«Dio creò Mauritius e poi il Paradiso terrestre»: così scrisse Mark Twain in Following the Equator per dare un’idea della straordinaria bellezza delle isole situate nell’Oceano Indiano, a circa 900 chilometri dal Madagascar. Natura incontaminata, foreste rigogliose, sabbia bianchissima, acque cristalline, fiumi laghi, sentieri e cascate – tutto a portata di turista –  ne fanno una meta ambitissima. La Repubblica di Mauritius, oltre all’omonima isola principale, comprende l’isola di Saint Brandon, di Rodrigues e le Isole Agalega e la varietà dei suoi paesaggi inediti rispetto al conosciuto la rendono, effettivamente, la cosa più simile a come si può immaginare il paradiso.    



Lunga 58 km larga 47 km da est a ovest, l’isola principale corrisponde all’incirca all’area metropolitana di Londra e le sue ridotte estensioni permettono a chi vi si inoltra di godere delle sue peculiarità pur non avendo a disposizione molto tempo. Tra tutte, una delle zone che maggiormente merita di essere visitata, è quella a 4 chilometri a sud del villaggio Chamarel, poco distante dalle cascate di Tamarin. Si tratta di un variopinto “mini-deserto” immerso nel verde, dai risvolti suggestivi e misteriosi: le terre colorate di Chamarel.



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LE TERRE COLORATE – Sul versante sud occidentale, al centro dell’isola, la chimica vulcanica ha dato vita ad uno degli spettacoli più suggestivi che la natura è in grado di offrire. Si tratta de le Terres de Couleurs, in francese, prima lingua delle isole. La zona è recintata e per raggiungerla è necessario pagare un biglietto. Il turismo selvaggio degli ultimi anni, infatti, e la consuetudine di portarsi a casa dei souvenir paesaggistici hanno messo a repentaglio l’incontaminazione del luogo. Per giungervi si passa attraverso una larghissima strada sterrata di terra rossa circondata da piantagioni di ananas e caffè. A poco meno di un chilometro, si è introdotti alla terre da un altro panorama mozzafiato: quello delle cascate di Chamarel. Alte oltre 100 metri, sono visibili da un belvedere situato su un’altura di fronte al salto. Le cascate si formano dal salto dei fiumi St.Denis e Viande Salee e sono immerse in una rigogliosa vegetazione. Ancora un chilometro circa, e si raggiungono le Terre di Chamarel.



– Una volta sul posto, la veduta lascia senza fiato: una collinetta cangiante, priva di vegetazione, costituita da dune di roccia e sabbia. La zona appare come un caleidoscopio animato e pulsante. Si distinguono 7 colori, dal giallo al viola, passando per il rosa e il blu. Oltre a infinite sfumature che si avvicendano di continuo rendendo la zona sempre differente agli spettatori attoniti. L’esposizione alla luce, specie al mattino presto o alla sera prima del tramonto, ne amplifica l’incanto. Quando piove, poi, le tinte si mescolano, e la collina sembra una mare in tempesta modellato dall’estro di un artista. Non è finita. Perché una volta che il sole torna a splendere sulla collina, e la terra si asciuga, la mescolanza lascia il posto alla distinzione. E le 7 diversi gradazioni di colore tornano visibili. Un mistero, apparentemente inspiegabile, così come il motivo dei tanti colori.

 

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IL MISTERO DEI COLORI – Come tutte Isole Mauritius anche le terre colorate hanno origine vulcanica. Il materiale che costituisce le dune proviene da rocce vulcaniche che, nel corso degli anni, si sono raffreddate con tempi, modalità e temperature differenti. Successive eruzioni hanno fatto sì che si depositassero diversi stati di polveri, ceneri, e lava, dando vita a un lento processo di erosione dal quale si sono sviluppati i differenti colori a seconda del grado di ossidazione dei metalli contenuti nel materiale magmatico. 

– Nella stessa eruzione vulcanica le particelle della prima fase hanno un colore e una consistenza diversa da quelle finali. Man mano che si sviluppa il processo di raffreddamento, nella massa lavica si creano dei cristalli che si uniscono tra di loro a seconda del fatto che la loro conformazione e il loro peso specifico siano simili. E’ probabile, quindi  – secondo alcuni geologi – che le particelle di sabbia dotate di differenti colori si ri-ispongano in base al loro peso specifico e all’affinità molecolare. Nel materiale vulcanico, infatti, sono presenti tantissimi minerali differenti, come il ferro e la magnetite che si orientano secondo le proprie peculiari caratteristiche magnetiche.

 

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