Sbarca il primo turista dopo 20 anni e in Somalia non gli credono. In una terra devastata dalle guerre, sembrava incredibile che questo canadese fosse arrivato lì per “turismo”…
Somalia, un paese in perenne stato di guerra dal lontano 1991. Devastato da guerre civili e oggi senza quasi un governo centrale, in mano ai signori della guerra, a bande di guerriglieri islamici e anche sede dei famigerati pirati che imperversano sul mare assalendo le navi che passano di lì. In una situazione del genere è facile immaginarsi che ci sia ben poco di interessante per un turista se non pericoli e devastazione.
Non era così prima del 1990, quando i ribelli misero fine alla dittatura di Siad Barre. Belle spiagge, alberghi di lusso e clima ottimo per una vacanza. Già nel XIV secolo Mogadiscio, chiamata dai Portoghesi Mogadoxo era una grande, ricca e popolosa città, con cento grandi moschee e un porto fiorente per il commercio. Diventata colonia italiana nel 1905, nel 1930 a Mogadiscio vivevano ben 10mila cittadini italiani.
Mike Spencer Brown, 41 anni, canadese, ha imbracciato uno stile di vita che piacerebbe a tante persone. Dopo aver lavorato per anni come agricoltore, venditore di bigiotteria, importatore di mobili dall’Indonesia e chissà che altro, un bel giorno ha venduto tutti i suoi averi. Tutto ciò che ha adesso è uno zaino con lo stretto necessario per vestirsi. E ha deciso di passare il resto della sua vita a girare il mondo, sorta di turista obbligato: ha già visitato 160 nazioni.
Dal natio Canada ai villaggi dei pigmei nel Congo, dalla Groenlandia al Kazakistan. E anche zone di guerra come Afghanistan e Iraq. Trovandosi già in Africa, nelle ultime settimane, si è detto: perché la Somalia no?
Perché no? Semplice: perché in Somalia non entrano turisti esattamente da vent’anni. Quando infatti è sceso da un volo all’aeroporto di Mogadiscio, i funzionari lo hanno guardato sbalorditi e gli hanno detto di risalire immediatamente sul velivolo. Hanno cercato di consegnarlo ai caschi verdi delle truppe per la pace ugandesi. Mike Brown non ci ha pensato nemmeno, ha usato tutti gli espedienti che gli venivano in mente ed è riuscito a rimanere. Quanto?
Solo 48 ore,che comunque oggigiorno a Mogadiscio non è che sia molto da vedere. Con una t-shirt con su scritto “I Love Turkey” e il suo immancabile zainetto, si è recato al Peace Hotel (nome stravagante per il luogo dove si trova) con vista su una bella spiaggia infestata di mine. Tutti lo guardavano incuriositi: qua si vedono solo guerriglieri e sempre più rari cooperanti di associazioni religiose o pacifiste.
Mike si è fatto una passeggiata – sempre sotto attenta scorta militare – per le vie del centro, qualche foto con soldati e lui stesso con in mano un mitragliatore, come si vede sulla sua pagina Facebook. E’ finito anche sulle prime pagine dei giornali locali come autentica curiosità. Il giorno dopo via da Mogadiscio: non esistendo un ministero per il turismo, nessuno gli sapeva dire che cosa visitare.
A parte che muoversi per il paese è praticamente impossibile. "E’ la prima persona a venire a Mogadiscio per turismo da decenni a questa parte, ma disgraziatamente non è un buon momento", ha commentato un funzionario dell’immigrazione. "La Somalia è l’ultimo e il più pericoloso dei Paesi della mia lista, ma ora che sono qui sono felice di averlo fatto", ha raccontato Brown. "Anche se mi hanno ordinato di non abbandonare l’albergo per motivi di sicurezza, continuo a pensare che la Somalia sia un posto interessante, con gente che ha sense of humour. Quando dicevo che ero un turista si mettevano tutti a ridere".
Adesso il simpatico canadese progetta un viaggio in un altro paese africano altrettanto pericoloso, il Sudan, esattamente l’area tribale dei dinka nel sud: “Potrei aiutare a difendere un villaggio da un attacco janjaweed come in uno di quei vecchi film sulle guerre zulu” ha commentato.
Esiste una lista vera e propria di paesi a rischio il soggiorno nei quali è vivacemente sconsigliato dalla Farnesina, il nostro ministero degli esteri. Ecco qualche esempio, a parte la Somalia come già avrete capito. La Repubblica democratica del Congo: violenti scontri imperversano nel paese dopo i risultati delle elezioni del 30 luglio. Il Bahrain è paese a rischio terrorismo: chi si vuole proprio recare, dovrà evitare i luoghi di culto ed evitare atteggiamenti e vestiti che possano offendere la popolazione locale.
Sconsigliato è anche il Sri Lanka: incidenti, atti terroristici, episodi di violenza nel nord e nel nord est del’isola. Lo scorso 28 maggio un gruppo di turisti rimase ucciso per l’esplosione di una mina durante la visita del parco nazionale di Wilipattu. Da evitare è poi l’Etiopia, così come lo Yemen, paese a elevato rischio rapimento turisti.
La Farnesina raccomanda prudenza anche in un paese normalmente a grande interesse turistico, la Tailandia: numerose zone sono infatti soggette ad attentati dei separatisti. L’Ecuador è invece sconsigliato nella sua parte centrale per l’intensa attività del vulcano Tungurahaua, e per lo stesso motivo anche le Filippine nella zona del vulcano Mayon.