana che riguarda noi stessi”.
Udienza del 13 settembre, dedicata alla fede: “La Chiesa cattolica ha del sapone straordinario: Vangelo, sacramenti, preghiera. Il Vangelo letto e vissuto; i sacramenti celebrati nella dovuta maniera; la preghiera ben usata sarebbero un sapone meraviglioso capace di fare tutti santi, perché non abbiamo adoperato abbastanza questo sapone”.
Udienza del 20 settembre, dedicata alla speranza; al termine, Luciani recita l’Atto di speranza: “Mio Dio, spero dalla bontà vostra… la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere, che io debbo e voglio fare. Mio Dio, che io non resti confuso in eterno”.
Udienza del 27 settembre, dedicata alla carità: “‘Mio Dio, amo con tutto il cuore sopra ogni cosa Voi, bene infinito e nostra eterna felicità, e per amor Vostro amo il prossimo mio come me stesso e perdono le offese ricevute. O Signore, ch’io Vi ami sempre più’. E’ una preghiera notissima intarsiata di frasi bibliche. Me l’ha insegnata la mamma. La recito anche adesso e cerco di spiegarvela, parola per parola, come farebbe un catechista di parrocchia”. Più che interessante, un altro cenno di questa catechesi, che indica la dinamica propria del cristianesimo: “L’amore a Dio è anche viaggio misterioso: io non parto cioè, se Dio non prende prima l”iniziativa. ‘Nessuno – ha detto Gesù – può venire a me, se non lo attira il Padre’. Si chiedeva S. Agostino: ma allora, la libertà umana? Dio, però, che ha voluto e costruito questa libertà, sa Lui come rispettarla, pur portando i cuori al punto da Lui inteso”.
Come si vede, un pontificato semplice, forse anche banale per quanti sono abituati ai vaticanismi. Un Pontificato che, in fondo, in 33 giorni aveva detto tutto quel che c’era da dire sul cristianesimo. Così anche se la sua morte resta un mistero doloroso, resta grande la gratitudine per il dono di questo papa, il quale ha indicato una prospettiva che resta di feconda attualità.
(da Il Mattino di Padova)