L’estinzione dei dinosauri sarebbe stata causata da un gigantesco terremoto scatenato da un asteroide del diametro di 40 chilometri caduto sulla Terra 65 milioni di anni fa. La violenza di questi fenomeni concatenati avrebbe fatto sì che gli enormi rettili, all’epoca dominatori incontrastati del pianeta, sarebbero scomparsi immediatamente. Un evento che ha sempre suscitato un grande interesse da parte degli scienziati, che hanno cercato di spiegarlo con diverse teorie. Tra queste la distruzione dello strato di ozono, l’avvelenamento da monossido di carbonio, vulcani giganti, una pioggia di rocce spaziali, il supervulcano Verneshot il cui impatto sarebbe stato simile a quello di un asteroide.



Ora sarebbe stata finalmente scoperta la verità, per merito di un gruppo di ricercatori coordinati da Asish Basu dell’Università di Rochester. La collisione con la terra di un asteroide, molto simile ad Apophis che dovrebbe entrate nell’orbita del nostro pianeta nel 2013, avrebbe creato un’onda sismica attraverso il mantello terrestre. La scossa sarebbe stata così intensa da risvegliare un gigantesco flusso di magma, sollevandolo fino alla superficie e causando l’esplosione di una serie di attività vulcaniche sull’altopiano del Deccan in India con una potenza mai vista prima sul pianeta.



 

E se in precedenza erano state avanzate delle ipotesi simili, ora è stata formulata una vera e propria teoria. Secondo quanto riferisce la rivista online New Scientist, la conformazione delle aspre montagne di basalto vulcanico dell’altopiano del Deccan avrebbe fornito prove convincenti che questa intera regione, con una superficie di circa 500mila chilometri quadrati, ha subito un’intensa attività vulcanica tra i 64 ei 68 milioni di anni fa. Una scoperta piena però di aspetti misteriosi e fino a poco tempo fa inspiegabili. L’altopiano si trova infatti lontano dai confini di qualsiasi placca tettonica, quelle fratture nella crosta terrestre attraverso cui la lava riesce di solito a farsi strada per emergere in superficie dalle profondità del pianeta.



 

E finora non si sarebbe mai registrata nessuna attività vulcanica delle proporzioni necessarie per causare gli effetti geologici riscontrati nella penisola del Deccan. Tuttavia il globo è punteggiato da piccoli, misteriosi punti caldi, come per esempio i vulcani delle isole Hawaii, o i geyser dello Yellowstone national park nello Wyoming. Un fenomeno inspiegabile, cui si è aggiunto il fatto che alla fine degli anni ’60 le compagnie petrolifere che stavano esplorando la costa occidentale dell’India hanno rinvenuto qualcosa di strano tra le rocce sotto ai fondali marini.

 

 

I sedimenti ammassati sul letto dell’oceano formano di solito delle rocce simili a una torta a più strati. E più si scavava in profondità, più le rocce erano antiche. Raggiunta però una profondità di sette chilometri, le perforazioni hanno scoperto che nelle rocce depositate 65 milioni di anni fa, la progressione si interrompeva improvvisamente. Sotto c’era uno strato di roccia frantumata, seguita da lava vulcanica solidificata dello spessore di un chilometro. Ramificate nella lava, i geologi hanno rinvenuto delle colossali spire di lava con una composizione chimica differente.

 

Queste spire si sviluppano in verticale per 12 chilometri e hanno una base di 25, in modo tale che le loro cime appaiono come colline. La lava di cui sono composte è altamente alcalina e ricca di iridio, un elemento raro nella crosta terrestre ma che si trova spesso nei meteoriti. Per il paleontologo Sankar Chatteriee della Texas Tech University di Lubbock, si tratterebbe di un enorme cratere sottomarino, della larghezza di 500 chilometri, formato dall’impatto con un meteorite del diametro di 40 chilometri caduto sulla terra 65 milioni di anni fa. Chatteriee ha chiamato il cratere Shiva, come il Dio indù della distruzione e del rinnovamento.

 

(Pietro Vernizzi)

 

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