Natale si avvicina e le serate si riempiono di cene: cellulare e casella e mail intasati da richieste come:«Vediamoci una volta prima di Natale!», «Ma quanto tempo che non si fa una cena insieme, se non si fa adesso si va all’anno prossimo!». È la fine. È partito il carrozzone delle cene mondane. Ecco allora che ci si trova tra i colleghi di lavoro (capi, capetti, e comuni mortali), insiemi a quelli del corso di ballo latino americano o alla società di amanti della pesca. E ogni volta il dramma è trovare qualcosa da dire, non rimanere ammutoliti dopo aver esaurito quelle due o tre frasi di circostanza e gli argomenti del giorno. Ma a soccorrere chi in società si sente proprio un pesce fuor d’acqua arriva dalla Francia un libro di filosofia a tavola. «Come sopravvivere alle cene mondane» di Sven Ortoli e Michel Eltchaninoff, è un’antologia di frasi brillanti e argomenti al limite dell’assurdo da tirare fuori per ravvivare un po’ il clima di una cena. Se nel Satyricon di Petronio, Trimalchione stupiva i convitati con ogni tipo di prelibatezza e diavolerie della tecnologia dei tempi, la ricetta moderna per lasciare di stucco i propri compagni di banchetto è accompagnare ogni vivanda o momento della cena con improbabili paragoni filosofici,in un mix di cultura e humour. Utile, a questo scopo, memorizzare una serie di cene famose che hanno fatto la storia, da paragonare alla conversazione in corso per conquistarsi subito la benevolenza dei convitati: dal Simposio di Platone al Convito di pietra di Molière; dall’Ultima cena alla Cena delle Ceneri in cui Giordano Bruno divulgò la teoria copernicana.
Ma i problemi iniziano già davanti all’ascensore, quando riconosci un compagno di sventura e quel breve viaggio verso l’Inferno sembra interminabile. Allora puoi salvarti citando Zizek e la sua riflessione sui pulsanti da premere per salire ai piani, che «sono un placebo destinato a dare a chi li preme l’illusione di partecipare al movimento della macchina». E il gesto di schiacciare un pulsante si trasforma in una metafora del processo politico postmoderno.
Come gestire l’imbarazzo di un ritardo enorme e magari ingiustificato? Portando la conversazione su un argomento di spessore: come il fatto che il tuo cane è situazionista, né più né meno di Debord. Se la spari molto grossa, ma con convinzione, i più ti verranno dietro. Inizia ad animare la situazione fin dall’aperitivo, parlando di metafisica. Giunti alla seconda portata – che è sempre il momento cruciale della cena – cerca di porre un problema serio ma, soprattutto, inedito e profondo. Ad esempio: “II commercio equo è veramente equo?”. Sii paziente e lascia fare; il fenomeno è ineluttabile come la migrazione degli gnu. Tutti si lasceranno coinvolgere, come se fosse il tema filosofico più urgente del XXI secolo. Davanti a una coscia d’agnello, intrattieni gli altri commensali parlando dei lavori di ristrutturazione nel tuo appartamento, affrontando l’argomento secondo l’ottica decostruzionista. Potrai così mascherare dietro ai dettami della filosofia di Derrida le tue piccole difficoltà con la vivanda, che nessuno noterà. Serviti tranquillamente il dessert due volte e consiglia a tutti di farlo e di leggere di nuovo Epicuro. E per sollevare in qualsiasi modo la situazione cita Erasmo: «Senza un pizzico di follia non può esservi banchetto ben riuscito».