Il papero più famoso del mondo è giunto al suo 75mo compleanno. Come per il suo “collega” Topolino, abbiamo chiesto a Corrado Mastantuono, da anni disegnatore per la Disney Italia, di raccontare la nascita di questo simpatico personaggio e il segreto del suo successo.

 

Come per Topolino, la prima domanda verte sul segreto della longevità di questo personaggio. In cosa consiste la fortuna di Paperino?



La longevità di Paperino è molto meno misteriosa di quella di Topolino. Quest’ultimo infatti deve il suo successo sostanzialmente al fatto di essere divenuto un marchio di fabbrica, un brand di una multinazionale come la Disney.

Paperino invece ha il dono di una simpatia oggettiva perché ha la grande capacità di far sì che tutti si possano riconoscere in lui.



Poi, a differenza di Topolino, non è legato a nessun ruolo specifico. Se infatti da una parte riesce a incarnare perfettamente il tipo ideale di casalingo pantofolaio è altresì capace di calarsi anche in situazioni avventurose e uscirne a suo modo bene. Inoltre i tratti mediante i quali viene disegnato gli regalano una fisionomia eccezionalmente espressiva. Direi quasi che è innatamente capace di “recitare” pressoché tutte le parti che gli vengono affidate.

Come si è evoluta la figura di Paperino nel corso degli anni?

In primo luogo sottolineerei un aspetto. Paperino è il primo personaggio nella storia dei disegni animati e dei fumetti ad avere caratteristiche negative. È dispotico, irruente, nervoso, assai lontano dalle figure eroiche o dalle brave persone affidabili e rassicuranti. Inaspettatamente questo tipo di carattere fece simpatia fin dai primi tempi. Per questo motivo l’evoluzione di Paperino non ha mai registrato cambiamenti radicali nel personaggio. Topolino, ad esempio, nel corso degli anni si è sempre più decisamente spostato verso il ruolo di detective, o comunque di metodico risolutore di situazioni.



Paperino in fin dei conti è sempre rimasto lo stesso papero oppresso dai debiti, amante dell’amaca e tiranneggiato dallo zio.

Certo, nel tempo sono poi nati personaggi come Paperinik, o Double Duck, ma si tratta di “alter ego”, non di vere evoluzioni.  

Quali sono o sono stati i più grandi disegnatori di Paperino?

In primo luogo colui che ha inventato il suo mondo, il mitico Carl Barks. Non solo Barks fu il primo grande disegnatore di Paperino, ma fu anche l’ideatore gran parte di ciò che ancora oggi lo circonda, a cominciare da Zio Paperone (Uncle Scrooge). Ma anche Paperina, Ciccio, Nonna Papera e la stessa Paperopoli sono sue invenzioni.

Dopo Barks, che peraltro visse quasi un secolo, l’America ha conosciuto altri ottimi disegnatori, ma anche qui in Italia abbiamo avuto delle penne fantastiche. La più importante è quella dello scomparso Romano Scarpa, ma vanno ricordati anche Freccero, l’irraggiungibile Cavazzano e moltissimi altri.  

C’è un motivo per cui il mondo di Topolino sembra aver privilegiato rapporti di amicizia e quello di Paperino di parentela?

Bisognerebbe chiederlo a Barks. Secondo me tutto nasce proprio dall’ideazione di Uncle Scrooge. Sicuramente non si tratta di una decisione nata a tavolino, ma della forza che Barks riuscì a imprimere alle sue creature. In realtà infatti anche Topolino avrebbe dei nipoti (Tip e Tap) e una zia (Zia Topolinda), ma si tratta di personaggi il cui spessore non riesce quasi mai a fare presa sui lettori.

Barks invece è riuscito a creare dei caratteri così forti da far sì che diventassero autonomi. Un’autonomia che è nata, paradossalmente, dallo strettissimo legame funzionale con il protagonista. Zio Paperone, o per esempio Qui Quo e Qua, sono parte così integrante della vita di Paperino da esigere che abbiano una “vita” propria a tutti gli effetti. La vita privata di Zia Topolinda invece difficilmente potrà interessare qualche lettore.

Questo fenomeno si è verificato anche in Italia, come nel caso di Brigitta, inventata dal sopracitato Romano Scarpa. 

In occasione degli ottant’anni di Topolino lei fece accenno alle problematiche editoriali legati al politically correct. Per Paperino, considerando appunto il suo carattere particolarmente irascibile, i problemi si sono acuiti? 

Certo, in relazione a Paperino, visto il carattere, le cose si fanno più difficili su questo versante. Però, come dissi anche a proposito di Topolino, la situazione peggiore riguardò gli anni novanta, quando un’epoca di buonismo esasperante attraversò il mondo editoriale imponendo spesso anche correzioni grossolane ad alcune sceneggiature e anche a qualche disegno.

Ora le cose hanno preso un andamento un po’ più normale. Le censure si limitano a problematiche un po’ più comprensibili. Dopo l’esordio di Manetta straordinariamente senza sigaro, che tra l’altro da anni tiene spento, sono diminuiti in generale i tagli a tutte le situazioni che fino a pochi anni fa venivano considerate imbarazzanti. Basta pensare che abbiamo ottenuto il permesso di far dire a un nostro personaggio la battuta minacciosa: «segnati le ossa che ora te le mischio». Questo era impensabile una decina di anni fa.