E’ morto a Genova all’età di 79 anni, il poeta, scrittore e critico Edoardo Sanguineti. Intellettuale di spicco nel panorama culturale italiano, Sanguineti è nato nel capoluogo ligure il 9 dicembre del 1930. Ha dedicato la sua vita alla sperimentazione linguistica. L’intellettuale, rappresentante della neoavanguardia italiana, è stato uno dei fondatori e teorico più famoso, insieme ad Angelo Guglielmi, del Gruppo 63, «il risultato dei legami e dei contatti culturali maturati nei precedenti anni».



LA FORMAZIONE E LA POESIA – Si forma a Torino, dove frequenta la facoltà di Lettere e Filosofia, e proprio negli anni Cinquanta riesce a cogliere il movimento culturale che anima la città piemontese. In questi anni si interessa anche alla musica e in particolare al jazz: passioni che gli sarebbero servite più avanti nella sua attività di compositore per il teatro. A Torino continua a vivere e a insegnare come professore all’università, mentre inizia la stesura del suo poema più famoso, Laborintus, che viene pubblicato nel ’56 passando però inosservato: solo anni più avanti troverà il riconoscimento dovuto.



UNA PRODUZIONE VARIA – Ha vissuto sempre in bilico tra il desiderio di sperimentare liberamente con le parole e in autonomia e la passione per la carriera accademica, che, spesso e volentieri, diventa il tramite della sua produzione letteraria. La sua tesi di laurea è stata la premessa di moltissimi componimenti che sarebbero seguiti negli anni a venire, in particolare i suoi numerosi lavori critici sull’opera dantesca, sul Realismo di Dante e sul Dante Reazionario, dai titoli dei suoi studi.

Nelle sue ricerche all’interno della neoavanguardia si ispira a Pound, figura centrale per i numerosi richiami alla psicoanalisi e per il suo plurilinguismo. Ama le citazioni, soprattutto straniere, e lavora sui testi come se dovesse comporre un puzzle di punti di vista differenti, ma uniti tra di loro da un filo comune. Il suo verso è «un recitativo drammatico dove la soluzione metrica è rigorosamente atonale e, si potrebbe dire, gestuale», come ha scritto Alfredo Giuliani, altro appartenente del Gruppo 63.



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LA NARRATIVA – Negli anni Sessanta si dedica anche al romanzo: il suo più famoso e tradotto è «Capriccio italiano», pubblicato nel 1963, che per la trama ha fatto molto discutere i benpensanti dell’epoca, vista la centralità di temi legati all’inconscio, all’onirico e alla sfera sessuale. Questo lavoro, insieme a «Il gioco dell’oca», del 1967, è raccolto in «Smorfie», che contiene i due romanzi, oltre a diversi altri testi di poesia.Notevole anche la produzione saggistica di Sanguineti che mette in evidenza la sua figura di intellettuale moderno. Degni di nota soprattutto gli studi su Dante Alighieri.

Ma a Sanguineti questo non basta. Diventa così anche autore teatrale («K e altre cose» -1962; «Storie naturali» -1971; «Faust. Un travestimento» – 1985 e «Commedia dell’inferno» -1989) e scrive libretti per le musiche di Luciano Berio, oltre a essere l’autore del soggetto per una riduzione dell’«Orlando furioso» per la regia teatrale di Luca Ronconi. Parallelamente all’attività poetica, narrativa e critica, nel 1969, con lo scioglimento del Gruppo 63, Sanguineti affronta una nuova sfida lanciandosi nel mondo della politica.

L’ATTIVITA’ POLITICA – Si trasferisce Genova, la sua città natale, con l’amata moglie Luciana e i figli, per occupare la cattedra di Letteratura Italiana in università e nel capoluogo ligure inizia la sua carriera politica lavorando per il consiglio comunale. Inizia anche a scrivere per molti quotidiani, compresa la sua più importante collaborazione con l’Unità. Nel 1979 fino al 1983, spinto da un forte desiderio di essere sempre più coinvolto nella vita sociale italiana, diventa onorevole nelle liste del Pci. Svolge attività politica fino al 2007, quando si candida alle primarie per diventare sindaco di Genova, sostenuto dal Partito dei Comunisti italiani, dal Partito di Rifondazione Comunista e dall’Unione a Sinistra. Sanguineti ottiene il 14% dei voti. Fino all’ultimo scrive sulle pagine del Secolo XIX.

LA FINE  – Uomo schietto e  ironico, come quando si è prestato per la pubblicità di una nota marca di jeans, Edoardo Sanguineti ha segnato con decisione gli ultimi cinquanta anni della poesia e della letteratura del nostro paese. In una intervista pubblicata sul sito dell’editore Feltrinelli, Sanguineti dice: "Non ho ancora giudicato utile morire. Godo di una certa salute e quindi anche di una certa volontà di vivere. Per ora morire non mi serve". E’ stato un aneurisma a spezzare il grande poeta che è stato seppellito nel cimitero monumentale di Staglieno.

(Ilaria Morani)