Si chiama villaggio del Dragone Blu ed è un paese fantasma in Cina. Nessuna delle dozzine di famiglie che lo abitano ha una carta d’identità ufficiale, indispensabile per i servizi sociali, oltre che per viaggiare e lavorare nell’intera nazione.
CASE SOMMERSE – Liang Qiquan, un contadino, ha dichiarato alla BBC: “Rivoglio indietro la mia identità. Il governo ha promesso che avrebbe affrontato il problema, ma non lo ha mai fatto”. I problemi degli abitanti del paese fantasma risalgono a oltre un decennio fa, quando le autorità costruirono un bacino idrico in questo antico territorio. Fornisce acqua potabile alla città in rapida espansione di Harbin, famosa per le enormi sculture di ghiaccio in mostra durante i rigidi inverni. Oltre 200 case sono state sommerse sotto la superficie del bacino idrico. Gli abitanti del villaggio affermano di avere ricevuto dei risarcimenti scarsi o nulli. La convinzione del governo infatti era che vivessero nei distretti confinanti.
LA RIBELLIONE DEI CONTADINI – E’ una storia già sentita più volte in Cina: i contadini scacciati dalle loro terre nella corsa allo sviluppo economico. Anche se questa vicenda ha una fine diversa dal solito. Un gruppo ha costruito un nuovo villaggio di fianco alla sponda del bacino idrico senza un permesso ufficiale. Era un atto di sfida, con i contadini che si sono messi contro le autorità. E la punizione per l’affronto era quasi inevitabile. Quando il giornalista della BBC, Martin Patience, ha contattato le autorità di Harbin, si è sentito rispondere che erano “perfettamente a conoscenza del problema”. Un funzionario, che ha preferito non rivelare il suo nome, ha dichiarato che i contadini avevano ricevuto “moltissimo” denaro in risarcimenti.
VITE NEL LIMBO – Ma nonostante questo avevano deciso di fare ritorno “illegalmente” alle loro terre. Aggiungendo che l’area era a rischio inondazioni e che questo era il motivo per cui le autorità volevano che i residenti del Dragone Blu lasciassero la zona. A preoccupare maggiormente i contadini è invece il problema delle carte d’identità. Senza quei rettangoli di carta, la loro vita è come nel limbo. Qi Yahui ha un bambino di quattro mesi e un figlio giovane.
L’ANGOSCIA DI UNA MADRE – Nessuno dei due ha un certificato di nascita. Ufficialmente, non esistono nemmeno. La signora Qi afferma che suo figlio frequenta la scuola in un villaggio distante. Sta via durante la settimana e nel weekend ritorna nella casa della famiglia, che è composta da due stanze. Ma la famiglia deve pagare per la scuola dell’obbligo, che nel suo caso non è gratuita. La madre è preoccupata perché le vite dei figli saranno piene di difficoltà senza i documenti ufficiali. Come osserva la donna, “quando sono nati, così come quando cresceranno, andranno a scuola, si sposeranno, troveranno un lavoro, non ci sarà modo per dimostrare che esistono. E quando moriranno, li si potranno soltanto seppellire”.
“NON CI ARRENDEREMO” – Di ritorno dai campi, il contadino Liang Qiquan e la sua famiglia si accalcano intorno ai fornelli di casa. Questa è la sola vita che hanno conosciuto, e nessuno di loro è preparato a lasciare il villaggio. Come racconta Qiquan alla BBC, “stanno cercando di costringerci ad andare via ma noi non abbiamo fatto niente di male. Il governo non può dirti che devi abbandonare la tua terra e partire. Noi non lo faremo”. Con l’arrivo della notte i contadini ribelli preparano i loro letti su una piattaforma rialzata che è tenuta calda dal fuoco sotto la superficie.
(Pietro Vernizzi)