La vita è sogno. Sogno di una notte di mezza estate. Il sogno di Scipione. Sogno d’amore. Sogni d’oro. Una vacanza da sogno.

È una parola molto presente nella letteratura colta e nell’uso comune. La molteplicità dei suoi significati si presta a evocare svariate visioni del mondo: dalla serietà della riflessione sulla labilità della vita, alla visione di un futuro di pace che permetta di affrontare la complessità del presente, alla leggerezza di una pagina di musica fino alla tenerezza di una buonanotte o all’idillio di paesaggi incantevoli.



Nella Bibbia, pilastro di tutta la cultura occidentale e non solo, quanti sono i sogni: essi indicano la via, talvolta in modo esplicito, come nel caso di Giuseppe, lo sposo di Maria, che non esita a ubbidire tutte le volte che la volontà dell’Altissimo gli si rivela in questo modo. Altrove essi devono essere letti e sono compresi soltanto in un paragone con ciò che accade nella vita, come avviene a san Pietro negli Atti degli Apostoli. E per riandare all’Antico Testamento, il sogno della scala di Giacobbe, che susciterà in seguito numerosi commenti, quello di Giuseppe che scatena la gelosia dei fratelli e permetterà in seguito agli Israeliti di non morire di inedia. E tanti altri.



Sono tutti sogni di uomini. Mai nella Bibbia si dice che Dio sogni. Eppure sempre più sovente accade che nelle omelie e negli interventi dei preti dalle colonne dei giornali e nelle trasmissioni televisive si parli del sogno di Dio. Certo, se ne parla per analogia, ma mai come in questo caso essa appare fuori luogo, senza legami con una realtà che è molto più bella: Dio crea, Dio opera, Dio interviene, Dio riposa. Non sogna.

Egli è l’eterno lavoratore, come ebbe a definirlo Gesù. E se lavora, non può sognare, perché in questo caso sarebbe distratto da un altro pensiero che non fosse portare a compimento la sua opera. Certo, anche per lui la materia può resistere all’intento, e quante volte ciò accade. Ma lui non si smonta, come il vasaio che rifà con l’argilla il vaso che gli è venuto male. Che cosa c’entra il sogno con questo agire di Dio, così come egli stesso ha voluto rivelarlo?



È l’uomo che sogna, anche all’interno della vita cristiana e spesso sbanda, correndo dietro alle favole che di volta in volta si inventa, dietro agli incantatori che lo seducono con le loro promesse illusorie. E’ una vicenda che parte dall’Eden e alla quale siamo sottoposti, tutti e ciascuno, per tutto il tempo della storia. Scrive don Giussani: “L’uomo tende a privilegiare i suoi sogni, perché sogno è ogni impresa che si collochi al di fuori della Realtà, anche se Cristo con la sua bontà ricreatrice utilizza perfino i detriti dei nostri sogni”.

Perciò conviene lasciare ad altri gli improbabili sogni di Dio, occupare il tempo ad adorare il suo lavoro, palese o nascosto o incomprensibile e, per quanto è concesso alla creatura, imitarne la bontà negli impegni che la vita richiede.