Siamo alle porte di Correggio, cittadina della provincia di Reggio Emilia, raggiungibile in meno di un’ora da Bologna e vicinissima a Modena. È qui, proprio nella cittadina che ha dato i natali all’omonimo pittore cinquecentesco, che è nata un’area residenziale pensata apposta per i bambini e frutto di un progetto artistico, culturale ed educativo. Coinvolti nella realizzazione di questo quartiere “da favola” architetti, ingegneri, esperti del settore, ma anche educatori e soprattutto i bambini, i veri protagonisti. E poche settimane fa, con il completamento dei giardini, il quartiere è stato ufficialmente inaugurato: ora ospita non solo famiglie, ma anche single e coppie adulte. In tutto dieci appartamenti e dieci abitazioni unifamiliari.
L’idea di dare vita a una città realmente a misura di bambino risale al 1995, nell’ambito di un esperimento pedagogico nelle scuole d’infanzia: i bimbi disegnano la casa dove avrebbero voluto abitare. Detto fatto, tre anni dopo il centro di Correggio viene invaso da case di cartone pensate e decorate da piccoli architetti in erba, e nel 1999 i risultati della ricerca sono diventati una mostra e un libro, il “Manifesto delle esigenze abitative dei bambini e delle bambine”, illustrato da Emanuele Luzzati. Il sogno diviene realtà abitabile grazie alla cooperativa di abitanti Andria, che inizia la costruzione del quartiere nel 2003. Dietro alle case colorate di questo “Paese dei balocchi” formato emiliano si possono riconoscere citazioni d’autore, da Gaudì a Hundertwasser, ma formulate con soluzioni architettoniche originali che gli hanno guadagnato nel 2001 il premio Peggy Guggheneim.
Quindi, case vere di cemento e mattoni ma “trasparenti, dure fuori ma morbide dentro, decorate, intime, tranquille, giocose, grandi, bambine, magiche”. E così, girando, ci si può imbattere in cancelli con grossi nasi, comignoli a forma di nido, pietre preziose incastonate nelle porte, lampioni come uccelli appollaiati. Ogni casa ha il suo nome, oltre il numero civico, per distinguersi dalle altre: c’è la casa Trasparente, quella Fienile, quella Albero, e il condominio è la Casa-Torre, con uno scivolo a ogni rampa di scale. Per entrare in garage bisogna essere ingoiati dalla bocca di un gigantesco mostro che ride, ma dentro poi ci si trova davanti a campi da basket e di pallavolo.
Si può poi passeggiare in via Rodari – quale nome migliore nel quartiere dei bambini, di quello dello scrittore di fiabe – da lì vedere l’Officina dei Coriandoli, il luogo della comunità aperto alle riunioni. E non si pensi di dover evitare il traffico, perché qui non ce n’è. Tutto sembra perfetto, insomma, in questo angolo di mondo che sembra uscito da Paperopoli o Topolinia. Ma c’è da chiedersi cosa ne sarà quando i bambini saranno cresciuti.