Curare a casa i malati di Covid si può, purché lo si faccia bene, somministrando i farmaci adatti. Eppure il ministro della Salute Roberto Speranza, ad un anno dall’inizio della pandemia non ha ancora elaborato una strategia per le cure a casa, così da evitare di riempire ambulatori ed ospedali, ma si è limitata ad una circolare. L’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) dal canto suo con una nota del 9 dicembre ha diffuso una nota in cui suggeriva tachipirina e vigile attesa nei primi giorni (fans e paracetamolo o eparina, ma solo per gli allettati), venendo poi sconfessata dal Tar del Lazio con un’ordinanza che ha dato ragione ai medici del Comitato cura domiciliare Covid-19.

In questo contesto così confuso, il Piemonte fa da solo, aggiornando il protocollo delle cure a casa per dare «nuovi strumenti ai medici di famiglia e alle Unità speciali di continuità assistenziali (Usca)», come precisato dall’assessore regionale alla Sanità, Luigi Genesio Icardi. Come evidenziato da La Verità, è stato introdotto l’uso dell’idrossiclorochina nella fase precoce della malattia, insieme a farmaci antinfiammatori non steroidei e vitamina D.

“CORONAVIRUS SI PUÒ COMBATTERE A CASA”

In Piemonte si comunque lavorando all’attivazione di ambulatori Usca per accertamenti diagnostici che non sono diversamente eseguibili o difficilmente eseguibili a domicilio. Quella del protocollo Piemonte è una svolta importante, destinata a fare da apripista per altre Regioni, nella convinzione che non si possano sottovalutare le cure domiciliari, soprattutto in un momento in cui l’epidemia Covid ha ripreso a correre, quindi gli ospedali potrebbero tornare nuovamente a soffrire la carenza di posti letto disponibili. «Siamo convinti, perché lo abbiamo riscontrato sul campo fin dalla prima ondata, che in molti casi il virus si possa combattere molto efficacemente curando i pazienti a casa», ha evidenziato Luigi Genesio Icardi, come riportato da La Verità. Ma per l’assessore alla Sanità della Regione Piemonte non ci si può limitare al paracetamolo e alla vigile attesa, bisogna prendere in carico i pazienti Covid a domicilio. E questo devono farlo le unità speciali di continuità assistenziale, medici di medicina generale e pediatri di libera scelta.