E’ stato forse scoperto un nuovo testo redatto dal sommo poeta Dante Alighieri. Come riportato dai principali organi di informazione online, secondo il docente di Filologia e linguistica italiana all’università di Verona, Paolo Pellegrini, la lettera dell’agosto del 1312, che Cangrande della Scala, signore di Verona, inviò all’imperatore Enrico VII, sarebbe opera proprio di Dante. Al di là della straordinaria eventuale scoperta, che arricchirebbe le prestigiose opere del mito fiorentino, se venisse confermata la paternità della lettera, si scoprirebbe che Alighieri si fermò a Verona molto più a lungo di quanto si pensasse, facendo divenire la città veneta la seconda “dimora” del poeta, dopo appunto Firenze.



“DANTE A VERONA DAL 1312 AL 1320”

«La lettera, che era già stata pubblicata un paio di volte in passato – spiega Pellegrini, come riporta l’agenzia Ansa – proviene da una raccolta di testi, presi come esempio del buon scrivere, che il notaio e maestro di ars dictaminis (ossia l’arte di scrivere lettere) Pietro dei Boattieri aveva incluso in un codice confluito più tardi in un manoscritto oggi conservato alla Biblioteca Nazionale di Firenze». Come detto sopra, se la lettera fosse opera di Dante, si scoprirebbe che lo stesso avrebbe vissuto a Verona per almeno una decina d’anni, fra il 1312 e il 1320: «Cadono in un colpo solo le ipotesi – afferma il docente entusiasta – formulate forse un po’ troppo frettolosamente, che tra 1312 e il 1316 volevano Dante a Pisa o in Lunigiana. Nell’estate del 1312 Dante si trovava già a Verona e se la Monarchia fu scritta a quest’epoca, fu scritta sotto l’occhio vigile di Cangrande»

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