Un importante libro per comprendere e apprezzare l’insegnamento del papa emerito Benedetto XVI nei sei anni che hanno fatto seguito alla sua rinuncia al soglio pontificio, è stato realizzato dalla casa editrice cattolica Mimep Docete. Il libro è frutto di un’attenta selezione operata dalle autrici del gruppo Facebook denominato “Papa Benedetto nel recinto di Pietro”, seguito da un vasto pubblico di credenti che guardano con profondo affetto, riconoscenza e gratitudine alla persona e all’opera di Joseph Ratzinger.



Anno per anno hanno raccolto i principali interventi, scritti e orali, del papa emerito, hanno ricercato le immagini anche di incontri privati e hanno riunito il tutto nel libro Benedetto XVI: i  miei anni sul monte. Discorsi, lettere, incontri del Papa emerito. Il libro è stato affidato alle cure dello scrittore e storico Luciano Garibaldi (già autore, per la Mimep Docete, del libro 2017: Fatima centro del mondo).



Sfogliando i sei capitoli del libro si comprende subito quanto intensa e profonda sia la presenza di Papa Ratzinger nell’area delle fede e della cultura. Come scrive nella prefazione il vescovo Manuel Nin, esarca apostolico per i cattolici di tradizione bizantina, “questo libro ci offre la possibilità di leggere, e allo stesso tempo di riscoprire, quello che è stato ed è il pensiero teologico e spirituale di questo grande Papa. Dagli scritti ed interventi qui raccolti emerge la figura, discreta e umile, del Papa emerito che, dal suo monastero Mater Ecclesiae, ha usato sempre parole serene, utili alla Chiesa”. Le lettere, i messaggi, gli interventi e le conferenze che il volume ripropone parlano al cuore dei credenti. “Basta leggerli”, commenta Manuel Nin, “per goderli nella loro semplicità e profondità umana, teologica e spirituale”.



Per gentile concessione dell’editore, pubblichiamo i brani più significativi della lunga lettera (interamente riprodotta nel libro) inviata nel settembre 2013, pochi mesi dopo la sua rinuncia al pontificato, da Benedetto XVI al matematico Giorgio Odifreddi, che gli aveva omaggiato una  copia del suo Caro Papa, ti scrivo, principale manifestazione del suo conclamato ateismo.

“Ill.mo signor professore Odifreddi, il mio giudizio circa il Suo libro nel suo insieme è piuttosto contrastante. Ne ho letto alcune parti con godimento e profitto. In altre parti, invece, mi sono meravigliato di una certa aggressività e dell’avventatezza ma per questo, purtroppo, non bastano le mie forze. Scelgo, quindi, alcuni punti che mi sembrano particolarmente importanti. […] Trovo molto importante che Lei, anche nella Sua ‘religione’, riconosca tre ‘misteri’: la questione circa l’origine dell’universo, quella circa l’insorgere della vita e quella circa l’origine della coscienza degli esseri viventi più sviluppati. Ovviamente anche qui vede l’uomo come una delle specie di scimmie e con ciò mette sostanzialmente in dubbio la dignità dell’uomo. […] In tutte le tematiche discusse finora si tratta di un dialogo serio, per il quale io – come ho già detto ripetutamente – sono grato. Le cose stanno diversamente nel capitolo sul sacerdote e sulla morale cattolica, e ancora diversamente nei capitoli su Gesù. Quanto a ciò che Lei dice dell’abuso morale di minorenni da parte di sacerdoti, posso – come Lei sa – prenderne atto solo con profonda costernazione. Mai ho cercato di mascherare queste cose. Che il potere del male penetri fino a tal punto nel mondo interiore della fede è per noi una sofferenza che ci spinge a fare tutto il possibile affinché casi del genere non si ripetano. (…)

Se non è lecito tacere sul male nella Chiesa, non si deve, però, tacere neppure sulla grande scia luminosa di bontà e di purezza che la fede cristiana ha tracciato lungo i secoli. Bisogna ricordare le figure grandi e pure che la fede ha prodotto – da Benedetto da Norcia e sua sorella Scolastica, a Francesco e Chiara d’Assisi, a Teresa d’Avila e Giovanni della Croce, ai grandi Santi della carità come Vincenzo de’ Paoli e Camillo de Lellis fino a Madre Teresa di Calcutta e alle grandi e nobili figure della Torino dell’Ottocento. E’ vero anche oggi che la fede spinge molte persone all’amore disinteressato, al servizio per gli altri, alla sincerità e alla giustizia. Anche Lei non può non sapere quante forme di aiuto disinteressato ai sofferenti si realizzino attraverso il servizio della Chiesa e dei suoi fedeli. (…)

Ciò che Lei dice sulla figura di Gesù non è degno del Suo rango scientifico. Se Lei pone la questione come se di Gesù, in fondo, non si sapesse niente e di Lui, come figura storica, nulla fosse accertabile, allora posso soltanto invitarLa in modo deciso a rendersi un po’ più competente da un punto di vista storico. Le raccomando per questo soprattutto i quattro volumi che Martin Hengel (esegeta della Facoltà teologica protestante di Tubingen) ha pubblicato insieme con Maria Schwemer: sono un esempio eccellente di precisione storica e di amplissima informazione. Di fronte a questo, ciò che Lei dice su Gesù è un parlare avventato che non dovrebbe ripetere. (…) A pagina 104, Lei si spinge fino al punto di porre la domanda se Gesù non sia stato magari uno dei tanti ciarlatani che, con magie e trucchi, hanno sedotto il popolo sprovveduto. E anche se questo è espresso soltanto nella forma di una domanda e, grazie a Dio, non appare come tesi, il rispetto di fronte a ciò che per altri è una realtà sacra dovrebbe trattenerLa da ingiurie del genere. (…)

Ill.mo signor Professore, la mia critica al Suo libro in parte è dura. Ma del dialogo fa parte la franchezza; solo così può crescere la conoscenza. Lei è stato molto franco e così accetterà che anch’io lo sia. In ogni caso, però, valuto molto positivamente il fatto che Lei, attraverso il Suo confrontarsi con la mia Introduzione al Cristianesimo, abbia cercato un dialogo così aperto con la fede della Chiesa cattolica e che, nonostante tutti i contrasti, nell’ambito centrale, non manchino del tutto le convergenze. Con cordiali saluti e ogni buon auspicio per il Suo lavoro.” Benedetto XVI