Dall’inizio dell’anno nel mondo gli attacchi degli squali contro le persone sono stati in tutto 90. In 13 casi i pescecani si sono limitati a infastidire i bagnanti, per ben 57 volte li hanno feriti arrivando addirittura a uccidere dieci esseri umani. Nell’ordine, le coste più a rischio per gli attacchi degli squali sono quelle statunitensi, che nel 2010 hanno registrato ben 37 assalti, australiane con 15 casi e sudafricane con sette.



Ma negli ultimi due mesi si è registrato un morto anche nella Repubblica Dominicana e alcuni feriti alle Samoa e in Portogallo. Anche se l’ultimo episodio in ordine di tempo si è verificato a Sharm el-Sheikh, in Egitto. Una bagnante tedesca è stata uccisa da uno squalo nel golfo di Neema sul Mar Rosso. Tutte le spiagge di Sharm sono state chiuse e i bagni in mare proibiti dalle autorità locali. Al momento non si conosce ancora il nome della vittima, della quale è stata resa nota soltanto l’età: 70 anni.



Per Sharm el-Sheikh è il quinto attacco di squali in sei giorni, di cui due lo scorso 30 novembre e due l’1 dicembre, nel corso delle quali Viktor Kolly ha riportato diverse ferite alle gambe, Olga Martsenko si è invece vista divorare una mano, Ludmila Stolyarovoy la mano destra e il piede sinistro, Evgeny Trishkin ha riportato gravi ferite alla gamba sinistra. Poche ore dopo la riapertura delle spiagge, il nuovo attacco contro la 70enne tedesca. L’aggressione è avvenuta a pochi metri dalla spiaggia del lussuoso Hyatt Regency. L’anziana tedesca, con maschera e pinne, stava facendo snorkeling sui fondali corallini. Lo squalo l’ha assalita da destra, azzannandole un braccio e una coscia, e facendola morire dissanguata. Il cadavere è stato ripescato dopo l’attacco. Un medico locale ha riferito che lo squalo ha portato via con un solo morso la coscia sinistra e l’avambraccio destro della donna.



 

Subito le autorità locali hanno iniziato a richiamare a riva tutti i bagnanti per fare in modo che nessuno rimanesse in acqua. E nessuno ormai si fida più a tuffarsi nelle acque del mar Rosso, in quanto il panico si sta diffondendo tra i turisti. Dopo gli assalti del 30 novembre e 1 dicembre erano stati catturati e uccisi due squali, ma a quanto pare ce n’erano in giro degli altri. E secondo una Ong ambientalista locale, la Hurgheda Environmental Protection and Conservation Association (Hepca), gli esemplari uccisi e quelli che hanno attaccato in questi giorni sarebbero diversi, e quindi le autorità locali non avrebbero fatto altro che contribuire all’estinzione degli squali senza aumentare la sicurezza delle coste. Le agenzie di viaggio di tutto il mondo, tra cui quelle italiane, tentano di calmare i turisti e assicurano che nessuno per il momento ha intenzione di disdire le vacanze prenotate a Sharm el-Sheikh.

 

Intanto resta in vigore un divieto di balneazione per tre giorni. In Italia, tuttavia, gli operatori temono cancellazioni delle prenotazioni per le feste di fine anno. In attesa che la situazione si risolva, ambasciata e consolati italiani in Egitto hanno diramato un avviso a tutti i tour operator che lavorano a Sharm el-Sheik e nel vicino parco marino di Ras Mohamed, sollecitandoli a invitare personalmente tutti i turisti italiani a non andare in acqua. Secondo alcuni ricercatori, riferisce l’agenzia Reuters, l’avvicinamento anomalo alla costa dei predatori del mare può essere legato all’impoverimento della fauna marina, dovuta anche alla pesca clandestina, o al fatto che a novembre, nei giorni che hanno preceduto la festa del Sacrificio musulmana, sono state gettate in mare centinaia di carcasse di pecore e capre, morte durante il viaggio dall’Australia verso il Cairo. Attaccando quindi i turisti che facevano il bagno in mare.

 

 

Tra i casi più eclatanti verificatisi quest’anno, quello del 12 gennaio scorso, quando un surfista che si trovava al largo della spiaggia Fish Hoek di Città del Capo, in Sudafrica, è stato tirato sotto la tavola da surf da quello che i testimoni hanno definito come «uno squalo-dinosauro» per via delle sue dimensioni. La vittima è il 37enne dello Zimbabwe, Lloyd Skinner.

 

Il primo febbraio, Lydia Ward, 13 anni, ha messo in fuga a colpi di tavola da surf uno squalo che voleva divorarla. Come riferito dal quotidiano «New Zealand Herald», «i denti del’animale erano già serrati sulla gamba della giovane. Ma la ragazzina ha cominciato a menare colpi sulla testa dello squalo». Impressionante la testimonianza della ragazzina: «Prima di tornare a casa volevo surfare ancora un po’. Poi ho sentito qualcosa di scivoloso passarmi vicino alla gamba. Ho visto mio fratello impallidire. Non ho avuto il tempo di pensare a cosa fare perché lo squalo mi ha afferrato una gamba. Non ho sentito nulla, neanche il dolore. Ho solo cominciato a colpirlo sul muso con la mia tavola». E’ andata meno bene a un surfista sulle coste della Florida che due giorni dopo, il 3 febbraio scorso, è stato ucciso da un pescecane.

 

 

Stephen Howard Schafer, 38 anni di Stuard, stava esibendosi nel kite-surfing, che consiste nel fare surf appesi a un aquilone. Quando è stato attaccato, la sua guardia del corpo Daniel Lund ha rischiato la sua vita per tentare di salvare l’uomo ferito, riportandolo a bordo di una scialuppa di salvataggio e trascinandolo a riva. Qui è stato soccorso dai paramedici, che non sono però riusciti a fargli recuperare conoscenza. Una volta trasportato al Martin Memorial Medical Center, Schafer è stato dichiarato morto. Stessa sorte per un altro surfista 31enne, che il 17 agosto è stato attaccato vicino alle spiagge australiane di Gracetown, a poca distanza dalla città di Margareth River. Aveva fatto invece il giro del mondo l’immagine della tavola da surf rosicchiata da uno squalo californiano, che ha anche divorato il teenager Matthew Garcia, che il 22 ottobre la stava utilizzando per solcare le acque a nord di Santa Barbara.

 

(Pietro Vernizzi)