Simboli di unità e tradizione, anche le bandiere possono cambiare. Di solito, avviene dopo un cambio di regime, dalla monarchia alla repubblica con conseguente sparizione del simbolo reale. Ma non sempre, e quasi mai con il consenso di tutta la popolazione interessata…

Da pochissimo il Myanmar ha una nuova bandiera. Lo ha deciso la giunta militare che governa il paese asiatico dal 1988. E’ uno dei tanti modi con cui questo regime cerca di dare una identità tutta nuova al paese, uno dei modi per cercare di debellare ogni istanza di ribellione al regime stesso cancellando la memoria del passato. Fino al colpo di stato del 1988 infatti il paese si chiamava Birmania.



La nuova denominazione Myanmar fu decisa per ingraziarsi le minoranze etniche del paese: la denominazione di Birmania legata all’etnia maggioritaria dei Bamar, è come tale sgradita alle minoranze locali, spesso in lotta contro il potere centrale; per questo è stata modificata in Myanmar, nome etnicamente neutro, dopo il colpo di stato del 1988. Il nome “Myanmar”, abbreviazione di “Myanma Naingngandaw” si diffuse inizialmente con l’arrivo dei Mongoli nel XIII secolo, ma non prese mai piede in quanto l’etnia dominante continuò a riferirsi a se stessa ancora con il termine Bamar, al posto di Myanma.



Il Mramna in birmano è inoltre la lingua scritta ed è forse questa l’origine del nome attuale. Solo nel 1989, venne imposto il nuovo nome dalla giunta militare, soppiantando quello precedente di Birmania, nome ufficiale dal 1948 al 1989, come avvenne per Rangoon, ora Yangon, nel tentativo di ingraziarsi le minoranze etniche. Adesso è giunto il cambio di bandiera.

Quella precedente era fatta da un campo rosso (simbolo di valore e coraggio) in cui sulla sinistra in alto era posto un quadrato blu (simbolo della pace e della stabilità) con all’interno una pannocchia di riso (simbolo della classe contadina) e un pignone (simbolo della classe operaia) circondati da 14 stelle (una per ogni stato e divisione). Adesso si cambia: la bandiera diventa composta da tre strisce orizzontali, la più bassa rossa (simbolo del valore), quella in mezzo verde (simbolo della pace) e quella superiore gialla (simbolo della solidarietà). Al centro, una stella bianca. In conmteporanea cambia nuovamente anche il nome dello stato, che diventa Repubblica dell’Unione del Myanmar e non più Unione del Myanmar.



Tutti contenti? Non proprio. Il dibattito è molto acceso, la cosa non è stata accettata di buon grado dalla popolazione. C’è chi la considera “una schifezza” dal punto di vista grafico: “Sembra fatta con un programmino di grafica per computer da quattro soldi”. C’è chi invece ne dà una lettura squisitamente politica, vista la brutalità del regime dei militari: “Il giallo sta per Than Shwe (il capo del regime) il verde per i soldi e il rosso per il sangue”.

 

Altri ancora parlano di plagio, in quanto la bandiera ricorda quella di altri stati come il Ghana, l’Etiopia e la Lituania. C’è chi scherza amaramente: “Il governo è così anti americano che persino avere gli stessi colori degli Stati Uniti non gli andava bene”.

Nel piccolo paese agli antipodi da noi, da qualche tempo è sorto un vero dibattito popolare sulla necessità di cambiare la bandiera. Addirittura c’è un gruppo su Facebook con più di 23mila iscritti (tenendo conto che la popolazione complessiva non arriva a quattromilioni e mezzo, è un bel numero) che sostiene il cambio di bandiera. Com’è oggi la bandiera neozelandese?

E’ simile a quella di alcune ex colonie inglesi: in un triangolo in alto a sinistra troneggia ancora l’Union Jack, la bandiera del Regno Unito, su un campo blu con quattro stelle, le quattro isole che la compongono. Perché cambiarla? Lo vogliono i neozelandesi di origine maori, gli antichi abitanti di queste isole. La bandiera attuale è simbolo del vecchio colonialismo, e non rappresenta la matrice “tino rangatiratanga”, cioè maori. Diverse sono le ipotesi di cambio, una delle quali prevede una bandiera con due bande rossa e nera con in mezzo un simbolo grafico bianco di origine maori.

Uguale problema si pone per la vicina (ma molto più vasta) Australia. La bandiera australiana è molto simile a quella neozelandese. Stesso campo blu, stesso triangolo laterale con l’Union Jack più sei stelle, quelle dei sei stati che la compongono. I motivi dietro la richiesta di cambio sono più o meno gli stessi dei vicini neozelandesi: la bandiera attuale è troppo un ricordo della passata dominazione inglese, quello che si vorrebbe è qualcosa che ricordi l’originale popolazione aborigena. Esiste in Australia un movimento che sostiene questo cambio, si chiama “Ausflag”.

I motivi principali dietro la richiesta di cambio, oltre alla presenza della bandiera inglese: nella bandiera non sono rappresentati i colori ufficiali del’isola, verde e oro. La bandiera non riflette l’attuale composizione multiculturale dell’Australia, mettendo in preminenza solo i primi coloni inglesi. Ma anche l’idea di sostituirla con i colori aborigeni non ha trovato grande sostengo generale, sebbene nel 1995 il governo australiano ne abbia approvato l’ufficialità: si tratta di un cerchio giallo (il sole) in mezzo a due bande orizzontali nera (superiore, simbolo degli aborigeni) e rossa (inferiore, la terra rossa ocra e anche motivazione spirituale).

Diverse alter bandiere sono state cambiate in tempi recenti. Il caso più significativo è quello dei paesi un tempo appartenenti al blocco sovietico che hanno eliminato le falci e i martelli presenti nei loro stendardi, mentre la Russia ha completamente cambiato bandiera, tornano all’antico stendardo pre rivoluzione ovviamente senza il simbolo degli zar. Hugo Chavez, il presidente venezuelano dai modi alquanto dittatoriali, ha imposto dei cambiamenti alla bandiera del Venezuela, che diventeranno effettivi dal 12 marzo prossimo in concomitanza con la Giornata della Bandiera della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

La modifica principale riguarda la posizione del cavallo nello scudo, che non sarà più rivolto verso destra con la testa girata a sinistra, ma sarà rivolto a sinistra con la testa alta e con lo sguardo in avanti. Nello scudo sarà modificato il numero dello spighe che passano da 20 a 24, una per ogni stato venezuelano; quindi verranno aggiunti un machete, una canoa, arco e frecce, in onore degli indios originari e degli schiavi arrivati dall’Africa. Nella lista orizzontale centrale blu, le stelle bianche passeranno da sette a otto. Le stelle simboleggiano gli stati originari del Venezuela, il passaggio ad otto rappresenta la controversia storica sui territori della Guayana, colonia britannica, poi diventata indipendente col nome di Guyana.

Il cambio del numero di stelle della bandiera ha anche un forte significato politico, come si legge nelle parole del presidente: «Otto stelle, non sette. Così volle Bolivar nel 1811, al momento dell’indipendenza». La sua affermazione è contestata dallo storico Gillermo Moron: «Stupidaggini, le province che firmarono l’atto di separazione dalla Spagna furono sette, questo è un fatto storico e immutabile per il Venezuela».