«In questa notte splendida di luce e di chiaror, il nostro cuore trepida è nato il Salvator». Un canto si leva dalla campagna a sud ovest di Milano: domenica pomeriggio, località Gudo Gambaredo, distesa di cascine e campi alle porte della grande città. Temperatura, sette gradi sottozero. Arrivando da lontano ci si fa guidare dai falò accesi nei campi, che indicano l’avvenimento. Seguendo i segnali luminosi, piano piano si scorgono figure umane, d’altri tempi: pastori ricoperti di pesanti pellicce con i loro greggi di pecore, capanne di altri pastori con donne e bambini, schiere di angeli bianco dorati. Proprio come duemila anni fa, l’avvenimento si ripete sotto i nostri occhi. Al Presepe vivente di Gudo Gambaredo tutti sono coinvolti: uomini e donne, chi più chi meno giovane, e anche i bambini, perfino i più piccoli, fino al neonato Gesù Bambino, che affronta ben avvolto in vestiti e fasce il gelido pomeriggio. C’è chi rappresenta uno dei personaggi del presepe, chi intona i canti natalizi, chi accompagna con letture e preghiere il popolo che segue la rappresentazione, per fare memoria del fatto storico della nascita di Gesù.
E non manca il servizio d’ordine che segue e indirizza i partecipanti e allestisce un banchetto con vin brulè e panettone per raccogliere offerte in aiuto dei bambini di AVSI, l’associazione internazionale che apre scuole e segue adozioni a distanza nel terzo mondo.
Il corteo si muove tra cascine, viottoli e fossati, seguendo le scene dell’annuncio dell’Angelo a Maria, della bottega di Giuseppe. E poi i Re Magi e l’annuncio ai pastori. Tra i canti si accompagnano Maria partoriente e Giuseppe prima nelle locande di Betlemme, dove la sacra famiglia non viene accolta, poi fino alla stalla su cui posa la stella cometa. Ora come duemila anni fa il Dio fatto uomo entra nella storia e giace in una mangiatoia.
Una testimonianza che si rinnova tutti gli anni dal 1984, nella domenica che precede il Santo Natale. Un’occasione vera per fare memoria dell’avvenimento di questi giorni, abbandonando per un momento le corse frenetiche ai regali e le preparazioni per il cenone natalizio. Come recita la frase del poeta francese Charles Peguy, che ha ispirato gli ideatori di questo Presepe vivente: «Egli è qui come il primo giorno. In eterno è qui tra noi. È la stessa storia, esattamente la stessa, avvenuta in quel tempo e in quel paese e che si ripete ogni giorno, in ogni giorno di ogni eternità. Egli è qui tra noi, compagno tra noi. Per fare unità tra noi. Per fare di noi la Sua compagnia. Nella storia. Perché ognuno lo incontri».
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