LE CURE ANTI-COVID: RISPONDE IL PROF. REMUZZI
Fin dall’inizio della pandemia il professore Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri, è stato uno degli esperti tra i più chiari e netti nell’esprimere l’esatta evoluzione del Covid-19: con coerenza, pacatezza e senza mai creare inutili allarmismi, ma neanche “nascondendo” alcuni dati sensibili e allarmanti. Il “Corriere della Sera” ha deciso di affidargli in questo periodo di particolare incertezza dettata dalla diffusione della variante Omicron una sorta di “FAQ” (domande&risposte) sulle principali questioni legate al virus: dai vaccini alle cure anti-Covid, fino alle previsioni sull’evoluzione stessa di Delta e Omicron.
Oltre all’importanza ribadita della vaccinazione, specie con booster, per limitare l’ingresso in terapia intensiva («Vaccini a mRNA più sicuri dell’aspirina»), il professor Remuzzi fa il punto sulle principali cure anti-Covid disponibili al momento in Italia.
Cure domiciliari
«Due lavori scientifici che derivano dal nostro gruppo di ricerca dimostrano che l’impiego di antinfiammatori non steroidei utilizzati ai primi sintomi della malattia riduce del 90% l’evoluzione verso le forme gravi e l’ospedalizzazione. Entrambi gli studi hanno dei limiti e manca ancora la prova definitiva»
Paracetamolo (tachipirina)
«Consuma il glutatione che è un antiossidante molto potente. Proprio in questi giorni è uscito uno studio che mostra che i pazienti con Covid hanno uno stress ossidativo importante, probabilmente responsabile del danno infiammatorio polmonare, associato a deficit di glutatione e si è visto che questo deficit aumenta con l’età»
Farmaci antivirali
«Impediscono al virus di replicarsi e quindi fermano la malattia ancora prima del suo manifestarsi. Andrebbero dati entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi in quei pazienti che si prevede finiranno per avere una malattia più severa e che devono essere segnalati dai medici di medicina generale. L’antivirale ora a disposizione è il molnupiravir di Merck & Co che riduce la malattia severa con un’efficacia del 30%. Presto sarà disponibile anche il paxlovid della Pfizer, che arriva all’87% di efficacia»
Monoclonali
«Funzionano contro le altre varianti, contro la variante Omicron non sono più efficaci. L’unico che funziona per adesso è sotrovimab di Gsk. In prospettiva ce ne saranno altri, allo studio»
Farmaci “preventivi”
«Sembra che l’eparina funzioni se data nelle fasi precoci. Sull’idrossiclorochina sono stati fatti tantissimi studi e la conclusione è che non dà vantaggi. Stesse conclusioni per colchicina e ivermectina: non ci sono state differenze tra i pazienti trattati e i “controlli”».
VARIANTE OMICRON: COSA SUCCEDERÀ NELLE PROSSIME SETTIMANE
Sempre al “CorSera” il direttore dell’Ist. Mario Negri prova a delirare l’evoluzione della pandemia nelle prossime settimane, ribadendo l’esistenza al momento di “due malattie” distinte come Delta e Omicron. «Se le due varianti dovessero continuare a coesistere, questo potrebbe rappresentare un problema. Se invece Omicron riuscisse a sopraffare Delta, dal momento che la malattia che provoca è meno severa, allora forse riusciremo a vedere la discesa della curva nel giro di qualche settimana. L’espansione rapidissima di Omicron che sovrasti Delta non sarebbe in sé una cattiva notizia», spiega Remuzzi sottolineando come la variante più contagiosa del Covid farebbe arrivare prima il picco della curva di contagio, «allo stesso modo, come già successo in Sudafrica e Gran Bretagna, sarà più veloce anche il calo, ma se vogliamo parlare di fine della pandemia credo che dovremo ancora prendere delle precauzioni almeno per un paio d’anni». Capitolo ultimo, le polemiche sulla scuola aperta: qui Remuzzi sposa in pieno la linea di Draghi, «La scuola è rimasta chiusa per tanto tempo e i contagi hanno continuato ad aumentare: credo che il contributo degli studenti sia davvero irrilevante con una variante che si diffonde con tale velocità».