Esther Judith Singer, la vedova di Italo Calvino, nota come Chichita, si è spenta ieri a Roma all’età di 93 anni. Per lo scrittore lavorava come traduttrice e portava avanti una serenità che lui preferiva invece nascondere dietro un volto schivo e molto taciturno. La notizia è stata diffusa da Einaudi, storica casa editrice di Italo Calvino. I due si sono conosciuti a Parigi nel 1962 e lei lavorava proprio come traduttrice. Due anni dopo Italo e Chichita si sono sposati a La Havana per poi prendere casa a Roma. Nel 1985, con la morte del marito, ha dovuto condividere con la figlia Giovanna, il ruolo di “erede di Calvino”. Rispettando la volontà del marito, non ha mai diffuso i suoi scritti tanto che nell’ambiente fu soprannominata la “vedova nera della letteratura italiana”. Sarebbe riduttivo però, ricordarla solo come colei che possedeva una grande eredità intellettuale. Nelle opere di Calvino infatti, la sua figura è ben delineata in più di una occasione. (Aggiornamento di Valentina Gambino)
L’amore silenzioso
L’amore di Chichita Calvino con lo scrittore Italo era stato silenzioso e garbato, una compagnia affidabile l’uno per l’altra. Nei ricordi che vengono tramandati, ora che la traduttrice è scomparsa all’età di 93 anni, sono quelle frasi lasciate nei viaggi che i due compivano assieme. “Vuoi un po’ di conversazione?” chiedeva Chichita a Italo durante i lunghi tragitti che la coppia spesso affrontava in macchina. Il che significava che era fondamentalmente Chichita a parlare, con Italo Calvino attento ascoltatore, concentrato sulla strada e a volte comunque assorto nei suoi pensieri. I due si erano conosciuti nel 1962 a Parigi, non lasciando molti aneddoti della loro vita di coppia, come era in linea con i rispettivi caratteri, ma sono rimasti di sostegno l’uno a l’altra fino alla scomparsa dello scrittore, avvenuta nel 1985 a Siena, di cui Chichita era rimasta la custode dell’eredità letteraria. (agg. di Fabio Belli)
Era nata nel 1925 a Buenos Aires
Chichita Calvino, vedova dello scrittore, è morta oggi. Nata nel 1925 a Buenos Aires, è morta nella sua casa di Roma in Campo Marzio, è stata la custode dell’opera dello scrittore scomparso nel 1985. Ebrea e poliglotta, era amica grandi scrittori come Gore Vidal e Salman Rushdie, ma anche dell’attore Richard Gere che avrebbe voluto portare sullo schermo Il barone rampante. Al contrario di suo marito, riservato e introverso, Chichita era una donna molto socievole, che amara raccontare storie, una vera maestra di conversazione. Intelligente e molto spiritosa, Ester Judith Singer (questo il vero nome) era capace di passare da un argomento all’altro sulla scia di improvvise associazioni. Una donna unica nel suo genere che il mondo non dimenticherà così come accaduto per suo marito. (Aggiornamento di Anna Montesano)
Addio a Esther Judith Singer
Esther Judith Singer, nota come Chichita Calvino, è morta. A 93 anni se ne va l’altra metà di Italo, attenta custode dell’eredità del marito. Era rimasta vedova nel 1985 quando lo scrittore morì a Siena, ora lo ha raggiunto. A dare la notizia della morte, avvenuta a Roma, è stata la casa editrice Einaudi. Quando conobbe Italo Calvino, Chichita era una giovane traduttrice argentina. Si incontrarono a Parigi nel 1962 in occasione di un ciclo di incontri letterari. Due anni dopo le nozze, a La Havana. Nacque a Buenos Aires nel 1925. Lavorò per organismi internazionali come Unesco e Aiea. Era madre di due figli: Marcello Weil, nato da una relazione precedente, e Giovanna, nata nel 1965 dall’unione con lo scrittore. Chichita Calvino ha trascorso gli ultimi anni della sua vita a Roma, nell’appartamento che condivideva con il marito. Grazie al suo lavoro da traduttrice ha contribuito alla diffusione e alla cura dell’opera di Calvino nel mondo.
MORTA CHICHITA, MOGLIE DI ITALO CALVINO
Chichita Calvino ha custodito fino alla fine la memoria e l’eredità letteraria dello scrittore dalla sua casa nel cuore di Roma, a Campo Marzio, dove continua a leggere, documentarsi, incontrare studenti e intellettuali. Insieme a Italo Calvino visse poco più di vent’anni: è stata sua vedova già a lungo di quanto non sia stata sua moglie. L’improvvisa scomparsa del marito le impose il ruolo, condiviso con la figlia Giovanna, di erede. Si sforzò quindi di rispettare al volontà del marito e i suoi orientamenti in maniera rigorosa. La sua gestione dell’eredità di Calvino è stata ispirata ad una prudenza stringente. Infatti l’archivio calviniano è tuttora precluso agli studiosi. Mario Barenghi su DoppioZero la ricorda così: «Calvino, io non ho mai avuto l’occasione di incontrarlo. Me ne sono rammaricato a lungo, e solo con gli anni mi sono reso conto che il vero privilegio è stato aver potuto frequentare Chichita: se uno dei due meritava di essere conosciuto di persona, era certamente lei. Calvino è nei suoi libri, nei suoi libri vive e vivrà; di Chichita rimangono solo i ricordi che di lei abbiamo».