Anche le favole ormai sono alimentate da fattori tecnologici. Un tempo si raccontavano storie di cani sperduti o abbandonati che dopo anni tornavano all’abbraccio commosso dei loro padroni. Per non parlare poi del leggendario Balto, il cane che salvò un intero gruppo di bambini affetti da difterite percorrendo più di 1.500 chilometri fra i ghiacci per recar loro i medicinali. Stavolta le cose, sebbene ugualmente suggestive, sono andate diversamente. Non si parla più di istinti ancestrali, ma di nanotecnologie. Correva l’anno 2000 quando, nei pressi di Melbourne una famigliola decise di applicare un microchip ipocutaneo alla propria cagnetta. Quest’ultima un brutto giorno decise di scappare di casa facendo perdere le proprie tracce. Le speranze si erano ormai perse quando, dopo ben nove anni di ricerche, il segnale inviato dal microchip di Muffy, questo il nome dell’animale, è stato recepito a circa 2.000 km di distanza. Immediatamente sono scattate le operazioni di recupero e la simpatica cagnetta è stata ricondotta al focolare domestico incredulo dell’evento, ma al colmo della gioia.