Recentemente don Paolo Alliata, parroco della chiesa storica l’Incoronata di Milano, ha pubblicato un libro meraviglioso basato sulle sue omelie e “passeggiate nella letteratura” (serate da lui dedicate all’analisi di un testo). Il libro, che si chiama Dove Dio respira di nascosto (Ponte alle Grazie 2018), esplora, attraverso la cultura intesa in senso lato, la presenza di un Dio che si esplicita in maniera inaspettata. Come scritto in seconda di copertina “Lungo il suo cammino, evangelisti e profeti dialogano con poeti e scrittori, Gesù va a braccetto con Babette, Lazzaro esce dal sepolcro come i Croods escono dalla loro caverna…”.



Tre aspetti rendono unico questo libro. Il primo è la passione che si percepisce nell’incrocio fra lo spirito cristiano e la narrativa in senso lato. Come l’autore stesso afferma, sono i sentimenti intrecciati alla narrazione, quella sottostante alla letteratura e ai film, ad essere un’arma potentissima, straordinaria.



Il secondo aspetto è come all’interno di questo intreccio si possa trovare Dio in luoghi inaspettati della cultura laica. Alliata riesce a cogliere questo “respiro” che va al di là di tutti gli schemi con i quali ingabbiamo l’esistenza. Nel Vangelo è stato espresso l’essenziale e su questo si sono costruite interpretazioni che spesso non hanno retto al cambiare dei tempi. Alliata non teme l’idea del cambiamento, dell’evoluzione, come dimostra il capitolo dedicato all’“ateo” Darwin. Senza timore ha la capacità di intuire le strutture fondamentali ed esplorare le risposte anche nei luoghi più inaspettati. Questa è la curiosità, come lui stesso scrive: “È lo Spirito di Dio che ci attira e ci spinge: coraggio sii Uomo”.  Il Dio nella nostra tradizione è un Dio nascosto: se così non fosse, non ci sarebbe quella libertà che ci permette di esprimere la nostra umanità attraverso le nostre scelte. Siccome Dio si nasconde, dobbiamo trovarlo nel quotidiano, nelle piccole e grandi cose: l’autore lo cerca incessantemente e ci trasmette questa ricerca con tutta la sua passione.



Il terzo aspetto che rende unico il libro riguarda lo stile comunicativo. In molta letteratura odierna, come in molti film, si è affermato un modo frammentario di raccontare: ma seguendo “il flusso della coscienza” spesso non si approda da nessuna parte. I momenti di transizione, nella loro indefinitezza, hanno una propria fecondità, tuttavia si ha spesso la sensazione che, in parte della nostra cultura, questi siano diventati delle spiagge dove ci si arena, compiacendosene. Anche Alliata ha un modo di spaziare che potrebbe essere suscettibile di frammentarietà, se non fosse che riesce a tenere tutto unito e a trasmetterci una percezione genuina di una mano che ci regge.

Ci si può domandare cosa conduca a questa libertà di pensiero, di respiro che gli permette di individuare collegamenti dove la maggior parte di noi non li vede. Durante la presentazione del libro (avvenuta il mese scorso nella chiesa di San Marco a Milano) Alliata ha parlato di “una fiducia nella bontà fondamentale della vita (senza ingenuità); una simpatia di fondo”. E ha tenuto anche a specificare che, sebbene la critica sia importante, viene prima la simpatia. Questo cambio di enfasi che pone la simpatia prima della critica è come una rivoluzione copernicana rispetto a tanta cultura di oggi, che ci rende orfani di emozioni e non offre un senso ai nostri giorni. Appare quindi necessario questo spirito di fiducia: una spinta in avanti nella vita, che permette di sorvolare le divisioni personali, sociali e culturali, per cogliere nessi anche inaspettati.

Dove Dio respira di nascosto ricorda quanto Carl Gustav Jung, il padre della psicologia analitica, aveva apposto sopra l’entrata della sua casa a Kusnacht in Svizzera, “Vocatus atque non vocatus Deus aderit”, Chiamato o non chiamato, Dio sarà presente. Jung, contrariamente a tanta tradizione psicoanalitica, aveva avuto chiara la presenza di Dio.  Aveva tuttavia espresso i suoi dubbi, anche attraverso seguaci come Marie Louise von Franz, circa la capacità del “mito cristiano” di rispondere alle necessità dell’uomo moderno occidentale. Don Alliata è riuscito ad allargare in maniera sapiente le trame della maglia cristiana. Non è un caso che le sue celebrazioni della Messa, vedano la chiesa piena, con molte persone che rimangono in piedi. Come lui stesso ha scritto: “Siamo al mondo per respirare. Per fare gesti ampi, per riempire lo sguardo di futuro. Per rispondere alla chiamata della libertà, che ci invita a uscire dalle trincee e camminare a testa alta, a levare pesi e sciogliere nodi, ad attingere alla sorgente sepolta dentro di noi e farla fiorire. Di questo parla il Mistero cristiano in un linguaggio non sempre immediato ai nostri giorni”.