Da più di due settimane ormai è stata approvata la cosiddetta Legge “Anti-Kebab”, ossia la legge regionale della Lombardia che «disciplina della vendita da parte delle imprese artigiane di prodotti alimentari di propria produzione per il consumo immediato nei locali dell’azienda».

È stata voluta su proposta del leghista Daniele Belotti e dell’azzurro Carlo Saffioti per colpire nella fattispecie i locali fast-food arabi, come chiosa il nomignolo con cui è nota. I problemi di ordine pubblico sollevati dai kebabbari, che la legge vorrebbe arginare, erano il richiamare rumorosi «assembramenti» di extracomunitari sui marciapiedi e il restare aperti 24 ore su 24. Dopo sei mesi di revisione l’ordinamento giudiziario è stato approvato, in sei punti che hanno preoccupato gestori e clienti di tutti i take-away della regione.



Esaminiamo un po’ più da vicino la leggina: gelaterie, pizzerie d’asporto, paninari, piadinerie di sorta dovranno infatti chiudere entro l’una di notte, salvo deroghe del sindaco locale, scontentando i nottambuli della movida lombarda; dovranno fornire bicchieri e posate usa e getta (ma non era già così?); subiranno limitazioni per l’inquinamento acustico. Inoltre, articolo 2 comma 2, « E’ consentita la vendita, da parte delle imprese artigiane, degli alimenti di propria produzione per il consumo immediato nei locali adiacenti a quelli di produzione, con esclusione degli spazi esterni al locale ove si svolge l’attività artigianale, tramite l’utilizzo degli arredi dell’azienda e di stoviglie e posate a perdere, ma senza servizio e assistenza di somministrazione». Questo è un punto controverso della legge, perché ambiguo e scatenatore di polemiche. La domanda che i più si sono posti è stata: sarà ancora possibile per i clienti di Luini, mitica panetteria dietro al Duomo, gustare i panzerotti ancora caldi davanti al negozio, come si è sempre fatto? Carlo Saffioti, il relatore della legge (Pdl), spiega il cavillo come necessario «per evitare che tali locali chiedano l’autorizzazione ad installare un dehor», e vuole sfatare «interpretazioni strumentali»: «Se un cliente mangia il gelato in piedi o seduto su una panchina pubblica all’esterno della gelateria può tranquillamente continuare a farlo. Se mangia il gelato al tavolino, sotto un gazebo o all’interno di dehors installati dal titolare della gelateria, allora è vietato. Ma non è una novità: già oggi in base alla legge Bersani, i laboratori artigianali non possono prevedere l’allestimento di arredi esterni per la consumazione dei propri prodotti».



Ad ogni modo, effetto sicuro della legge è stato scatenare bagarre, di certo impreviste.

Le stroncature maggiori alla legge sono arrivate ovviamente dalla parte politicamente avversa ai proponitori: consiglieri regionali e comunali di centrosinistra hanno invitato il 23 aprile in via Borsieri a Milano a mangiare kebab e gelato sul marciapiede, come protesta (tra tante altre).

Anche l’ Associazione per la difesa e l’orientamento dei consumatori si è schierata contro. Il portavoce Carlo Pileri ha parlato di «ennesima legge assurda»: «Prevedere la chiusura notturna all’una e il divieto di consumazione dei cibi sui marciapiedi fuori dai locali significa, in pratica, obbligare l’attività a chiudere in poco tempo, dato che il grosso del loro commercio avviene proprio di notte».



Ma non sono mancate critiche e insinuazioni dai colleghi di partito. Benedetto Della Vedova, deputato del Pdl ha dichiarato: «La legge è un provvedimento demagogico, che, usando a pretesto ragioni di ordine e sicurezza pubblica, difende gli interessi corporativi di esercizi (bar, pizzerie e ristoranti) che, non solo in Lombardia, ma in tutto il mondo avanzato, subiscono la concorrenza di laboratori artigianali apprezzati da molti consumatori per l’ottimo rapporto qualità/prezzo. C’è qualcosa di paradossale nel fatto che una delle regioni più ricche e civili d’Europa, strizzando l’occhio alla propaganda “etnicista” della Lega e rispondendo alle richieste di aiuto di una parte del mondo del commercio, voti un provvedimento che finisce per dichiarare fuorilegge il cono gelato mangiato per strada. Peraltro, a noi pare che il provvedimento colpisca la parte migliore degli immigrati, coloro che fanno impresa, che investono e lavorano».

Volendo fare un bilancio, dato che comunque sarà possibile mangiare il kebab incriminato sul marciapiede, potremmo concludere che la legge ha sollevato un bel polverone e ha cambiato poco l’ordine pubblico. Oltretutto non vieta in generale gli «assembramenti» per evitare i quali era nata, che saranno comunque possibili, sebbene abbia eliminato una delle cause. Attendiamo le conseguenze a lungo termine sul mercato dei fast-food (per lo più negative)e sulla sicurezza (probabilmente nulle). Unica certezza è che la legge non giocherà a favore della comodità dei clienti.