Un asteroide colpirà la Terra, come nel film «Armageddon», e l’unica speranza di salvare il pianeta dalla distruzione è cercare di intercettarlo. Il drammatico countdown è già iniziato e finirà nel 2036. Se entro quella data non si sarà riusciti a fare qualcosa, la collisione potrebbe causare un’apocalisse in grado di provocare la fine del mondo. E il nome dell’asteroide non è stato scelto a caso: si chiama Apophis, come il serpente maligno che nell’etimologia egizia avvolgeva la Terra minacciando continuamente di distruggerla.



Unica differenze rispetto al film «Armageddon», il fatto che in questo caso le sorti dell’umanità sono nelle mani non della Nasa ma degli scienziati russi. L’agenzia spaziale federale russa Roscosmos è infatti seriamente intenzionata a organizzare una spedizione per salvare il mondo dalla distruzione. In dicembre Anatoly Perminov, presidente di Roscosmos, aveva stupito tutti dicendo che la sua agenzia stava studiando il progetto per affrontare il corpo celeste. Ora Lev Zelioni, direttore dell’IKI, l’Istituto di fisica cosmica dell’Accademia delle scienze, in un convegno a Mosca sull’esplorazione cosmica ha precisato che anche il suo Istituto, tradizionalmente impegnato nelle missioni interplanetarie, è coinvolto dal progetto avviato da Roscomos con cui lavora in stretta collaborazione.



Precisando inoltre che è stata coinvolta pure la società che dovrebbe costruire la sonda. Si tratta della Lavochkin Association specializzata nella fabbricazione di veicoli spaziali scientifici. Dunque il piano sta assumendo contorni sempre più precisi e concreti. E con l’avvicinarsi dell’asteroide, si fa sempre più imminente anche l’ok politico e quindi l’approvazione della spesa, sempre che si riescano a trovare i rubli necessari. Finora si tratta solo di indagini di “fase A”, come la chiamano gli spaziali, per dire che si esamina la fattibilità dell’operazione. Se il responso è positivo allora si passa ad approfondire il progetto (fase B). Entrambe costano poco e se anche questa è buona si possono avviare le fasi di sviluppo e costruzione (C e D) dopo il reperimento delle risorse economiche adeguate. Il via definitivo, dunque, arriva dopo la fase B.



 

L’asteroide Apophis è stato scoperto nel 2004 dall’osservatorio Kitt Peak in Arizona e la prima previsione è stata catastrofica: nel 2029 poteva scontrarsi con la Terra. Le successive valutazioni compiute al Jpl della Nasa e all’Università di Pisa dimostravano che le cose potevano per fortuna andare meglio. Nel 2029, 13 aprile, sarebbe passato vicinissimo alla Terra ad una distanza di 36.350 chilometri (circa dove ruotano i satelliti per telecomunicazioni in orbita geostazionaria intorno all’Equatore) mentre una certa probabilità di collisione era riportata nel successivo passaggio del 2036.

 

Come scrive Giovanni Caprara sul Corriere della Sera, le probabilità restano comunque poche (una su 250mila), ma il nostro pianeta non è ancora considerato del tutto fuori pericolo anche perché le orbite degli asteroidi subiscono delle variazioni, soggette come sono agli influssi gravitazionali dei pianeti. Quindi la comunità spaziale internazionale si è data da fare per affrontare il problema ricordando la fantascientifica storia di «Armageddon». I progetti sono stati studiati negli Stati Uniti e in Europa, ma sono i russi quelli intenzionati più seriamente a procedere. E la nuova notizia lo dimostra.

 

I russi hanno infatti nella loro memoria la caduta di una cometa o di un asteroide a Tunguska in Siberia nel 1908, che ha distrutto un’ampia regione non abitata. Apophis, che ha un diametro stimato di 350 metri e viaggia alla velocità di circa 30 chilometri al secondo, è in grado di sviluppare sulla Terra una potenza di 870 megatoni, cioè 65mila volte più grande di quella di Hiroshima. Il progetto russo prevede una sonda che si avvicinerà all’asteroide deviando la sua rotta e mettendo in salvo in pianeta. «È in gioco la vita delle persone – ha dichiarato Anatoly Perminov – . Non possiamo sederci ad aspettare con le mani in mano, dobbiamo costruire un sistema che ci permetta di evitare la collisione, anche se costerà milioni di dollari». L’idea dei russi è quella di coinvolgere anche altre nazioni nel loro progetto, proprio per trovare risorse finora poco disponibili.

 

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