Che cosa vuol dire essere immersi nella nuova realtà digitale? Gli effetti possiamo vederli giorno per giorno. Lo smartphone è diventato un compagno di viaggio indispensabile. Qualche volta serve anche per telefonare, ma ha di fatto sostituito molti altri strumenti che appartengono ormai al passato. Non solo bussola o il navigatore, ma anche il cinema e la biblioteca. Non solo la macchina fotografica e il registratore, ma anche la banca e la posta. Non solo la scatola di scacchi e le carte geografiche, ma anche l’edicola e gli uffici pubblici.



Non solo è cambiato il modo di comunicare, ma sono cambiati i profili di business di numerose attività. È un mondo molto diverso dal più recente passato quello in cui ci troviamo a navigare, un mondo fatto di grandi opportunità, un mondo che sa dare risposte immediate. Ma è anche un mondo pieno di insidie, di tranelli, di spazi aperti alla criminalità. Il rischio più forte, in molti ambiti, è quello di pensare che i nuovi strumenti aiutano a fare in modo nuovo le solite cose.



Ricordate Blockbuster? Una società creata nel 1985 per noleggiare videocassette che è arrivata in soli 15 anni a essere un colosso mondiale con 60mila dipendenti e 8mila in 25 paesi. Nel giro di pochi anni Blockbuster ha visto precipitare il proprio fatturato e nel 2010 ha dichiarato fallimento travolta dalle potenzialità di internet che hanno creato altre e più semplici strade per vedere un film a casa. Questa è una storia nota. Meno noto è che nel 2000 un certo Reed Hastings, dopo aver creato e brevettato il metodo di condivisione dei contenuti video che è poi diventato Netflix, offrì proprio a Blockbuster la possibilità di acquistare la sua azienda. Ma i dirigenti di allora, convinti di cavalcare un business di successo, declinarono l’offerta. E dieci anni dopo sono stati costretti a portare i libri in tribunale, mentre Netflix scalava rapidamente le classifiche e lo scorso anno ha fatturato 11,6 miliardi di dollari con un utile superiore ai 500 milioni.



È una storia raccontata da Beniamino Pagliaro nel libro Attenzione! (Ed. Hoepli, 2018) che inaugura la nuova collana “tracce” dedicata ai grandi cambiamenti nella nostra società. E quello dell’economia digitale costituisce sicuramente la più grande rivoluzione degli ultimi anni. Ma è una rivoluzione che può sfuggire di mano, che può farci ritrovare soli su di un’isola deserta se non riusciamo a coltivare la giusta coscienza critica nell’affrontare i nuovi paradigmi. 

Non si tratta solo di conoscenza tecnologica, anche perché capire i segreti dei microprocessori e degli algoritmi resterà una regno riservato a pochi, ma si tratta soprattutto di distinguere e valorizzare il buono, il bello e l’utile. Le fake news trovano per esempio un terreno fertile nel web perché la verità è molto più complicata di una menzogna a cui basta uno slogan per fare presa sulle persone. Un richiamo all’attenzione quindi appare quindi particolarmente utile.