Il cuore di un paziente deceduto può tornare a battere grazie ad un dispositivo chiamato Organ Care System Heart. Si tratta, come riportato da Fanpage, di un sistema di perfusione extracorporea che prevede l’aggancio dell’organo a una macchina che pompa sangue e sostanze nutritive attraverso i suoi tessuti dopo la morte circolatoria del donatore.



I trapianti di cuore, senza questo meccanismo, possono infatti essere attuati soltanto nel caso in cui il paziente sia cerebralmente deceduto ma la morte circolatoria non sia avvenuta. I medici, in questo modo, recuperano l’organo quando è ancora perfuso e non ancora danneggiato dalla mancanza di ossigeno. Da questo momento in poi è una corsa contro il tempo. Il nuovo metodo, invece, fa sì che la donazione possa avvenire anche dopo la morte circolatoria, in quanto il cuore attaccato alla macchina può continuare a battere anche senza il suo proprietario, evitando delle conseguenze per il suo stato.



Cuore torna a battere grazie a un dispositivo: i risultati della sperimentazione

L’Organ Care System Heart, il disposizione attraverso cui il cuore torna a battere anche dopo la morte circolatoria, è stato testato nei mesi scorsi su diversi pazienti e ha dimostrato di essere efficace e sicuro, al punto che secondo le stime potrebbe nel futuro prossimo fare sì che la riuscita dei trapianti di cuore aumenti del 30%.

I risultati dello sperimentazione sono stati pubblicati sul New England Journal of Medicine e rivelano che i tassi di sopravvivenza, a distanza di sei mesi dal trapianto con un cuore rianimato dopo la morte circolatoria del donatore, non sono inferiori a quelli riscontrati dopo un trapianto avvenuto in modo tradizionale. In particolare, su un campione composto da 86 organi donati dopo la morte cerebrale e 80 dopo la morte circolatoria, le percentuali sono state rispettivamente del 90% e del 94%.