Sciopero della fame a staffetta a supporto di quattro bambini di Cuneo tolti prima alla madre e poi ai nonni paterni. L’iniziativa è stata lanciata da Veronica Giannone, deputata del Gruppo Misto e segretario della Commissione Bicamerale per la tutela dell’infanzia e l’adolescenza. Già i protagonisti di questa storia hanno cominciato a rifiutare il cibo in segno di protesta. Vogliono tornare a casa dalla madre, nei confronti della quale la Procura dei Minori sta valutando la capacità genitoriale. Per il padre è in corso invece un’indagine che, secondo quanto riportato da La Stampa, deve accertare se ha commesso abusi ai danni dei figli. La vicenda, lo si intuisce subito, è molto delicata. Nasce da una separazione difficile in cui l’unica cosa chiara è la sofferenza dei quattro fratelli che a casa dei nonni si erano coalizzati per respingere quella sistemazione voluta dai giudici e tornare a casa. Così gli stessi nonni hanno chiesto di essere sollevati da quell’incarico, ma poi i fratellini sono stati collocati in quattro differenti case famiglie anziché tornare dalla madre come auspicavano.



CUNEO, 4 FRATELLI SEPARATI Da MADRE: SCIOPERO FAME

«Dal 15 luglio i quattro ragazzi hanno iniziato lo sciopero della fame e noi tutti abbiamo il dovere di fare qualcosa per questi bambini supportando loro e la loro mamma», scrivono le promotrici dello sciopero della fame a staffetta. L’obiettivo della loro iniziativa è convincere le istituzioni a intervenire. «Questi bambini hanno denunciato e riferito abusi da parte del padre. Non possono sentire la mamma e gli sono stati sequestrati, pare, i cellulari». La situazione è molto complicata, per questo Chiara Crucino, assessore alle politiche sociali della Regione Piemonte, vuole vederci chiaro. «Trovo sia gravissimo aver separato questi fratellini uno dall’altro, devono stare insieme e bisogna evitare un trauma nel trauma». Inoltre, vuole capire il motivo per il quale sono stati tolti alla madre, visto che chiedono di tornare da lei. «Bisogna ascoltare la volontà dei minori: ognuno si prenderà la responsabilità di questa scelta». Invece Monica Canalis, consigliera Pd, ricorda che è in corso un’indagine, quindi consiglia di lasciar lavorare la magistratura e di non lasciarsi andare a giudizi affrettati.

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