Il tatuaggio ormai non è più simbolo di trasgressione. E’ diventato un rituale accettato più o meno da tutti, un modo per esprimere se stessi. Ecco allora per chi ancora fino ad oggi ci ha pensato ma mai osato, alcuni consigli pratici su come farli, dove farli e chi è meglio che non se li faccia fare per niente.



– Chi pratica i tatuaggi deve avere regole precise. Deve avere un patentino apposito di idoneità e avere anche l’autorizzazione della Asl della zona in cui opera. Gli aghi con cui lavora devono essere nuovi ad ogni tatuaggio: il rischio è di incorrere in malattie molto gravi come Aids, Epatite B o C. Prima di fare un tatuaggio, girate diversi studi: uno studio le cui condizioni igieniche sono scarse si riconosce subito. Assicurarsi comunque che il tatuatore usi porta inchiostro, tubi sterili porta ago, aghi sterili, guanti usa e getta e informatevi se i colori usati non siano tossici come a volte succede. Un vero tatuatore vi risponderà a ogni domanda. In ogni regione esiste una certificazione locale e chi è registrato esibisce il proprio attestato insieme alle regole igieniche e di sicurezza alle quali è obbligato ad attenersi. I professionisti seri non lavorano mai su zone che non si possono nascondere come viso e dorso della mano.



– Per evitare ogni rischio di contagio, evitare di farsi fare un tatuaggio nelle apposite fiere di settore, eventi sportivi nelle discoteche e in spiaggia dove è facile o anche impossibile che non vengano rispettate le norme igieniche fondamentali.

– Sì, farsi tatuare provoca dolore. Si tratta di un dolore la cui sopportazione varia a seconda del soggetto ma anche della zona tatuata: le zone con pochi muscoli e vicine alle ossa sono più dolorose. È un dolore meno intenso di quello di una iniezione visto che i piccoli aghi agiscono solo in superficie. Tutto sommato ci si abitua velocemente. Per chi sente troppo dolore, si può prendere un antidolorifico, ma bisogna evitare quelli che, come l’aspirina, ritardano la coagulazione. Si perde comunque pochissimo sangue.



– Ci si può far tatuare in ogni parte del corpo, a parte quelle realmente impossibili da tatuare come le unghie e i denti. La legge italiana vieta i tatuaggi sul viso e le mani dei soldati dell’esercito e ai dipendenti pubblici. Il tatuaggio sul viso è comunque sconsigliato a chiunque non sia un cultore o un fanatico del tatuaggio. I tatuaggi sulle mani e sui piedi poi tendono a scolorire, mentre il tatuaggio sull’addome non è di facile realizzazione ed è sconsigliato perché il piano di lavoro è morbido ed è una zona del corpo elastica.

Tutte le persone che hanno problemi di coagulazione del sangue, allergie generiche, insufficienza renale o portano il pacemaker, è consigliabile non si facciano tatuare per evitare rischi molto gravi alla salute. Alle donne incinte è consigliato rimandare l’operazione a dopo il parto, perché l’inchiostro con cui è fatto il tatuaggio potrebbe essere assorbito anche dal feto, specie per i tatuaggi colorati e dare gravi reazioni allergiche. I donatori di sangue è meglio se aspettano almeno un anno dopo l’incisione prima di donare ancora sangue in modo che possano verificare di non aver preso malattie infettive e trasmettibili.

 

Non sottovalutare le allergie: chi è predisposto alle allergie deve controllare preventivamente gli ingredienti degli inchiostri e consultare il medico per scongiurare reazioni epidermiche.

– Se si tratta del primo tatuaggio, cominciare con un piccolo disegno, magari in posti non troppo in vista, come la nuca, la schiena o un polpaccio. Ricordate che dove la pelle è più delicata, il dolore è più forte. Riflettete sul grado della vostra soglia del dolore prima di fare un tatuaggio. Il tatuaggio è in realtà una vera e propria ferita inflitta alla pelle per cui bisogna prendersene cura proprio come di una ferita. Evitare di esporre al sole la zona del corpo su cui si è effettuato il tatuaggio. Il sudore infatti irrita la pelle e causa infezioni o allergie.

Qualche ora dopo averlo fatto, lavate il tatuaggio con sapone neutro e acqua tiepida o fredda, tamponate con un panno e bagnatelo con uno strato di pasta protettiva tipo la vasellina. Non strofinate mai sul tatuaggio, ma continuate a lavarlo con un panno. Per le prime due settimane applicate la pasta protettiva tre volte al giorno. Dopo alcuni giorni si formano delle crosticine, non staccatele ma aspettate che si stacchino da sole.

 

– L’henne in realtà non è un tatuaggio. Si tratta di un tipo di tinta la cui tecnica arriva dall’India, il cui nome originario è “mehndi”. E’ un tipo di body art usato nei riti di passaggio, per motivi estetici o in caso di feste particolari. Si usa anche per tingere i capelli. E’ possibile acquistare in erboristeria una polverina nera che si chiama kiama. Si diluisce con acqua e si disegna con un pennellino sulla pelle. Per fare un lavoro di precisione, si copia prima con un pennarello nero il disegno su un foglio di carta oleata, quindi si applica il foglio sulla pelle e poi si ricalca con la miscela di henne.

Questo tipo di disegno/tatuaggio dura circa quindici giorni quindi sbiadisce. Un esempio che ha fatto scalpore di elaborato tatuaggio all’henne è quello di Madonna, che per girare il video del brano Frozen si è fatta dipingere in modo vistoso le mani, dando notorietà al fenomeno in tutto il mondo.

–  Arriva dagli Stati Uniti il Regret Free Tattoo, il tatuaggio cancellabile senza ricorrere a pratiche dolorose. Lo ha ideato la dott.ssa Edith Mathiowitz della Brown University di Boston ispirandosi a una pratica normalmente usata in medicina. Si tratta di tatuaggi realizzati con un inchiostro particolare, di origine sintetica, di tipo permanente, ma che può essere facilmente rimosso senza cicatrici con una sola e semplice seduta laser.

La tecnica, chiamata micro-incapsulazione, permette la realizzazione di tatuaggi permanenti che possono però essere rimossi facilmente e completamente con un singolo trattamento laser, a differenza della metodologia attuale che può richiedere fino a sei o sette trattamenti con laser differenti a seconda delle tonalità di colori (e notevoli costi economici).

L’inchiostro usato da questo tipo di tatuaggi è compreso in microperline di polimeri che, se distrutte dal laser, liberano il colore che viene a quel punto completamente assorbito dalla pelle ed espulso dal corpo in maniera del tutto naturale.

 

– E’ possibile cancellare un tatuaggio, ma è una pratica lunga, costosa e anche dolorosa. Lo si può fare grazie all’intervento del laser che distrugge la pigmentazione colorata nello strato inferiore dell’epidermide. Sono necessarie a volte anche sei o sette sedute di trattamento al laser , da cui il costo elevato e il dolore fisico. Pensarci bene dunque prima di farsi tatuare, una scelta che dovrebbe essere invece definitiva.

– Dicevamo che un vero professionista non farà mai tatuggi in parti del corpo che non si possono nascondere, come il viso. Il caso di Kimberly, una ragazza belga, è davvero un caso limite in tutti i sensi. La ragazza aveva chiesto le venissero tatuate quattro stelline sul viso. Durante l’operazione si è addormentata e al suo risveglio ne ha trovate ben 56. Il tatuatore, un parigino, non parlava il fiammingo, lingua di Kimberly e si è giustificato dicendo di aver fatto quello che le era stato chiesto.

Sembra altresì improbabile che la ragazza possa davvero essersi addormentata durante una pratica alquanto dolorosa e difficile come un tatuaggio sul viso. La faccenda non è mai stata esattamente chiarita, comunque il tatuatore si è offerto di pagare di tasca sua ben undicimila euro per rimuovere i tatuaggi: “Non voglio che nessuno sia infelice a causa del mio lavoro” ha detto.

 

– Nonostante il tatuaggio sia oggi una moda in continua e fortissima espansione, continua a essere malvista o vista come una sorta di devianza. Gran parte di questa visione negativa riguardo la pratica del tatuaggio nella società occidentale deriva dalla nostra comune discendenza greca e romana. Gli antichi greci e gli antichi romani, infatti, consideravano “pratica barbara” il tatuaggio, per il semplice motivo che i cosiddetti barbari ne facevano ampio uso.

Non solo: il tatuaggio veniva imposto agli schiavi, ai prigionieri e ai fuggiaschi come segno distintivo di quello che essi erano. Il fatto che ancora oggi il tatuaggio sia, nella nostra società, emblema dei carcerati e dei soldati deriva proprio dalle usanze di romani e greci. Pochi sanno poi che la reintroduzione dell’uso del tatuaggio nella società occidentale la si deve ai monarchi e ai nobili della seconda metà dell’Ottocento.

Furono gli esploratori a imbattersi in popolazioni che facevano largo uso del tatuaggio e a importarlo in Europa. In particolare a Thaiti, dove Cook nel 1769 descrisse per la prima volta questa usanza e per la prima volta usò la parola “tattoo”, tatuaggio.

 

 

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