Lo definiamo un’attività leggera e vagamente disdicevole, ma tutti vogliamo essere informati sulle ultime “news” di parenti, amici conoscenti e anche non: nell’epoca del “villaggio globale” dove tutti siamo collegati, ma allo stesso tempo lontanissimi, il pettegolezzo coinvolge tutti. Una delle ricerche più autorevoli sull’argomento , (scrive IlVenerdì), Human converation behavoiur di Robin Dunbar, sostiene che più del 65% delle nostre conversazioni quotidiane è discorso sociale, ossia scambio di informazioni sulle nostre vite e quelle altrui. La metà di queste conversazioni riguarda persone assenti, perciò è possibile defnirle pettegolezzo. Secondo Dunbar, direttore dell’Istituto di Antropologia dell’evoluzione all’Università di Oxford, le donne preferiscono discutere di fatti che riguardano i loro conoscenti, mentre gli uomini tendono per lo più a parlare di sé, per mettere in mostra le proprie qualità sminuendo quelle altrui. Le informazioni che vogliamo assolutamente acquisire sono sulle persone con le quali possiamo competere (quindi di regola gli uomini per gli uomini e le donne per le donne). Secondo il sociologo tedesco Jorg Bergman gli argomenti più ricorrenti sono: qualità personali, difetti degli altri, discrepanze tra morale pubblica e privata, cattive maniere, errori, sfortune e fallimenti.



Il fenomeno del pettegolezzo o gossip suscita curiosità per i suoi aspetti paradossali: se a nessuno sfugge il gusto del “rumor”, allo stesso tempo tutti sono pronti a stigmatizzarne la diffusione. Il pettegolezzo viene considerato morale per i suoi contenuti, ma immorale per le modalità di trasmissione che non garantiscono la difesa degli “imputati”.



In ufficio per lavoro – E’ il luogo dove più ci si esercita nel divulgare indiscrezioni. Se non danneggiano gli altri possono aiutare a chiarire regole non scritte e a fornire informazioni. Insomma il pettegolezzo in ufficio fa bene anche quando è negativo. Sarah Wert, psicologa dell’Università del Colorado, afferma che quando si è obbligati a un confronto quotidiano come negli ambienti di lavoro, si apprendono le regole non scritte che regolano i rapporti del gruppo. Uno studio di Diana Slade, docente di Linguistica all’università di Sidney, svela he il 14% delle pause caffè negli uffici è dedicato al pettegolezzo negativo, che si rivela un importante rivelatore delle dinamiche di potere dell’azienda. Uno studio inglese condotto nel 2005 ha fatto mostrato che il 63% dei lavoratori intervistati è venuto a conoscenza di informazioni sul proprio lavoro atttraverso canali non ufficiali.



Arma in campagna elettorale – Secondo uno studio del Pew Research Center, all’affermazione (falsa), trapelata durante la campagna elettorale americana “Obama è musulmano” hanno prestato fede più del 10% degli elettori americani registrati per il voto. E il team di McCain ha ventilato, nelle telefonate sondaggio, che il candidato democratico avesse ricevuto finanziamenti di Hamas. Ma l’arma del pettegolezzo, stando ai risultati, non si è poi rivelata un’arma strategica ed efficace in campagna elettorale.

Gossip in rete – La velocità e la capillarità del web favoriscono la diffusione del gossip, che tuttavia raggiunge rapidamente anche chi è in grado di mostrarne l’eventuale falsità. Va inoltre sottolineato che, nonostante Internet ospiti una grande varietà di testi e di punti di vista., chi naviga cerca per lo più informazioni conformi all’orientamento politico e culturale preesistente. I gossip, rivela una ricerca dell’Università del Michigan, rimbalzando tra blog e siti solidali, tendono a radicalizzarsi. L’anomimato, inoltre, è un incentivo per commenti aggressivi e l’ubiquità della rete facilita e velocizza la diffusione del gossip sul larga scala. Per contro, proprio la rapidità di diffusione permette che siano raggiunte le persone che possono rivelare l’infondatezza delle “voci”, inoltre chi usa la rete può documentrasi sulla verità di un fatto mediante i siti di ricerca o siti “antibufala”.

Per concludere, anche nell’attività del pettegolezzo ci vuole buon senso: nella pubblicazione dell’americano Foster Research in gossip ben tre studi citati rivelano che chi non partecipa a questo passatempo sociale viene presto emarginato dagli altri, ma se si eccede nell’occuparsi troppo degli affari altrui si perde di credibilità. Ditelo in giro…