Primati – Tutti hanno sperimentato, almeno una volta nella vita, quel sottile moto di orgoglio che scaturisce dall’ottenere un primato, quale che sia il campo in cui tale risultato è stato ottenuto. Ovviamente l’emozione dell’atleta che taglia per primo il traguardo in un turbinio adrenalinico non sarà paragonabile a quella del contadino impacciato che riceve la massima onorificenza per l’ortaggio più grosso al festival della zucchina, ma il materiale che costituisce quella soddisfazione è il medesimo. Ci sono poi primati che invece non vorremmo avere, la quale attribuzione non viene accolta col petto gonfio e trionfante ma bensì con un certo imbarazzo. E l’imbarazzo cresce se tale “primato” assume una risonanza europea, se non mondiale.
Rifiuti – E’ quello che sta succedendo, ad esempio, alla città di Napoli, che stà battendo nell’ultimo periodo qualsiasi record inerente alla mala gestio nel’amministrazione dei rifiuti urbani: sempre all’erta per la minacciosa prossimità del vesuvio, i napoletani ora sono alle prese con una colata di “monnezza” che stà pian piano sommergendo il comune partenopeo.
Storia – Ecco allora che per riabilitare il buon nome della capitale del babà, urge rispolverare i libri di storia per opporre a questa medaglia infamante, veri primati di cui andare orgogliosi, da rilucidare ed esporre in vetrina per far dimenticare lo scempio in corso e cercare di mostrare al mondo intero l’altra faccia di Napoli. Ad eseguire questa operazione ci ha pensato Gennaro De Crescenzo, presidente dell’ Associazione Culturale Neoborbonica, che ha compiuto un’accurata ricerca per segnalare tutti quegli episodi nella storia italiana degli ultimi secoli in cui il capoluogo campano ha preceduto gli altri comuni del Bel Paese. Come precisa l’autore «in qualche caso si trattò di episodi importanti ma isolati della nostra storia, altri hanno costituito le basi e le premesse per ulteriori progressi».
Locomotiva – Scopriamo così che la capitale borbonica fu sede, nel 1839, della prima ferrovia italiana: i primi binari furno infatti posti tra Napoli-Portici, tratto poi prolungato sino a Salerno e a Caserta e Capua, comprendente anche la prima galleria ferroviaria del mondo. Ma Napoli era all’avanguardia anche sul fronte marino, dove sei anni prima veniva inaugurata la prima nave da crociera europea mentre nel 1843 veniva varata la prima nave da guerra a vapore d’Italia e nel 1860 la prima flotta mercantile d’Italia (seconda in Europa) e la prima flotta militare (terza in Europa). Nel 1832 invece veniva costruito il primo ponte sospeso (il Ponte “Real Ferdinando” sul Garigliano), in ferro, in Europa continentale, mentre nel 1837 la città fu la prima ad avere l’illuminazione a gas, terza in Europa dopo Londra e Parigi.
Cultura – Ma i primati spaziano anche in altri campi, come quello culturale, dove si segnala, nel 1735, la prima Cattedra di Astronomia, in Italia, affidata a Napoli a Pietro De Martino, nel 1754 la prima Cattedra di Economia, nel mondo, affidata a Napoli ad Antonio Genovesi e l’apertura nel 1762, dell’ Accademia di Architettura, una delle prime e più prestigiose in Europa, mentre in campo architettonico si ricorda la costruzione, nel 1751, del più grande palazzo d’Europa a pianta orizzontale, il Real Albergo dei Poveri. E poi, ancora, la patria di Pulcinella poteva vantare il minore carico tributario erariale in Europa, il primato di essere la città più popolosa d’Italia (447.065 abitanti rispetto ai 204.715 di Torino o ai 194.587 di Roma, come si rileva dal censimento del 1861) e cosi via fino ai primati nelle produzioni di guanti e di carta. Una lunga ricerca che trova i suoi confini cronologici nel 1860, anno che vede la nascita del Regno d’Italia. Per sentire nuovamente parlare di primati napoletani bisognerà aspettare il 1990 e un ragazzo argentino tarchiatello che gioca discretamente a pallone. Ma questa è un’altra storia.
(foto:imagoeconomica)