Buone notizie sul fronte “Beni culturali” in Campania. Mentre l’area archeologica di Pompei si conferma al secondo posto tra i siti più visitati dopo il Colosseo (+ 7,78% gli ingressi nel 2018), la Reggia di Caserta si distingue per un incisivo incremento reputazionale anche grazie all’azione coordinata di dieci aziende del sistema industriale di Terra di Lavoro alle quali si deve il ripristino dei giardini storici di Piazza Carlo III (130mila metri quadrati, la piazza più grande d’Europa).
Con un cip di 10mila euro per azienda è stato possibile recuperare il disegno delle siepi ideato da Luigi Vanvitelli, l’architetto che progettò la dimora reale nel Settecento immaginando gli spazi contigui come tavola armonica di un violino. Il genio vanvitelliano concepì infatti l’enorme corpo di fabbrica come ideale “ponticello” che unisce due spazi in forma circolare. Il primo, meno esteso, all’ingresso del Parco, è attraversato dal vialone che si protende come a rappresentare una tastiera dello strumento. Il giardino più ampio, invece, situato nell’area antistante la residenza dei Borbone (oggi Piazza Carlo III), ne rappresenta la “pancia”, ed è stato abbandonato all’incuria per decenni, divenendo null’altro che un prato incolto, pessimo biglietto da visita della città.
Oggi invece l’intervento del network di imprese coordinato da Confindustria Caserta ha permesso di risollevare l’area ai fasti del sito reale dal valore inestimabile, la residenza reale più grande al mondo per volume, dichiarata nel 1997 dall’Unesco patrimonio dell’umanità, unitamente all’acquedotto vanvitelliano e al complesso di San Leucio.
Ed è grazie alla sensibilità culturale di un drappello di “mecenati” decisi a fare squadra, nell’interesse comune di preservare i valori del territorio in cui operano, se di recente l’immagine della Reggia vista dall’alto è emersa sui social network, con uno scatto che è divenuto virale. La foto riprende il “violino” vagheggiato dal genio visionario dell’archistar di tre secoli fa ammantato da una coltre di neve, caduta sul casertano nelle notti più rigide dello scorso dicembre.
Il progetto, della durata di due anni, prevede la cura dei giardini e il consolidamento delle siepi che formano i tagli a effe tipici dello strumento a corde. La compagine delle aziende “illuminate” è formata da Gruppo Boccardi, Boston Tapes, Eurogiardinaggio, Ferrarelle, Firema Titagarh, Getra, Landolfi e Traettino costruzioni, Pineta Grande e Proma. “L’intervento di bonifica durerà diciotto mesi – spiega il presidente di Confindustria Caserta Gianluigi Traettino – e rientra in una azione di rebranding che permette di proporre l’immagine della città nella maniera più adeguata e attrattiva”. Non solo per gli oltre 800mila visitatori del gioiello vanvitelliano, ma anche per investitori attenti a un territorio industriale che propone un sistema manifatturiero e infrastrutturale di particolare interesse, distante – come si ricorda nel numero di Economy del dicembre 2018 – poco più di 20 chilometri in linea d’aria dal porto di Napoli: con 14 agglomerati industriali, oltre 24mila imprese manifatturiere e delle costruzioni, 122 start up innovative legate al mondo Ict”.
Servito dall’Interporto Sud Europa di Maddaloni-Marcianise e – particolare non secondario – parte integrante della nascente Zona economica speciale del sistema portuale Napoli-Salerno.
(Claudio d’Aquino)