Tra meno di una settimana inizierà la primavera, le giornate beneficeranno di sempre più ore di luce diurna, le temperature saranno sempre più miti e le raffiche di aria gelida lasceranno il posto a venti leggeri. In questo contesto, ritorneremo a viaggiare, fare escursioni più o meno giornaliere e ritornerà attuale il problema di come gestire le ingenti masse turistiche che invadono le grandi città d’arte.

Una soluzione a questo sovraffollamento è già stata trovata in alcuni luoghi con il pagamento di un pedaggio d’ingresso o la limitazione con barriere all’accesso cittadino. Ma conosciamo bene quanto in Italia la situazione dei luoghi d’arte sia complessa, poiché la definizione stessa di “città d’arte” racchiude mille sfumature: città più o meno grandi, più o meno aggredite dalla moltitudine in transito, con più o meno strutture già ora in grado di ammortizzare tale afflusso.

Una soluzione diversa era già stata delineata dal precedente ministro dei Beni Culturali, Dario Franceschini: indicare mete alternative a quelle più note di sempre. Era così che dal 2016 ogni anno era stato dedicato alla valorizzazione di un aspetto particolare, trascurato dal turismo di massa. Il 2016 era stato l’anno nazionale dei cammini, il 2017 l’anno nazionale dei borghi e il 2018 l’anno del cibo italiano. Il 2019 veniva proclamato come “l’anno del turismo lento”.

Proviamo a capire che cosa si intende per “turismo lento”. È un turismo sostenibile, che si muove piano su sentieri, su treni storici ad alta panoramicità, su piste ciclabili, su itinerari a cavallo e che per questo riesce a valorizzare tradizioni, cibi e artigianato locale. Questa modalità di viaggio può sembrare in controtendenza rispetto alla velocità di scambi e di rapporti con gli altri e con il mondo circostante che caratterizza questi ultimi anni, eppure sono apparsi di recente elementi nuovi nella percezione che gli italiani hanno della villeggiatura. Nel 2018 è stata stilata dalla Fondazione UniVerde, in collaborazione con Ipr Marketing, l’ottava edizione della relazione: Gli italiani, il Turismo Sostenibile e l’Ecoturismo. Quanto è emerso è stato piuttosto sorprendente. In un campione di 1000 cittadini, disaggregati per sesso, età, area di residenza, l’88% degli intervistati ritiene che il “vincolo di sostenibilità” per un’area turistica sia una necessità o anche un’opportunità di crescita per lo sviluppo economico di tale area. Quando si tratta di decidere un viaggio, il 58% cerca di scegliere luoghi da visitare, mezzi di trasporto e strutture di ricezione che non rechino danni all’ambiente e questa percentuale è aumentata rispetto alla relazione precedente. Dato, questo, significativo, se lo uniamo al fatto che il 46% degli intervistati sarebbe disposto a spendere fino al 20% in più per tutelare l’ambiente durante il proprio soggiorno turistico. Sembra quindi che i turisti italiani siano pronti a una forma di turismo diversa da quella attuata finora, più attenta alla valorizzazione e al rispetto del territorio e che quindi questo “Anno del turismo lento” possa ben trovare terreno fertile.

I canali per recuperare le informazioni necessarie agli spostamenti lenti del 2019 sono molteplici: dai più noti motori di ricerca ai siti di viaggio e soggiorni. Anche il Mibac ci dà un aiuto con l’Atlante digitale dei Cammini d’Italia: un sito in cui vengono mostrati ben 46 tra cammini, sentieri e vie, che una cartina ci consente di vedere dipanarsi lungo tutto lo Stivale, con link ai siti specifici di ogni regione.

Forse non tutti noi facciamo già parte di questa schiera di turisti slow, ma perché non iniziare ora a prendere in considerazione questo modo alternativo di viaggiare? Un viaggio che si gode non solo nella meta, ma anche nel percorso, che ci fa riscoprire tradizioni magari dimenticate e che ci apre tutti i sensi, per vedere, gustare, odorare, ascoltare e toccare profondamente la realtà. Forse così la vacanza tornerà a essere non solo svago, ma anche momento di arricchimento personale e, assaporando a pieno, di persona, la ricchezza culturale del nostro Paese, forse saremmo più convinti a rispettarlo e a farlo rispettare.