Inevitabilmente, il nome di Sergei Eisenstein non può non essere collegato a uno degli eventi più importanti della storia contemporanea, vale a dire la Rivoluzione d’Ottobre del 1917, avvenuta quando il regista era ancora 19enne e del cui spirito sono permeati alcuni dei suoi capolavori: se nel 2018 si celebra il 120esimo anniversario della sua nascita, lo scorso anno cadeva invece il centario di quello storico rivolgimento e, tra le varie iniziative che si sono svolte fino a poche settimane fa, ve ne sono state alcune che hanno ricordato la Rivoluzione attraverso l’arte del regista originario di Riga, nell’attuale Lettonia. Su tutte, la mostra ospitata a Firenze nella sempre suggestiva cornice della Galleria degli Uffizi e intitolata “Eisenstein, la Rivoluzione delle immagini”: curata da Marzia Faietti, Eike Schmidt e Pierluca Nardoni, l’iniziativa si era prefissa come scopo quella di ripecorrere la carriera di Eisenstein attraverso l’esposizione di 72 disegni che richiamano al talento come disegnatore del padre del “montaggio delle attrazioni”: infatti, in questi lavori si ritrova anche parte della sua visione estetica in campo cinametografico e contribuiscono a dare la sua visione di quel periodo di fermneti rivoluzionari che lasciarono col fiato sospeso il mondo. Ma non solo tavole e disegni che sottolineano l’apprezzamento di Eisenstein per l’arte italiana del Rinascimento: in mostra ci sono stati anche brevi spezzoni di film e scene tratte da alcune delle sue opere più note e che, sulla falsariga dei disegni, restituiscono il senso profondo di cosa era il montaggio, e quindi la vita stessa, per il maestro sovietico. (agg. di R. G. Flore)



IL SUO “MONTAGGIO DELLE ATTRAZIONI”

Google celebra oggi Sergei Eisenstein, regista che portò le idee sul montaggio al massimo sviluppo. Nel 1923 formulò la teoria delle attrazioni che poi adattò al cinema. L’obiettivo era scuotere lo spettatore, sollevarlo dal torpore, suscitare emozioni e nuove associazioni di idee. Il risultato era un clima di caos, come in Sciopero. Tutto è disordinato e incompleto nel montaggio delle attrazioni: tocca allo spettatore ricomporre il senso della storia e dei personaggi. Questa è la teoria degli stimoli, secondo cui bisogna stimolare l’immaginazione dello spettatore. Inoltre, Sergei Eisenstein era contrario alla linearità temporale, per questo arrivò a invertire l’ordine delle sequenze, generando così un’ansia e una paura maggiore rispetto ad una scena montata secondo l’ordine canonico. Per scioccare lo spettatore arrivò anche ad elaborare la teoria del cine-pugno: primi piani improvvisi e ravvicinati, espressioni violente e azioni serrate lo colpivano. Queste teorie furono sperimentate nel capolavoro “La corazzata Potemkin”, in particolare nella scena della scalinata di Odessa, quando i soldati arrivano improvvisamente sparando sulla folla. Una scena straordinaria e violenta. (agg. di Silvana Palazzo)



L’AMICIZIA CON CHARLIE CHAPLIN E LA “PAURA” DI WALT DISNEY

Lo scrittore Peter Noble ha raccontato che quando Sergei Eisenstein si recò a Hollywood e gli venne domandato che cosa ammirasse di più del cinema americano, rispose: “Chaplin, Stroheim e Walt Disney”. Il regista russo e Charlie Chaplin diventarono buoni amici: “La realtà è come il serio clown bianco. Sembra serio e logico. Circospetto e prudente. Ma in ultima analisi è la realtà che guarda il pazzo, l’oggetto della derisione. Il suo compagno, Chaplin, innocente e infantile, emerge. Ride con noncuranza senza nemmeno accorgersi che la sua risata uccide la realtà”, scrisse Sergei nel 1943 come riporta Ronald Bergan nel suo libro “Sergei Eisenstein: A Life In Conflict”. Anche Chaplin nella sua autobiografia ha ricordato il produttore russo: “Discutendo con lui sul comunismo, un giorno, gli chiesi se pensava che il proletariato istruito fosse pari, mentalmente, all’aristocratico forte della tradizione culturale delle generazioni che lo avevano preceduto. Credo che rimase sorpreso della mia ignoranza. Eisenstein, che proveniva da una famiglia di tecnici appartenente alla borghesia russa, disse: Date loro la possibilità di istruirsi e la fertilità cerebrale delle masse sarà come un nuovo, ricchissimo humus”, si legge in “La mia autobiografia”. (agg. Elisa Porcelluzzi)



LE DIVERGENZE CON IL REGIME

C’è chi lo definisce un genio del cinema sovietico e pioniere di una vera e propria rivoluzione messa in atto negli anni Venti, ma Sergei Eisenstein nel corso della sua carriera è andato incontro anche ad alcuni sonori insuccessi. Come ricorda Wired, nel celebrare oggi il 120esimo anniversario del regista, non tutte le sue pellicole furono esaltate dal regime ma anzi in patria Eisenstein subì spesso alcune importanti battute di arresto e molti suoi film alla fine andarono letteralmente distrutti. Dopo i successi iniziali nel 1930 fu chiamato a Hollywood per dirigere una pellicola ma a causa di alcune divergenze alla fine il progetto saltò del tutto. Successivamente fu chiamato a dirigere in Messico il film “Que viva Mexico!” ma in quell’occasione fu costretto da Stalin a fare ritorno in Russia. Il montaggio fu così interrotto ma Sergei sperava comunque di poter proseguire a Mosca il lavoro lasciato a metà. La produzione aveva assicurato l’invio del materiale delle riprese ma le promesse iniziali furono poi disattese e la pellicola fu poi montata senza il suo intervento e proiettata nel 1993 a New York. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

IL FILM “LO SCIOPERO!”, RIVOLUZIONE DEL CINEMA MODERNO

Con “Sciopero!” il grande regista russo ebbe l’intenzione di cominciare una sorta di trilogia storica che raccontasse da vicino la rivoluzione bolscevica del 1917: il film è del 1925, quindi ancora in pieno sviluppo dei Soviet contro il potere secolare degli Zar che era già stato rovesciato e stava per portare la Russia alle soglie della Seconda Guerra Mondiale. Ebbene, con questo film Eisenstein si impegnò con il regime – con il quale i rapporti però non sono mai del tutto sbocciati, né con Lenin né poi con Stalin, forse per il suo forte anticonformismo – nel mostrare «il processo della Rivoluzione in Russia, a partire dalla prima Rivoluzione del Febbraio 1917, che aveva consentito la rimozione della censura per i lungometraggi, fino alla Rivoluzione di Ottobre con la presa del Palazzo d’Inverno, che vede quindi la destituzione della Duma e la definitiva ascesa al potere del Partito Bolscevico guidato da Lenin e Lev Trockij», sottolinea Frammenti Rivista. Il grande visionario voleva raccontare da vicino la presa di coscienza di una classe, quella operaia, finalmente volta a cambiare lo status quo della società arcaica russa. Un processo rivoluzionario raccontato con un’altra rivoluzione, quella dell’immagine: Eisenstein vuole colpire lo spettatore, quasi sedurlo, con immagini che rimangono nella mente e veicolano un messaggio ben specifico. Con “Sciopero!” il regista nato 120 anni fa ebbe modo di sottolineare il movimento della massa: «attraverso la sovrapposizione di corpi e visi di uomini e donne fra di loro quasi intercambiabili proprio perché la loro identità si manifesta nella capacità di organizzare e coordinare le forze della collettività», riflette Frammenti nel suo focus sul grande personaggio del cinema mondiale. (agg. di Niccolò Magnani)

LA RIVOLUZIONE NEL MONTAGGIO

Esattamente 120 anni fa nasceva Sergei Eisenstein, uno dei maggiori registi, sceneggiatori ma anche scrittori russi e che nel corso della sua carriera portò numerose opere rivoluzionarie, da Sciopero! alla celebre Corazzata Potëmkin di fantozziana memoria, passando per Ottobre. Definiti veri e propri capolavori della prima parte del Novecento, sono citati infatti in tutti i manuali di storia del cinema proprio per via dell’alto livello di innovazione che contemplavano, soprattutto dal punto di vista del montaggio e delle inquadrature. Eisenstein però ebbe un ruolo molto importante anche come teorico del cinema e anche i suoi saggi sono oggi ancora molto citati ed oggetto di studio. Nato a Riga nel 1898 da padre di origini tedesche e madre di origine svedese, Sergei visse in una famiglia benestante. Iniziati gli studi in Architettura e ingegneria, ben presto li abbandonò per unirsi nel 1918 all’Armata Rossa e alla rivoluzione bolscevica, durante la quale si occupò della propaganda del regime con grande impegno, al punto da ricevere copiosi complimenti ed essere trasferito a Minsk, nell’attuale Biolorussia. Fu qui che approfondì le sue conoscenze in ambito artistico, fino al suo trasferimento a Mosca, dove lavorò per il Proletkult e iniziò a compiere i primi cortometraggi e lungometraggi, occupandosi al tempo stesso non solo dell’aspetto pratico ma anche teorico legato all’applicazione dell’arte al contesto sovietico e socialista negli anni Venti. (Aggiornamento di Emanuela Longo)

AUTORE DELLA CORAZZATA POTËMKIN

Sergei Eisenstein è un nome che dice poco, forse, ai giovani di oggi. Di certo chi ha più o meno 40 anni lo conosce, almeno, di una conoscenza pop, tramandata da una delle sequenze che ha reso immortale il personaggio del ragionier Ugo Fantozzi. Sergei Eisenstein, infatti, è il regista russo autore di quel capolavoro immortale che è “La corazzata Potëmkin” (diventata Kotiomkin per ragioni di diritti), tanto cara al professor Guidobaldo Maria Riccardelli del film con Paolo Villaggio che lo definiva un genio assoluto. Certo, per un popolo di ragionieri costretto al cinema d’essai proprio durante una fantomatica partita della nazionale italiana, Sergei Eisenstein non poteva fare a meno di diventare “Einstein” (sempre per ragioni legate ai diritti) e uno dei suoi capolavori “una cagata pazzesca”. Eppure, anche se non lo sappiamo, tutti coloro a cui piace il cinema devono molto a Sergei Eisenstein. Ma non solo i cinefili. Un illuminante articolo apparso di recente su The Submarine, scritto da Jacopo Musicco, dimostra che anche i più giovani – se preparati – possono avere di che ringraziare Sergei Eisenstein. Se non sapete fare una Story di Instagram come si deve, infatti, forse non sapete padroneggiare i principi del montaggio cinematografico, che proprio Sergei Eisenstein ha portato a livelli di codifica e pratica cinematografica avanzatissimi. “Per raccontare una storia su Instagram, dunque, la chiave è il montaggio — sarà proprio il montaggio a guidare lo spettatore attraverso la storia e la successione dei suoi pezzi. Sergei Eisenstein, ancora oggi è ricordato come il principale teorico del montaggio cinematografico. Secondo Eisenstein il montaggio non è altro che un’estensione del sensibile, della capacità cioè di rappresentare quello che sperimentiamo con tutte le risorse a disposizione — quindi, come già detto, con immagini, suono, testo e tutto ciò che la tecnologia fornisce. Il montaggio è quindi immaginazione al lavoro. Se all’inizio si diceva che l’utente medio non sa raccontare una storia, possiamo ora ricondurre la questione a una mancanza di immaginazione: non sa sfruttare le risorse a sua disposizione”.

SERGEI EISENSTEIN: CHE PAURA WALT DISNEY!

Certo Sergei Eisenstein rimane pur sempre un cineasta russo, di quando la Russia era un paese in trasformazione, in contrapposizione con il mondo occidentale. Insomma un genio della tecnica, ma anche un rivoluzionario e un cantore di storie che – appunto – lui era in grado di raccontare sfruttando e sublimando le tecniche del ritmo e del montaggio. Eppure aveva una sincera e ammirazione per Walt Disney, icona degli Usa e del mondo occidentale. Per lui emozione e animazione sono strettamente correlate, immaginiamoci poi senza fatica quanto lo fossero per il papà di Topolino. Si incontrarono negli anni trenta, c’è una bella foto in bianco e nero a ricordarlo, dal sapore molto cinematografico, sembra volersi muovere da un momento all’altro. “L’opera del maestro è il più grande contributo americano all’arte”, diceva Eisenstein di Disney. E proseguiva “Talvolta sono spaventato dalla visione dei suoi film. Spaventato dall’assoluta perfezione di quello che fa – scrive Eisenstein – quest’uomo sembra conoscere non solo la magia di tutti i mezzi tecnici, ma anche gli strati, le immagini, le idee, i sentimenti più reconditi della mente umana”. Però, iperboli a parte, Eisenstein era proprio innamorato della pulizia tecnica del buon Walt, e ha paragonato le storie di Disney (soprattutto dal punto di vista tecnico) alle prediche di Francesco D’Assisi e ai dipinti del Beato Angelico. Certo, la forma crea il contenuto, ma in un’epoca fortemente caratterizzata ideologicamente (da ambedue le parti) anche nell’elegia Sergei Eisenstein paga dazio all’ideologia post rivoluzione d’Ottobre: “una meravigliosa ninnananna per i sofferenti e gli sfortunati, gli oppressi e gli sfruttati”. E ora, che ne pensate?