Ex segretario del partito di destra Msi, Gianfranco Fini è il fondatore di Alleanza nazionale (An), che dal 1994 fa parte della coalizione di centrodestra guidata da Silvio Berlusconi. Fini nel tempo ha però progressivamente modificato le sue posizioni politiche e questo ha creato contrasti sempre più gravi con Berlusconi.
IL VOTO AGLI IMMIGRATI – Nell’ottobre 2003 per esempio Fini si è detto favorevole a concedere agli immigrati regolari il diritto di voto per le elezioni amministrative. Mentre nel 2005 si è smarcato dai contenuti della legge 40 sulla fecondazione assistita, approvata dal centrodestra, votando sì a tre dei quattro referendum abrogativi. Anche se lo scontro con Berlusconi si è inasprito dopo l’elezione di Fini come presidente della Camera. Ed è stato esasperato dal fatto che i due precedenti partiti, Forza Italia fondato da Berlusconi e An da Fini, nel 2008 si sono fusi nel Popolo della libertà (Pdl). Creando una convivenza forzata tra due personalità molto diverse come quelle del Cavaliere e di Fini.
L’ATTACCO DEL GIORNALE – Nel febbraio 2009 Il Giornale, quotidiano del fratello di Berlusconi, ha pubblicato un editoriale in cui, provocatoriamente, suggeriva di scegliere Fini come nuovo segretario del Partito democratico, principale partito di centrosinistra. «Si sa che Fini è stato fascista nella stessa logica con cui è divenuto antifascista – scriveva Il Giornale -. È un professionista della politica, ovvero un contenitore vuoto disponibile a riempirsi del liquido ritenuto in quel momento più potabile. A lungo Fini si è immaginato come delfino» di Berlusconi, ma «è una strada chiusa: a sinistra invece c’è il caos e la strada è aperta».
«CANDIDIAMOLO NEL PD» – Chi dunque, si chiedeva Il Giornale, «la può rimettere in carreggiata, ridargli quell’anima sociale e solidale?». Secondo il quotidiano, soltanto Fini. L’articolo ricordava come il Presidente della Camera abbia proposto «il diritto di voto agli immigrati», «difeso la laicità dello Stato», criticato in modo «severo il cesarismo» e «abbia già fatto sapere che Sanremo non gli piace». Sul tema immigrazione, citato dall’articolo, il presidente della Camera tra l’altro è tornato parlando di «odiosa associazione mentale tra criminalità e immigrazione». Neanche lo scoglio del fascismo per Il Giornale rappresenterebbe un problema: «Il Duce all’inizio era socialista, che c’è di male a sperimentare il percorso inverso?». Per poi concludere così: «La candidatura di Fini alla guida del Pd è perfetta». Ancora più aspro il titolo di prima pagina de Il Giornale del 7 settembre 2009: «Dove vuole arrivare il “compagno” Fini».
FINI ESPULSO DAL PDL – Il 22 aprile quindi è arrivata la resa dei conti in occasione del direttivo del Pdl, con Fini e Berlusconi che si sono fronteggiati in diretta tv. Da una parte il presidente del Consiglio, che lo ha rimbrottato: «Se vuoi fare politica lascia la presidenza della Camera». Dall’altra l’ex An, che ha ribattuto piccato: «Altrimenti cosa fai, mi cacci?». E la risposta è arrivata il 29 luglio, con l’espulsione di Fini dal Pdl. Un documento dell’ufficio di presidenza del partito e le parole di Berlusconi hanno chiuso la porta al «cofondatore» Fini e ai suoi fedelissimi. Interrompendo le mediazioni infinite e invitando l’ex An a lasciare il Pdl e la presidenza della Camera.
«COMPORTAMENTO IRRESPONSABILE» – «I coordinatori hanno svolto una relazione e hanno deciso di deferire ai probiviri gli onorevoli Briguglio, Granata e Bocchino, con la condivisione dell’ufficio di presidenza» ha spiegato Berlusconi nella conferenza stampa al termine del vertice del partito. «Si è presentato un dissenso da parte di Fini e degli uomini a lui vicini nei confronti del governo, della maggioranza e del presidente del Consiglio. Io non ho mai risposto, anzi ho sempre smentito i virgolettati che mi hanno attribuito. Abbiamo tenuto un comportamento responsabile, visto il momento di crisi che viviamo. Dopo l’approvazione di una manovra assolutamente indispensabile che ci ha richiesto l’Europa, abbiamo ritenuto fosse arrivato il momento non più differibile di fare chiarezza sulla situazione nel partito».
FUTURO E LIBERTA’ – Una rottura che ha modificato la scena politica: il centrodestra, uscito dalle elezioni con un’ampia maggioranza, si è trovato in difficoltà, con il rischio di una crisi di governo e delle elezioni anticipate. Fini ha infatti fondato un suo partito, chiamato Futuro e libertà per l’Italia (Fli), cui hanno aderito 35 deputati e dieci senatori. Mettendo così in forse la stabilità della coalizione di centrodestra. Il 29 settembre si è infatti arrivati al voto di fiducia alla Camera, in vista del quale molti onorevoli hanno cambiato partito in seguito alle pressioni dei vari leader (una tendenza in corso dall’inizio della legislatura).
I CAMBI DI CASACCA – Come scrive il sito di Rainews24, dal 2008 sono stati 77 infatti i «cambi di casacca» tra i deputati. Un via vai che ha coinvolto però 74 deputati perché tre onorevoli hanno cambiato gruppo parlamentare per due volte. Il Pdl ha iniziato la legislatura con 275 parlamentari, scendendo a 236; il Pd partiva da 217 e ne ha persi 11; la Lega ha iniziato con 60 e ne ha lasciato uno per strada, come l’Udc che oggi ne conta 34; l’Idv si è presentata a Montecitorio con 29 deputati e oggi ne ha 24. Tanto che il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, ha attaccato: «È in corso un’operazione che prelude all’ipotesi del governo Berlusconi-Bossi-Cuffaro. Ma poi sono in corso altre manovre, già successe in passato e che si ripetono. Se uno promette la rinomina o comunque uno stipendio è corruzione, roba da magistratura».
VOTO DI FIDUCIA – «Le accuse di compravendita di deputati sono inaccettabili», ha replicato a stretto giro Berlusconi, dopo il suo discorso programmatico. «E’ veramente paradossale che quando qualche parlamentare passa in un altro partito, questo sia eticamente valido e plausibile, e quando invece qualche altro decide di votare questo governo si possa vendere tutto questo come “calciomercato”. E’ inaccettabile e paradossale». Fatto sta che alla fine, il 29 settembre, la Camera ha dato la fiducia al governo Berlusconi solo grazie all’appoggio del Fli. Su 620 presenti, i sì sono stati 342, i no 275. Necessari anche i voti del Movimento per l’autonomia di Raffaele Lombardo, un altro partito «dissidente» nella coalizione di centrodestra. Contando solo Pdl e Lega nord, il governo non ha raggiunto i 316 voti che garantiscono la maggioranza assoluta, ma si è fermato a quota 303.
DOSSIERAGGIO – Nonostante questo, la Lega nord ha lanciato il suo nuovo slogan: «Federalismo subito». Il federalismo «partirà da gennaio 2011 a condizione che il Parlamento ci dia il parere entro il 2010: certi tempi sono nella disponibilità del Parlamento», ha dichiarato per esempio il ministro della Semplificazione, Roberto Calderoli. A partire dal 28 luglio inoltre la polemica tra Fini e Berlusconi è stata alimentata anche dalle notizie pubblicate da Il Giornale sulla casa di Montecarlo, ereditata da An, nella quale abita Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Fini, Elisabetta. Le inchieste molto dettagliate de Il Giornale hanno portato alcuni esponenti dell’opposizione a parlare di dossieraggio, accusando il quotidiano milanese di produrre dossier ad personam contro il presidente della Camera.
(Pietro Vernizzi)