Monna Lisa entra in scena con una gestualità da giovane snob che sembra non avere molto tempo da perdere. E, mentre si toglie e si cambia gli abiti, si rivolge a Leonardo, lo sollecita a dare qualche segno di sé. Leonardo è convocato lì, la voce di Lisa attraversa la scena e lo chiama guardando dritto negli occhi gli spettatori. Lisa occupa la scena, ma è Leonardo che le dà consistenza, a lui la donna si consegna lentamente, così come l’attrice si consegna al suo pubblico. Come mi vuoi, Leonardo?
La prima scena si consuma dentro la folle girandola di Lisa che, nel quasi spettrale studio leonardesco, tra radiografie appese alle pareti e animali sezionati sotto i tavoli, e una musica tesa a sottolineare una sorta di glaciale, strana compostezza del luogo, chiede al maestro come vuole che appaia in questo quadro che lui sta dipingendo per volere del marito di lei. Ma, dopo il continuo e frenetico balletto intorno agli abiti, in modo quasi impercettibile e lento accade il suo smascheramento e, insieme, avviene lo stesso per Leonardo.
La scena diventa il luogo in cui avviene la verità di Lisa: finite le sue smorfie da nobildonna di corte, compare la sua essenza drammatica e misteriosa, così come avviene anche lo svelamento di quanto è indefinito e imperfetto in Leonardo. Sulla scena accade che la giovane donna che sta per essere dipinta dal maestro, con le sue parole e la sua lenta e inesorabile immersione nella sua verità, dipinge e scolpisce un uomo segreto e contraddittorio.
Il rapporto tra Lisa e Leonardo è di quelli che bruciano in fretta le apparenze: lo sguardo del pittore attraversa l’anima di una donna che non si riconosce nel ruolo che le vorrebbero affidare. La sua progressiva discesa nella consapevolezza di non voler essere semplicemente la ruota di un ingranaggio raffinato come quello delle corti rinascimentali, il suo desiderio di conoscersi davvero e di essere libera, fanno da contraltare e da specchio allo stagliarsi di una figura d’artista, di scienziato, di uomo che vive la dimensione del desiderio irrealizzato, del fallimento e della sconfitta, insieme a quello della fama e del successo.
Lisa e Leonardo sono le due facce di una stessa medaglia, quasi un unico cuore che apparirà in tutta la sua luce e in tutta la sua ombra alla fine di questo lungo, appassionato monologo teatrale.
Adriana Bagnoli è l’autrice del testo originale ed è una Lisa strepitosa: fa vivere il registro quasi scanzonato e irriverente della Monna Lisa al suo ingresso sulla scena, toccando corde di pungente comicità e sarcasmo; vive poi la lenta discesa di Lisa dentro la sua verità con struggente passione, dandole spessore e profondità drammatica. In un’ora quasi di monologo intensissimo, l’attrice riesce a far percepire la presenza di Leonardo, a dare corpo anche a lui, a farne sentire il respiro e la voce, a far percepire agli spettatori la penetrante e misteriosa forza del suo sguardo su di lei.
Così, finalmente, il teatro torna a essere teatro: non uno spettacolo, ma il luogo in cui avviene e accade che un’attrice viva, nella finzione e nell’idealità, qualcosa che diventa totalmente reale e con cui, chi le sta davanti, è costretto a fare i conti.
Nell’anno in cui saranno tante le occasioni per sentire parlare di Leonardo da Vinci, questo evento teatrale – scritto e interpretato da Adriana Bagnoli, con la regia di Michele Mariniello, che ha anche collaborato alla stesura del testo definitivo; con le musiche di Andrea Motta, la scenografia di Cristina Mariani e Aurora Vettori – è certamente una di quelle da non lasciarsi sfuggire. Le tre serate in anteprima presso il Teatro Pedonale di Agrate, all’interno del quale nasce la produzione di Lisa, hanno già consentito a un pubblico di addetti ai lavori di programmarne l’allestimento in varie città e in varie scuole.
L’originalità e l’intensità del lavoro, la straordinaria interpretazione meriterebbero certo le grandi piazze, i grandi teatri delle grandi città italiane: si parla continuamente della difficile situazione in cui versa oggi il teatro italiano, lamentando carenza di autori, disaffezione del pubblico, disinteresse delle istituzioni. Occorrerebbe che, invece di lamentarsi, i responsabili dei grandi teatri tornassero a guardare ciò che accade intorno a loro. Magari già lo fanno. E allora siamo sicuri che anche loro vorranno questa splendida Lisa e il suo Leonardo per i loro teatri, per il loro pubblico.