I Paesi dell’UE devono vedere la ricerca come un investimento sul futuro. Ad affermarlo, a Euractiv, è stata la responsabile di Cancer Patients Europe Antonella Cardone parlando precisamente dei test sui biomarcatori, forma innovativa di diagnostica del cancro. Il cancro rappresenta la seconda causa di mortalità nei paesi dell’UE dopo le malattie cardiovascolari e ogni anno la malattia viene diagnosticata a 2,6 milioni di persone: 1,2 milioni sono le persone che muoiono. Fondamentale è la prevenzione, che può portare ad una diagnosi precoce in grado di salvare la vita indirizzando la cura.
“Per il cancro intervenire precocemente significa salvare una vita, aumentando il tasso di sopravvivenza. Quindi è importante intervenire il prima possibile ma è anche importante individuare il cancro giusto, la mutazione giusta. Ecco perché per noi la diagnostica innovativa è fondamentale” ha sottolineato Cardone. Non solo il classico screening del cancro, secondo l’esperta: l’Europa dovrebbe adottare metodi innovativi, introducendo ad esempio il test dei biomarcatori, noto anche come diagnostica genomica. “Il test dei biomarcatori è molto, molto importante per identificare il giusto tipo di cancro”, ha aggiunto. I biomarcatori infatti sono in grado di individuare processi biologici patologici. Secondo uno studio pubblicato sulla rivista Cancer Cell International , “i biomarcatori sono la base per una diagnosi accurata”. I test hanno un costo ma secondo Cardone “è un investimento perché spendendo in anticipo questi soldi è possibile fornire un trattamento più mirato. Ciò potrebbe aiutarci a salvare una vita e quindi a ridurre i costi in altri settori”.
Cura cancro: “Test dei biomarcatori poco conosciuti, ma possono salvare la vita”
I test precoci per il cancro possono salvare la vita: sono infatti in grado di individuare possibili mutazioni e dunque permettono ai medici di indirizzarsi verso la cura più adatta. “Ogni mutazione richiede un trattamento diverso”, ha spiegato Cardone, responsabile di Cancer Patients Europe, a Euractiv. Per questo motivo è importante effettuare test sui biomarcatori in una fase iniziale “piuttosto che fare diversi tentativi di trattamenti diversi e poi magari identificare il biomarcatore giusto”. In Europa, però, vi è mancanza di conoscenza su questo tipo di diagnostica, nonostante sia in grado di aumentare la sopravvivenza al cancro. Oltre il 60% degli intervistati da Cancer Patients Europe non ha infatti mai sentito parlare di test genomici.
“A quattro pazienti su cinque con cancro al seno idonee al test genomico, nei paesi in cui il test genomico è disponibile e rimborsato, come Regno Unito, Spagna, Francia, Italia e Germania, non è stato detto dal loro oncologo che il test genomico era un’opzione per loro” ha spiegato Cardone. Dunque c’è “molto da fare per sensibilizzare i pazienti affinché possano porre la domanda anche al proprio oncologo, ma anche per capire quale sia il motivo per cui l’oncologo non consiglia il test genomico per un cancro al seno paziente idoneo a ciò”. Ancora più drammatica è la situazione nell’est Europa: “Sfortunatamente, nei paesi dell’Europa orientale, i test sui biomarcatori sono meno utilizzati, meno comuni e meno conosciuti, mentre nell’Europa occidentale sono rimborsati e disponibili”, ha affermato l’esperta.