Durante la pandemia non si è mai cercato di correre su due binari, puntando da un lato sulla campagna vaccinale e dall’altro sulle cure domiciliari. I vaccini venivano considerati come l’unico strumento per poter combattere o ‘prevenire’ il Covid, al punto da demonizzare ogni farmaco che alcuni medici stavano utilizzando, con successo, per trattare il virus. Ancora oggi sulla tematica sembra esserci ancora molta omertà, sebbene a parlare siano proprio quei pazienti testimoni di quei trattamenti farmacologici rivelatisi efficaci al punto da salvar loro la vita, senza sviluppi postumi di tossicità o effetti collaterali.



Ancora una volta è stato il programma di Mario Giordano, Fuori dal Coro, ad aver scoperchiato ciò che appare essere ancora troppo scomodo. Tra gli intervistati, nel corso della puntata del 16 maggio, ci sono stati medici, sospesi dall’ordine per essersi discostati dai diktat ministeriali dell’epoca, e persone guarite con farmaci vietati dall’allora Ministro della Salute Speranza.



Cure ammesse solo in ospedale con sintomi aggravati: cosa non torna?

I protocolli sanitari del governo Conte e del governo Draghi imponevano vaccini, vigile attesa e tachipirina, e osteggiavano in ogni modo le cure ‘alternative’ al Covid definendole perfino ‘inutili e pericolose’. Le cure venivano ammesse solo ed esclusivamente in ospedale, quando però la malattia si era già aggravata, con la presenza di serie crisi respiratorie nei pazienti. Questo era il modus operandi adottato, a nulla valendo invece come i risultati di quelle cure così tanto osteggiate stessero producendo effetti più che positivi, evitando il ricovero dei pazienti trattati farmacologicamente.



Tra l’altro, come è stato spiegato nel corso dei servizi mandati in onda a Fuori del Coro, si trattava di medicinali comunemente in commercio e già utilizzati nel trattamento di polmoniti. “Con cortisone e antibiotici avremmo salvato 190 mila persone”. Così ha commentato il Dottor Stramezzi, tra i medici in prima linea a favore delle cure domiciliari.

Ivermectina tra i farmaci usati nelle cure contro il Covid, eppure bandita

A far specie sono state anche alcune dichiarazioni rese nel corso del periodo emergenziale da alcune delle molte ‘virostar’ che sfilavano nei salotti televisivi. Tra queste possiamo annoverare la nota Dottoressa Ilaria Capua, laureata in medicina veterinaria e virologa.

“L’ivermectina è un vermifugo per cavalli, pericoloso per le persone perchè non registrato a scopo umano”. Così parlava in tv la dottoressa. Eppure, come è emerso nel corso del programma di Giordano su rete 4, si trattava in realtà di un farmaco già all’epoca ad uso umano, che oggi troviamo facilmente in qualsiasi farmacia, in quanto impedisce al virus di entrare dentro la cellula. Molti pazienti infatti sono stati trattati con questo medicinale riscontrando miglioramenti dopo le prime somministrazioni, e senza dimostrare complicazioni postume. A cosa erano dovute quindi quelle affermazioni? Eravamo di fronte ad una disinformazione involontaria o ad altro?