Sei «killer» insospettabili nella nostra vita di tutti i giorni. Oggetti che contengono quantità elevatissime di batteri, anche se sono gli ultimi a cui penseremmo quando ci ammaliamo. Spesso perché li usiamo così tante volte in una giornata che non facciamo più caso alla loro esistenza. Anche se diverse ricerche hanno dimostrato che sono i principali indiziati della maggior parte delle patologie veicolate dai germi.



Al primo posto nella lista dei «sospettati» c’è un oggetto che utilizziamo tutte le volte che ci laviamo le mani. Dopo essercele insaponate e risciacquate con l’acqua, la cosa più naturale è metterle sotto l’asciugamani ad aria calda. E poi ce ne andiamo convinti di averle perfettamente pulite. E invece, «l’asciugamani ad aria calda è spesso contaminato nel punto in cui esce il getto surriscaldato. Il calore dell’asciugamani è infatti la temperatura perfetta per incoraggiare la loro crescita». A sostenerlo è Keith Redway, professore di Microbiologia e Biologia molecolare alla Westminster University, intervistato dal Daily Mail.



«Questo può incrementare il numero di germi di uno strabiliante 255 per cento», afferma. «I batteri sono quindi sospinti sulle mani delle persone e nell’atmosfera. E questo può portare spesso alla diffusione di organismi quali la salmonella e l’Escherichia coli (il germe responsabile di molte malattia, tra cui la meningite, Ndr), in quanto spesso le persone si asciugano le mani senza averle prima risciacquate adeguatamente». La ricerca del professor Redway ha dimostrato inoltre che i fazzoletti di carta contengono il 58% dei germi in meno degli asciugamani ad aria calda e i teli di cotone il 45% in meno. «Il consiglio – sottolinea quindi l’esperto – è di lavarsi e asciugarsi le mani accuratamente utilizzando tovaglioli di carta, evitando invece gli asciugamani ad aria calda».



 

  Durante l’estate, uno dei giochi preferiti dai bambini è utilizzare secchiello e paletta per costruire castelli di sabbia lungo la spiaggia o nei parchi. Un’attività piacevole, ma non così innocua come potrebbe sembrare. I microbiologi giapponesi hanno infatti esaminato 107 buche della sabbia nei parchi pubblici. E circa tre quarti contenevano deiezioni di gatto, mentre quasi in un decimo del totale sono state rinvenute anche le uova del parassita che provoca la pericolosa toxoplasmosi, dannosissima soprattutto per le donne incinta. «Le buche della sabbia scoperte sono un vero pericolo per la salute, in quanto i gatti randagi le utilizzano come lettiere», spiega il dottor Ron Cutler, direttore del dipartimento di Scienze biomediche all’ospedale Queen Mary dell’università di Londra.

 

«I parassiti della toxoplasmosi nelle feci dei gatti possono sopravvivere per giorni, e se finiscono sulle mani dei bambini e da lì nelle loro bocche possono renderli ciechi». La ricerca giapponese ha mostrato che le buche di sabbia più piccole erano quelle più contaminate. Nelle buche della sabbia più grandi infatti il 43-50 per cento della sabbia conteneva batteri, mentre in quelle più piccole (sotto i 30 metri quadrati) era tra il 73 e il 93 per cento, suggerendo che nelle piccole buche della sabbia all’interno dei giardini sono contenuti rischi ancora più grandi.

 

«Le buche della sabbia fanno ristagnare l’acqua piovana e contengono grandi quantità d’aria e altre sostanze di cui i batteri e gli altri passiti dannosi hanno bisogno per sopravvivere e moltiplicarsi. E più piccole sono, più brevi sono i periodi di tempo necessari perché i batteri si diffondano ovunque», rivela il dottor Cutler. Ma anche le spiagge sono molto contaminate, perché ai gatti si sommano altri animali che possono inquinare come cani, gabbiani e altri uccelli marini. «Il consiglio è sempre lo stesso: sincerarsi che i propri bambini si siano lavati le mani accuratamente subito dopo aver giocato con la sabbia. E se non c’è la possibilità di utilizzare acqua pulita (quella marina non sempre lo è, Ndr), è meglio ricorrere a liquidi disinfettanti a base di alcol».

 

 

  In molti negozi del centro è possibile provare make up e rossetti prima di acquistarli. Ma provare sulle proprie labbra le diverse sfumature di rossetto può lasciare sulla pelle un colore decisamente poco salutare. I biochimici americani del Jefferson Medical College in Pennsylvania hanno condotto dei test per due anni sui rossetti di prova e scoperto che il 100 per cento conteneva l’Escherichia coli, che nei casi migliori causa crampi allo stomaco e diarrea. Inoltre sono stati trovati anche lo stafilococco e lo streptococco, batteri che provocano infezioni. La ricerca ha scoperto che i livelli più elevati di batteri erano presenti il sabato, il giorno della settimana in cui si registra il maggior numero di acquisti.

 

Le donne rischiano quindi di prendere senza rendersene conto dei virus come l’herpes, ricevendoli dagli altri clienti dei negozi. La dottoressa Elizabeth Brooks, professoressa di scienze biologiche all’università che ha condotto la ricerca, ha dichiarato: «Per quanto possa suonare rivoltante, l’Escherichia coli è sinonimo di feci. Questo significa che qualcuno è andato in bagno, non si è lavato le mani e poi ha ficcato le dita nella crema idratante». Il consiglio in questo caso è di cercare il responsabile delle vendite e di chiedergli quali siano le regole di igiene adottate prima di provare i make up. E soprattutto di informarsi se hanno dei tamponi in cotone per chi prova i rossetti e puliscono la superficie con un tessuto imbevuto nell’alcol dopo ogni cliente.

 

 

  Per qualcuno il profumo dei soldi è tutta salute, eppure il bancomat è uno dei principali indiziati come portatore di batteri. Ed è ancora più sporco del wc. «A differenza del gabinetto – spiega infatti Steve Riley, direttore tecnico dello studio di igiene Milton -, lo sportello del bancomat è toccato da migliaia di persone al giorno ed è rarissimo che siano puliti in modo adatto. E i virus di raffreddore e influenza sono in grado di sopravvivere su oggetti inanimati per almeno 24 ore.

 

I batteri, come i super-germi MrSa e “Clostridium difficile”, possono sopravvivere per mesi, come pure il candida albican, che causa la candidosi». Una malattia terribile, che negli individui deboli dal punto di vista delle difese immunitarie può coinvolgere l’esofago e diventare sistemica. Nei casi più gravi la candida si moltiplica in modo anomalo e, attraverso l’intestino, può raggiungere il sangue dove libera le proprie tossine provocando la candidemia. E come se non bastasse può colpire l’apparato riproduttivo, sia negli uomini sia nelle donne.

 

Secondo uno studio Usa, il 40% delle tastiere degli sportelli bancomat ha mostrato livelli di batteri che potevano causare gravi gastroenteriti. Per non parlare delle banconote. Quando i microbiologi dell’università della Scozia occidentale hanno esaminato una banconota da dieci sterline proveniente da un bancomat, hanno scoperto lo stafilococco, che può causare diverse infezioni della pelle, così come il Bacillus, che può provocare l’avvelenamento del cibo. Tra i consigli, in questo caso, dopo avere toccato qualsiasi superficie condivisa, c’è quello di tenere le mani lontane dagli occhi, naso e bocca – le tre principali porte d’accesso per i germi – almeno fino al momento in cui le abbiamo lavate.

 

 

Parte essenziale della vita quotidiana degli italiani, se si pensa che nel nostro Paese circolano 155,77 sim card ogni cento persone, i telefonini ospitano più batteri dell’asse del water, delle suole delle scarpe o della maniglia di una porta. A sostenerlo è Joanna Verran, professoressa di Microbiologia alla Manchester Metropolitan University. «A essere letale è la combinazione del fatto che li maneggiamo in continuazione, li teniamo caldi e a contatto con il corpo nelle tasche o nelle borse e che il calore generato dagli stessi telefoni crea un terreno di coltura di prima scelta per tutti i tipi di germi che si trovano normalmente sulla nostra pelle», spiega Verran.

 

Tra gli altri ci sono lo Stafilococco aureo, che può provocare brufoli e bolle ma anche polmonite e meningite. E lo Stafilococco è anche un parente stretto del MrSa, un superbatterio resistente agli antibiotici che negli uomini provoca alcune delle infezioni più gravi e difficili da curare. In questo caso, il consiglio della professoressa Verran è di passare regolarmente il proprio cellulare con uno straccio imbevuto di antibiotico, e quando possibile collocarlo in un posto fresco e asciutto.

 

Ma tra i tanti oggetti di uso quotidiano pieni di germi, qual è in assoluto il peggiore?

 

 

Non vi resta che abbassare gli occhi, perché ce l’avete proprio sotto il naso: è la tastiera del vostro computer. Uno strumento cinque volte più infettivo della tavoletta del water. Con il risultato che molte persone che usano il computer rischiano di ammalarsi per i germi che finiscono nello stomaco, come rivela l’associazione di consumatori britannica «Which?». La «pancia di Qwerty», come è stata soprannominata la tastiera dalle prime sei lettere in alto a sinistra, potrebbe essere utilizzata per pulire i pavimenti dei luoghi di lavoro.

 

I test sugli strumenti di uso comune negli uffici di Londra hanno infatti dato risultati allarmanti. E come riferisce il Daily Mail, una tastiera era così sporca che un microbiologo ha ordinato di rimuoverla, metterla in quarantena e pulirla. Conteneva infatti 150 volte i limiti accettabili di batteri ed era cinque volte più lurida della tavoletta del water. Ma la cosa peggiore è che è sempre più diffusa l’abitudine di mangiare un sandwich o un frutto con una mano, mentre con l’altra si lavora al computer. Non c’è niente di peggio, perché le due azioni combinate possono metterci lo stomaco sottosopra per tutta la giornata.

 

Gli scienziati hanno analizzato 33 tastiere in cerca di germi in grado di avvelenare gli alimenti come l’Escherichia coli, coliformi, stafilococco aureo ed enterobatteri e hanno confrontato i risultati con le concentrazioni della tavoletta del water e della maniglia di una porta della toilette. Quattro tastiere erano considerate un pericolo potenziale per la salute e una è stata «condannata». Due avevano «livelli allarmanti» di stafilococco aureo e due livelli «molto preoccupanti» di coliformi ed enterobatteri, «mettendo chi li usava a grave rischio di ammalarsi in seguito al contatto».

 

(Pietro Vernizzi)