Aveva 91 anni ed era ancora uno dei più importanti e illuminanti filosofi cattolici dell’Europa contemporanea: è morto oggi Robert Spaemann, un fortissimo difensore della fede in Gesù Cristo attraverso i canoni del Logos e della Ragione, convinto sostenitore dell’etica cristiana finanche all rito della messa tridentina. Ha insegnato storia, filosofia e teologia all’Università di Munster, Monaco e Friburgo svizzera, membro dell’Accademia cinese delle scienze sociali e tra i più importanti pensatori e difensori delle radici cristiane dell’Europa. Non solo, Robert Spaemann è stato ed era uno dei migliori amici e compagni di studio di Joseph Ratzinger, Papa Emerito Benedetto XVI: assieme ad altre forti personalità della cultura cattolica, come Remi Brague e Roger Scruton, un anno fa hanno firmato un manifesto per il recupero della Civiltà Europea contro «le superstizioni del progresso». Vennero snobbati, come spesso accade con i pensatori considerati di “Serie B” solo perché portatori della ragionevolezza della fede in Cristo: tutti alziamo la penna per difendere, sostenere, promuovere l’Europa vera, l’Europa a cui tutti noi apparteniamo», scrivevano i pensatori cristiani solo 12 mesi fa.



LA NOSTRA INTERVISTA A ROBERT SPAEMANN

Fece specie che in quel manifesto non comparissero pensatori italiani e spagnoli, quasi a significare che troppo spesso anche in Paesi tradizionalmente a cultura cattolica la “dimenticanza” della situazione e origine da cui tutti noi traiamo è imponente e preoccupante. Spaemann, come del resto il Pontificato di Papa Ratzinger, lo hanno sottolineato più volte (anche arrivando, alle volte, a distanze e discussioni con l’attuale Pontefice Francesco, sempre comunque nel rispetto del ruolo e del primato petrino su tutta la cristianità). Nel 2009 il Sussidiario lo intervistò per un sostanziale contributo sul rapporto assai complesso tra fede, scienza e verità: le risposte illuminanti furono molte, ne scegliamo solo alcune. «La fede in Dio in questo contesto equivale alla libertà dell’uomo. Libertà intesa come ricerca della verità. In questa ricerca l’Illuminismo ha cercato di sostituire totalmente la fede con la ragione, ma proprio qui risiede il grande errore dell’Illuminismo: l’aver negato a priori la validità della fede come elemento per raggiungere la verità»; secondo l’analisi di Spaemann la ragione ha sempre a che fare con la verità mentre la fede è la vera compagna della ragione nella duplice sfida di apertura alla realtà. Poi la “chiosa”, tutta da conservare: «Senza credere in Dio, dice il filosofo tedesco Robert Spaemann, l’uomo ci perde: è meno libero. Perché ne va della ricerca della verità e del suo fine e dunque dell’io stesso che domanda. Ma è il cristianesimo la risposta definitiva alla ricerca, non solo perché ipotesi di un altro mondo o di un’altra visione della realtà – ci raccontava Spaemann – ma perché la Verità si è fatta carne».

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