Scoperta la più antica distilleria di birra. Risale a circa 2500 anni fa. Ma dove e quando è nata esattamente la birra, una delle bevande più popolari al mondo?
Francia, regione della Provenza, nota da secoli come una delle regioni dove si produce alcuno del miglior vino al mondo. Ma evidentemente la passione per le bevande alcoliche ha qui un epicentro particolare. Archeologi e studiosi hanno infatti rinvenuto i resti di quella che si può considerare la più antica distilleria della birra conosciuta al mondo. Studiando i reperti ritrovati, inoltre, gli studiosi si azzardano a sostenere che il gusto della bevanda che risale più o meno all’età del ferro fosse praticamente identica a quella che beviamo oggi tutti i giorni. Il motivo? Il fatto che il modo di produrla fosse quasi lo stesso del modo con cui si fa la birra oggi. Ovviamente è impossibile definire il gusto esatto della birra che bevevano queste persone. Ad esempio, non è dato sapere in quale quantità venissero usati i semi di humulus, il luppolo che a seconda della quantità usata conferisce quel gusto particolarmente amarognolo che caratterizza la birra.
Come non si sa se venissero usati fermenti lattici, e se sì in quale quantità. La distilleria, che risalirebbe al quinto secolo prima di Cristo, si trova a Roquepertuse nel sud est della Francia, un’area abitata in passato da popolazioni celtiche. I resti di elementi atti alla produzione di birra sono stati trovati in vasi di ceramica e in una fossa. Il fatto che questi resti siano stati trovati in quella che potrebbe essere, per le sue dimensioni, una abitazione privata, non esclude secondo i ricercatori che la birra venisse consumata in occasioni pubbliche di tutto il villaggio. Il consumo di bevande alcoliche infatti era una tradizione comune anche per motivi religiosi. Il consumo del vino ad esempio era qualcosa di normale già a quei tempi: veniva infatti importato dai paesi del Mediterraneo come la Grecia. Ma si produceva anche vino locale. Si pensa anche che i celti scambiassero la loro birra con il vino, visto che diversi documenti degli antichi greci e degli antichi romani parlano di questa bevanda, ma senza mai citare il fatto che anche loro l’avessero mai messa in produzione.
Di fatto, secondo alcuni studiosi, la birra a quei tempi era una sorta di cibo liquido, prodotta come era con elementi tipici della produzione del pane. Con l’aggiunta di alcuni elementi, probabilmente era pensata anche come un medicinale. Una scoperta dunque che conferma come la birra sia stata una caratteristica e una invenzione tipica delle popolazioni del nord Europa, che nel corso dei secoli Paesi come la Germania ne hanno fatto la bevanda ufficiale. Ma pochi sanno che in realtà la birra proviene da molto più lontano…
Un documento che risale all’incirca a 5mila anni fa, dimostra che le antiche popolazioni della Cina già producevano una bevanda che può essere considerata simile alla birra attuale. Un altro documento, risalente alla civiltà dei sumeri, all’incirca del 2050 avanti Cristo, civiltà che popolava l’odierno Iraq, cita la birra in una preghiera alla dea Ninkasi. Il fatto è che bevande contenenti carboidrati, specie zucchero e amido di grano che vanno in fermentazione spontanea, sono bevande che facilmente venivano prodotte da ogni antica popolazione. Il primo tipo di birra di cui si può dire contenesse grano fermentato in modo chimico risale all’incirca al 3400 avanti Cristo ed è stato ritrovato nella regione iraniana delle montagne Zagros. Diversa documentazione dimostra come la birra fosse nella dieta giornaliera dei faraoni egiziani. La birra nell’antico Egitto era usata anche per cerimonie religiose e come medicinale. Lo stesso accadeva in Siria mentre la birra non ha mai preso piede nella società ebraica.
In Europa si fa risalire la produzione di birra all’incirca al 3000 avanti Cristo. Fino al tempo della rivoluzione industriale la birra viene prodotta come consumo domestico, anche se a partire dal settimo secolo dopo Cristo molti monasteri del nord Europa si mettono a produrne quantità abbastanza copiose. Furono proprio i monaci a lanciare la birra come prodotto di massa. Lo scopo era quello di fornire conforto con bevande ai pellegrini di passaggio. Il consumo di birra era talmente popolare tra i cristiani del medioevo che numerosi sono i santi patroni della birra: Sant’Agostino, San Anrulf di Metz, San Luca evangelista e san Nicola. La domanda che ci si pone a questo punto è: tutte le popolazioni, dall’alba dei tempi, erano dei grandi ubriaconi? Non esattamente. Il motivo per cui si faceva ricorso al consumo di bevande alcoliche è dato dal fatto che per ragioni igieniche l’acqua naturale era spesso contaminata. Per produrre bevande come la birra invece era obbligatorio bollire l’acqua, depurandola così da ogni possibile batterio. Bere birra era dunque più sano che bere acqua naturale. La birra intolre, specie alle popolazioni del nord Europa, era necessaria in quanto produceva una certa quantità di calorie atte a difendersi dal clima rigido.
Una antica tradizione dunque quella della birra, tradizione che nei secoli si è conservata grazie all’appassionato lavoro dei monaci, in particolare i trappisti del Belgio che tutt’ora ne producono una qualità assai apprezzata. In Italia, la tradizione dei conventi produttori di birra si era persa del tutto, ma in tempi recentissimi è rinata. Sono due per l’esattezza i conventi dove si produce di nuovo birra artigianale, precisamente quello dei monaci benedettini del convento de la Cascinazza, a sud di Milano, e quella del convento Carrobiolo a Monza. IlSussidiario.net ha parlato proprio con questi ultimi, i responsabili di quello che si chiama per l’esattezza “Piccolo Opificio Brassicolo del Carrobiolo – Fermentum, società di produzione di birra cui fa parte anche un padre Barnabita del convento stesso.
L’impianto di produzione è sito anch’esso all’interno del convento. Spiegano Marco Arosio e Pietro Fontana, quest’ultimo responsabile tecnico della produzione vera e propria, che la differenza che corre tra la birra artigianale e quella di produzione industriale è la stessa che c’è tra un anello fatto da un artigiano e la bigiotteria. Il paragone migliore che si può fare della birra? Quello con il pane: “Come il pane ha ingredienti di base sempre gli stessi e poi interviene la fantasia del panettiere nel fare cose diverse così è per la birra. La birra è fatta con gli stessi ingredienti fondamentali: acqua, lievito, malto d’orzo, luppolo. Poi si fanno dosaggi e si usano materie prime diverse, si mescolano in modo diverso, si fanno aromatizzazioni tra le più diverse magari con le castagne. La birra è una bibita che dà la possibilità di sperimentare”. La produzione comincia a fine 2008 con alcune bottiglie magnum numerate, poi diventa produzione commerciale. Il birrificio del Carriobolo serve ristoranti, pub, gruppi di commercio solidale e fa vendita diretta ai privati.
“E’ nato tutto dalla passione del nostro birraio che faceva la birra in casa, la cosiddetta “home brew” appunto birra fatta in casa. Poi si è sempre più appassionato e specializzato e ha avuto l’idea di aprire questo centro”. Chiunque può farsi la birra in casa? “Esistono dei kit di materiali base già pronti a cui basta aggiungere l’acqua, e una apparecchiatura di poche centinaia di euro poi conta l’impegno e il tempo che uno ci mette”. Che tipo di birra si produce in questo centro? “Per fare la birra non si inventa nulla, si seguono le ricette classiche a cui poi si possono fare variazioni di ingredienti. Noi produciamo tre linee di birra seguendo le tre principali tradizioni, quella tedesca, quella anglosassone e quella belga. Questa ultima in particolare si rifà alla tradizione dei monaci trappisti belgi, ad alta fermentazione, con una miscela di 5 cereali (malto d’orzo, malto di segale, grano saraceno, avena e frumento brianzolo “Spiga e Madia). Poi produciamo anche due birre stagionali, una estiva, fresca e aromatizzata ai frutti, e una invernale, di alta gradazione, 13 gradi, adatta per le serate invernali”.