Nell’ottavo anniversario della tragica morte di Angelo Vassallo il porto di Acciaroli viene dedicato al suo “sindaco pescatore”. In realtà, Vassallo è stato molto di più che un’espressione di un legame con il mare e le sue occupazioni. La sua famiglia, anche per i componenti che hanno percorso altre strade, ha un’origine profonda nel rapporto tra quel territorio e le attività marittime, la pesca prima di tutto. Tuttavia, Angelo è stato innanzitutto un uomo della sua terra, un amministratore capace efficiente e combattivo, che ha saputo valorizzare un intero territorio, migliorarne la qualità della vita e renderlo più prospero, compiere, in una parola, un’opera di modernizzazione senza alterare i caratteri naturali e l’armonia ambientale di un luogo tra i più belli e accoglienti del nostro Sud.
La sua attività ha spaziato dal quindicennio di sindacatura a quella di consigliere provinciale, di presidente del Parco nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, di presidente della Comunità montana Alento Monte Stella e di presidente delle Città Slow nel mondo. Un suo merito indiscusso è stato – oltre all’attenzione spasmodica per la soluzione dei problemi concreti della sua cittadinanza e all’impegno quotidiano per combinare accoglienza a sicurezza del territorio – quello di promuovere l’inclusione, da parte dell’Unesco, della “dieta mediterranea” nell’elenco dei patrimoni immateriali dell’umanità. Del resto, la sua capacità amministrativa si legava a quella di una singolare intelligenza nella narrazione di quei luoghi e della loro storia, riuscendo a far rivivere il mito di Ernest Hemingway, attraverso il racconto di un vecchio acciarolese (zio Antonio, ‘u viecchiu) e del suo mare, o a ripercorrere i lunghi anni di presenza di Ancel Keys a Pioppi, alla scoperta delle virtù taumaturgiche dei cibi e, soprattutto, dello stile di vita cilentano.
L’esempio di Angelo Vassallo si è trasmesso da una piccola realtà come quella del Comune di Pollica a tutta l’area del Cilento e, dopo la sua uccisione, si è diffuso nella pratica e nei principi di tante amministrazioni pubbliche, di molte forme di associazionismo e di innumerevoli iniziative di buona politica a livello nazionale. Negli otto anni trascorsi dalla sua perdita, la partecipazione civile alla vicenda di questo sindaco del fare è stata molto vasta e densa di commozione, anche grazie alle iniziative intraprese dalla Fondazione a lui intitolata. Eppure, nonostante tutto questo sentimento popolare e nonostante la normale esigenza di un Paese di conoscere la verità di fronte a una vicenda oscura e inquietante, finora non si è riuscito a sapere chi sia stato ad ammazzarlo spietatamente la sera del 5 settembre 2010, mentre rincasava alla guida della sua auto e si fermava inconsapevole delle intenzioni del suo assassino, che forse conosceva. Perché Angelo Vassallo è stato barbaramente trucidato e da chi è ancora ignoto. Nei mesi scorsi il suo omicidio stava per essere archiviato, poi, per fortuna, si è ripreso il filo di un’indagine che deve essere portata a compimento. Alcuni benpensanti o i suoi avversari – non erano pochi, dato che Angelo aveva un carattere forte e scontroso – hanno cercato di derubricare la motivazione del delitto a beghe locali o personali. Dimenticando la sua lotta estrema contro ogni snaturamento di quella terra, che voleva restasse legata ad antichi valori di tenacia e operosità, non alla degenerazione della criminalità e della droga e a un’imbelle presenza delle istituzioni.
Sia fatta luce e si stabilisca per tutti, per la famiglia, per la comunità del Cilento, per le istituzioni pubbliche e per l’ampia parte del Paese che si è interrogata e continua a interrogarsi su questa vicenda, una spiegazione e un accertamento di responsabilità. Lo si deve non solo ad Angelo Vassallo e alla sua memoria, ma alla capacità di giustizia, alla credibilità della buona politica e della democrazia di questa nostra terra bella e difficile.