Il volume Luigi Giussani. Il percorso teologico e l’apertura ecumenica (Cantagalli 2018) è frutto di un convegno scientifico svoltosi presso la Facoltà di Teologia di Lugano dal 11 al 13 dicembre 2017 in occasione del 25mo anniversario della fondazione della Facoltà. L’incontro faceva parte di una serie di eventi dedicati al tema generale “Quale teologia per il XXI secolo”, e la scelta del pensiero di Giussani corrispondeva al desiderio di affrontare un autore originale di lingua italiana il cui pensiero teologico non fosse rimasto nel chiuso dell’accademia, ma avesse avuto un impatto reale sulla vita delle persone. L’intento era quello di fare il punto della situazione sugli studi relativi al pensiero di Giussani e costituire un punto di riferimento per le ricerche ulteriori.
Certamente si trattava di una impresa non semplice. Il ruolo pubblico dell’autore e le tensioni di crescita che soprattutto negli anni Ottanta e Novanta sono sorte in ambito intra-ecclesiale attorno al movimento di Comunione e Liberazione, rendono ancora oggi, in un clima decisamente più sereno, difficile una ricostruzione storica del suo operato che non cada nel rischio di parzialità. Da qui la scelta di concentrarsi sul suo pensiero teologico, premessa necessaria anche in vista di una pacata interpretazione storiografica d’insieme.
A qualcuno forse, parlare di una “teologia” di Luigi Giussani può sembrare un po’ provocatorio se si identifica la “teologia” con solo il genere letterario della teologia prodotta in accademia. Ma la vera teologia, come dimostrano gli scritti dei Padri della Chiesa, non è solo quella “accademica”: la teologia nasce dalla vita e ad essa risponde. Gli scritti di Giussani sono in larga misura scritti occasionali e non “scientifici”: essi non mirano ad elaborare un modello sistematico di pensiero astratto, ma a comunicare un messaggio, un’esperienza di vita, che, questo sì, si rivela concepito in modo profondamente unitario e metodologicamente coerente, caratterizzato da una visione d’insieme e da una modalità di approccio originali. Il riferimento costante alla prova dell’esperienza non costituisce un venir meno della “teologicità” ma rappresenta il tratto originale del metodo, che porta i suoi frutti più interessanti in ambito ermeneutico e filosofico, ossia nel modo di dialogare con i testi biblici, ma anche letterari filosofici teologici. In tal senso il pensiero di Giussani giustamente può essere considerato un “pensiero sorgivo”, secondo una felice espressione utilizzata a suo tempo a questo proposito dal cardinale Scola.
Il volume si propone dunque di far emergere questa originalità attraverso un’analisi esemplificativa dei vari elementi, fonti incontri studi, che hanno concorso a formare il pensiero di Giussani, in particolare la sua antropologia, e a metterne in risalto la portata educativa anche oltre i confini confessionali.
L’obbiettivo non è quello di dire l’ultima parola su Giussani, ma piuttosto di invitare a studi e ricerche, anche critiche, ulteriori. E magari, en passant, di stimolare un dibattito sul ruolo della teologia, della teologia come riflessione sulla fede che presuppone la capacità di interrogarsi sulla natura e le esigenze dell’umano, che permetta di riscoprirne, in modo critico ma autentico, la portata esistenziale e pertanto entusiasmante.