Oggi il Centro culturale di Milano (centroculturaledimilano.it) ospita la consegna del Premio internazionale Eugenio Corti 2019, seconda edizione. Terrà una lectio magistralis Rachel Monteil, Université de Lorraine, Nancy (Francia). L’iniziativa è promossa dal Centro di ricerca “Letteratura e Cultura dell’Italia Unita” dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dall’Associazione Italiana Centri Culturali in collaborazione con il Cmc. Per gentile concessione di Vanda Corti, moglie dello scrittore e presidente dell’Associazione Eugenio Corti, pubblichiamo una lettera inedita dell’autore del “Cavallo Rosso”.



Bormio, sera del 23 Settembre 1948

Stamattina ti ho scritto che mi tremavano le mani per il freddo, e volevo spedire con urgenza perché tu non restassi troppo tempo senza mie lettere.

Ma chissà se ho espresso bene quello che sentivo. Tu abbi pazienza, supplisci col tuo amore ad ogni mia mancanza: quante volte in futuro dovrai fare questo!

Non ripeterò dunque quanto ho già detto.

Invece, passandoti un braccio intorno alla vita, ti tengo qui al mio tavolo, vedi?

E’ un qualunque tavolo da case di montagna, grezzo e ancora con l’ombra di un profumo di resina.

Su questo io scrivo. Vedi questo grosso mucchio di fogli?

Tante cose: sangue, sofferenze, innumerevoli vicende nelle quali io mi sono trovato, per Provvidenza, coinvolto, come una formica in una tempesta, si perderanno nel ricordo, saranno per gran parte state e sofferte invano se io, con l’aiuto di Dio, non saprò trarne l’essenziale, l’universale, che le fissi per sempre.

L’universale mi sto sforzando di costringere in quei fogli.

Siediti sulle mie ginocchia, amore. Circonda il mio collo con le tue braccia.

Sento la stanchezza, in questo momento, di cercare l’universale per tutti gli uomini. Voglio vivere un momento per me, con te amore.

Dolce tenere sulla mia spalla il tuo capo, sentirti ogni tanto sospirare.

Perché sospiri, amore mio?

Lo so che c’è tanta tristezza nella tua vita. Voglio accendere in te un fuoco che distrugga tutto quel freddo.

Dalle finestre, oltre i pini, vediamo le montagne. Guarda le grandi pareti di roccia, gli sforzi da giganti delle cime verso l’alto. Quanta forza! Ma camminandovi, arrampicandoci sopra, ho sentito che sono una forza inerte. C’è più forza in noi, nei nostri cuori uniti, che in tutte quelle montagne.

Com’è vero questo pensiero, non senti? Com’è dolce, amore.

Oh, il tuo bel volto che mi guarda …

Eugenio