«Senza coordinamento si sprecano i soldi». Alberto Sinigallia, presidente della Fondazione Progetto Arca, è lapidario. E per concretizzare la sua presa di posizione fa subito un esempio: «Basta pensare a quello che è avvenuto nel marzo del 2020 con i pacchi viveri. Caritas, Protezione Civile, noi, la Croce Rossa distribuivamo cibo, ma magari una famiglia lo prendeva da due o tre organizzazioni diverse, mentre altri che ne avevano altrettanto bisogno non lo sapevano e non ne prendevano affatto. Ci sono state sovrapposizioni, perché quando una famiglia con un Isee basso viene noi la inseriamo nel programma, ma non possiamo sapere se si sono rivolti anche altrove».
Per questo nel progetto Cuore visconteo una rete coordinata di associazioni affronta insieme il problema della povertà nella zona del sud Milano?
A Rozzano ci siamo da anni con un social market perché questo Comune è un punto nevralgico di povertà nell’ambito lombardo, ma anche nazionale. Almeno il 50% degli appartamenti di Rozzano sono case popolari e la percentuale di stranieri è molto alta, come quella dei senza lavoro. Prima venivano 230 famiglie a fare la spesa ora con Cuore visconteo sono 285 per un totale di mille persone che ricevono pacchi viveri e il fresco come la frutta, la verdura, i latticini. Non è solo una questione di numeri, ma anche di possibilità.
Perché?
Lavorare insieme porta dei grandi vantaggi. Le faccio un altro esempio: i questi giorni stiamo trasferendo il social market di Rozzano in un punto della città, più centrale, più grande e con più servizi perché l’amministrazione si è resa conto dell’importanza della struttura e ha coinvolto l’Aler che ci ha messo a disposizione degli spazi dove il Comune ha allestito un polo diurno di laboratori realizzato con la collaborazione della nostra fondazione. Fossimo andati noi dall’Aler non avremmo concluso niente, ci è andato il Comune che ha il 50% degli immobili e la risposta è arrivata in fretta.
Com’è lavorare insieme?
È complicato perché noi del no profit non siamo abituati a lavorare in rete. Lo facciamo da qualche anno, ma non è nella nostra storia. Ogni cooperativa, ogni associazione, ogni fondazione aveva il suo ambito di azione. Questo progetto della Fondazione di comunità, però, è veramente geniale perché ognuno ha la sua competenza e la mette a disposizione per realizzare qualcosa di più complesso e importante. C’è un coordinamento, una sorta di consiglio d’amministrazione, che decide quali sono i progetti più importanti in quel momento. Oppure se si trova un’azienda o una fondazione che vuole finanziare uno specifico progetto si trova quella che è in grado di portarlo avanti. Stiamo lavorando bene insieme.
In particolare, cosa fate a Rozzano?
Abbiamo attuato dei progetti sulla povertà educativa per le famiglie che avevano i figli in didattica a distanza, ma non avevano il collegamento a internet. Noi abbiamo fornito tablet, e la saponetta per entrare in rete. Poi con Fondazione Mediolanum e Prenatal abbiamo offerto delle card trimestrali da 120 euro per acquistare generi per neonati. E poi un progetto sulla bellezza della casa per insegnare come migliorarla con piccoli accorgimenti o insegnando a pitturare per dare una qualità della vita che vada al di là della pura sopravvivenza, mentre a Mirasole abbiamo diversi bancali di vestiti nuovi a disposizione.
A Mirasole c’è anche altro…
Abbiamo diverse case nella zona anche nell’abbazia di Mirasole che ospitano famiglie in difficoltà. Ma non ci limitiamo ad ospitare le persone.
Cioè?
Cerchiamo di far acquistare una casa. Progetto Arca, infatti, garantisce con un suo fondo Banca Etica, che dà un mutuo al 100% per acquistare la casa a persone che non sono mutuabili. Noi interveniamo anche sulla parte notarile se non possono pagarla. È un modo per far spiccare il volo a coloro che sono ospitati nelle strutture di social housing come la nostra. Anche se sono riusciti a trovare lavoro e hanno messo da parte qualche migliaio di euro, di solito non vogliono affrancarsi pagando un normale affitto che magari è oltre la metà del loro stipendio, ma sono interessati a diventare proprietari pagando un mutuo.
Quella dello spiccare il volo è una bella immagine.
Dal sostegno alimentare all’emergenza abitativa, dalla formazione all’inserimento lavorativo, fino alla garanzia per acquistare un appartamento, l’obiettivo di Progetto Arca è quello di trasformare un costo sociale in un cittadino attivo che paga le tasse. Diamo un messaggio chiaro alle persone: io non ti assisto, sono una stampella con la quale puoi fare un percorso per arrivare a fare meno di me.
Non è un’impresa facile.
Se non facciamo uscire le persone dall’indigenza, il welfare da qui a breve non potrà più tenere perché sono più le persone che entrano che quelle che escono da questo baratro. Specie in questo periodo e ancora di più nel prossimo, quando ci sarà lo sblocco dei licenziamenti e degli sfratti. Per i primi ci saranno ancora 24 mesi di sostegno al reddito, ma noi siamo molto preoccupati per l’esecuzione degli sfratti che avverrà a fine agosto perché ci sono decine di migliaia di famiglie che andranno in strada. Da 15 mesi che gli sfratti sono bloccati e quindi ci saranno 15 volte il numero di persone che normalmente hanno bisogno di assistenza abitativa.
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