William Shakespeare, nel nutrito elenco di disgrazie che affliggono l’uomo, recitato dal suo Amleto, non manca di evidenziare l’inefficiente giustizia umana accusando le “lungaggini della legge”. In Italia anche noi ne sappiamo qualcosa. Soprattutto la signora Amalia Cuccioletti, 102 anni, la quale dopo 12 anni finalmente ce l’ha fatta: a seguito di un’interminabile valanga di rinvii e attese ha vinto la causa civile sull’eredità del bisnonno, intentata a Macerata contro i tre fratelli e i loro discendenti. È il caso di aggiungere “parenti serpenti”.



Una vicenda, quella dell’anziana, attualmente residente a Roma, diventata emblematica della tragica situazione in cui versa la giustizia italiana.

Ora però, come anticipa il Corriere Adriatico, il giudice del Tribunale maceratese Pietro Merletti ha segnato un primo punto a favore della vegliarda, ordinando la rimozione di alcune costruzioni abusive (garage e capannoni) edificate su un fondo comune che la signora Amalia condivide con i familiari a Penna San Giovanni, paese d’origine della famiglia. «Ma – spiega stamani l’avv. Basilio Cupaiolo, smorzando gli entusiasmi – siamo solo alla sentenza di primo grado. Il giudice ha disposto che l’abbattimento dei fabbricati avvenga entro sei mesi dal passaggio in giudicato, e dunque dovremo forse aspettare ancora anni e anni». Prevedibilmente almeno sei per l’appello (se i parenti sconfitti faranno ricorso) e altrettanti per il pronunciamento definitivo della Cassazione. Nel frattempo, le condizioni di salute dell’anziana sono purtroppo peggiorate (non si alza più dal letto) e a coltivare il contenzioso restano figli e nipoti. Che potrebbero anche far causa allo Stato in base alla legge 89 del 2001, che prevede un risarcimento per i processi che si trascinano troppo a lungo. Forse è il caso.



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