«Pronto, vigili urbani? Ho aperto il frigorifero e ho sentito uno strano rumore. Poi ho visto su un ripiano un animale, un gambero. È rosso e minaccioso. Che devo fare?». È l’estate del 1995: a Massarosa, provincia di Lucca, i gamberi invadono le case come gli uccelli di Hitchcock. «In diversi se li ritrovano nel giardino. Qualcuno nel lavandino. Qualcun altro, appunto nel frigorifero», racconta Giovanni Cecchi, assessore all’ambiente del comune di Massarosa. Questi esseri rossi e cheluti apparivano ovunque, anche per strada schiacciati dalle macchine, e la gente era disorientata. Nascevano comitati per arginare la situazione e screzi con gli abitanti di Torre del Lago, pure loro invasi, che accusavano quelli di Massarosa di aver importato questi animali. Al momento in cui ci si accorgeva “dell’emergenza”, infatti, era ormai tardi: da Massarosa gli animali si erano diffusi in tutto il lago e anche in diversi corsi d’acqua confinanti.



Ora sembra che questi gamberi rossi siano tornati e forse sono stati avvistati in Toscana.

I fatti degli anni Novata – Tutto cominciò fra il 1991 e il 1992. Allora una piccola società di Massarosa, vicino al lago di Massaciuccoli, importò dei gamberi rossi d’acqua dolce americani –nome scientifico Procambarus clarkii- per allevarli.



Queste creaturine, soprannominate anche “gamberi killer”, sono animali d’acqua dolce originari del Centro-Sud degli Stati Uniti e del Nord-Est del Messico. Non sono, naturalmente, pericolose per l’uomo, che anzi le ha importate in tutto il mondo perché facili da allevare.

Come spiega la dottoressa Francesca Gherardi, ricercatrice presso l’Università di Firenze e membro dell’International Association of Astacology, il gamberetto in questione è infatti naturalmente progettato per la competizione. Si riproduce in maniera massiva più volte l’anno; è adattabilissimo, perché riesce a stare 24 ore fuori dall’acqua spostandosi quindi da un canale all’altro, sta bene sia al caldo che al freddo ed è immune alla “peste del gambero”; mangia di tutto (purtroppo anche i germogli delle coltivazioni e girini di specie protette come il tritone); sa costruirsi tane nella terra degli argini dove si protegge nei momenti più delicati (quando fa troppo caldo o freddo, durante la muta), tane che però nuocciono alla pulizia dell’acqua e alla stabilità dei canali; infine non ha nemici naturali, anche se ultimamente i cormorani e gli aironi nostrani hanno iniziato ad apprezzarlo.



Fatta questa breve presentazione è facile intuire come, quando nel ’95 alcuni esemplari sono “fuggiti” dall’allevamento a causa di un’alluvione, il piccolo yankee abbiano colonizzato in men che non si dica tutto il circondario, scatenando le scene d’invasione di cui sopra.

Come è corsa ai ripari Massarosa, allora, per eliminare l’ecomostricciattolo? Si decise di dare delle licenze di pesca, promuovendo così quello che viene definito “prelievo attivo. Togliere quindi il gambero dal lago del Parco di San Rossore diventò in qualche modo una risorsa da sfruttare, anche economicamente.

Purtroppo a quanto pare la “soluzione” ha peggiorato la situazione, o meglio, ha diffuso ulteriormente il gamberaccio in Italia. Nell’ottobre 1995, a seguito di un articolo a lui dedicato su Pesca in, c’è stato un vero e proprio boom di pesca al gambero americano: sulle rive del lago si vedono, la domenica, macchine da ogni parte d’Italia, specialmente dal Nord: Parma,Modena, ad esempio. Guarda caso proprio le province dove in seguito è stato avvistato il gambero rosso. L’espansione è infatti favorita dal trasporto di animali vivi da parte di gitanti e pescatori della domenica. Il piccolo conquistatore sembra ormai inarrestabile.

Ma quindi che fare? La soluzione migliore è stata quella adottata dagli spagnoli. Sono riusciti a realizzare degli allevamenti controllati e adesso, addirittura li riesportano negli Stati Uniti, naturalmente morti, surgelati o comunque lavorati. Lo yankee, quindi, tornava a casa. «

In attesa di verificare che effettivamente sia tornato lo scomodo gambero, noi proponiamo anche una soluzione culinaria: Caciucco alla livornese, come quello rivisitato dal ristorante La Mora di Ponte a Moriano. Da Gambero Rosso.