Cuno Tarfusser, il sostituto procuratore generale di Milano che ha chiesto ed ottenuto la revisione del processo per la strage di Erba, ora in discussione presso la Corte d’appello di Brescia, ha rilasciato un’intervista per Il Giornale, nella quale ha parlato dell’accanimento nei suoi confronti, oltre che del recente caso di presunto dossieraggio. Un’inchiesta che non ha stupito affatto il procuratore, specialmente “in un paese in cui l’infedeltà di parti di organismi statali ha una certa tradizione“.
Secondo Cuno Tarfusser, infatti, “c’era da aspettarselo che nell’epoca digitale e delle banche dati, ci sarebbe stato qualcuno che ne avrebbe fatto un uso disturbo”, se non “addirittura eversivo“, ribadendo peraltro che “non sappiamo se il fondo del baratro è già stato toccato”. Il problema, ovviamente tutto italiano, d’altronde, secondo il magistrato”è negli equilibri”, perché c’è una certa tendenza a “far crescere incontrollati i poteri“, salvo poi “meravigliarci che debordano”. Nel caso in esempio, infatti, Cuno Tarfusser ricorda che “Falcone aveva pensato la Dna come organismo di coordinamento investigativo in materia di criminalità mafiosa”, mentre “oggi i poteri sono centuplicati” e, differentemente, “i controlli sono rimasti quelli di 30 anni fa”.
Cuno Tarfusser: “Sono stato sanzionato perché non sono allineato”
Passando, invece, a parlare di quello che sta accadendo a lui dopo la richiesta della revisione sulla strage di Erba, Cuno Tarfusser non nasconde che “da uomo delle istituzioni non mi aspettavo di essere sanzionato per aver fatto il mio dovere“. Di contro, però, sostiene che “nemmeno mi ha meravigliato considerata la deriva che il sistema giudiziario da anni ha preso. Una mia assoluzione avrebbe significato non solo la delegittimazione del vertice della Procura generale di Milano”, ma avrebbe anche esposto “la fallimentare politica delle nomine ai vertici degli uffici giudiziari”.
Uffici giudiziari nei quali, accusa Cuno Tarfusser, vige la “perversa correntocrazia autocratica“, mentre lo stesso Csm “tutela chi si adegua, si allinea alla disciplina voluta dal sistema delle ‘correnti’. A chi, come me, è da sempre libero, autonomo e indipendente non è dovuto” alcun aiuto. Il procuratore, però, non nasconde neppure il timore che nella magistratura “la stagione buia continuerà finché una politica serie e lungimirante si decide a mettere mano a una riforma profonda della giustizia“, invece, conclude Cuno Tarfusser, che continuare a rattoppare “un sistema in fase di decomposizione“.